Agrofarma punta su ricerca e innovazione

La ricerca e innovazione sono il fattore determinante che può contribuire alla crescita del settore agricolo e dell’economia italiana in generale: è quanto emerge dall’Assemblea di Agrofarma – Associazione nazionale imprese agrofarmaci che fa parte di Federchimica – che si è svolta oggi a Roma.

Contro la crisi – L’assemblea ordinaria di quest’anno è stata l’occasione per riflettere sull’attuale crisi economica, sulla crescente domanda alimentare mondiale e per osservare come questi fattori hanno riportato all’attenzione della politica il ruolo fondamentale che l’agricoltura svolge da sempre nell’economia globale. Le aziende del settore degli agrofarmaci hanno accettato la sfida e sono già concretamente impegnate per rispondere in modo adeguato a queste esigenze. Grazie infatti all’impiego di agrofarmaci negli ultimi 50 anni si è verificato un generale incremento della produttività e dell’efficienza agricola, rappresentando in questo modo anche un contributo essenziale nella lotta alla fame nel mondo e garantendo raccolti più abbondanti e prodotti di maggiore qualità.

La ricetta Agrofarma – “Potremo vincere le sfide del futuro partendo dalla consapevolezza che soltanto attraverso lo sviluppo tecnologico e l’innovazione sia possibile soddisfare in maniera adeguata la domanda alimentare attuale e futura – spiega il presidente di Agrofarma, Luigi Radaelli, durante il suo intervento. In Italia gli investimenti in Ricerca e Innovazione nel settore degli agrofarmaci rappresentano circa il 6% del fatturato complessivo, segnale dello sforzo continuo delle aziende per fornire alla filiera nuovi mezzi tecnici. La ricerca e l’introduzione di nuove tecnologie sempre più avanzate e rispettose dell’ambiente e di prodotti sempre più selettivi ha consentito peraltro una razionalizzazione dell’impiego degli agrofarmaci, registrando negli ultimi 10 anni un calo del 30% nel consumo nazionale di questi prodotti”.

Numeri – Tali dati acquisiscono una valenza ancora più importante considerato che, in generale, l’investimento economico per la ricerca in Italia è estremamente basso rispetto alle altre realtà europee. Infatti, la spesa complessiva per ricerca e sviluppo in percentuale sul Pil supera di poco l’1%; a fronte di livelli molto più elevati di altri Paesi europei (la Francia e la Germania superano il 2%; Svezia e Finlandia oltre il 3%). “A conferma che l’industria degli agrofarmaci è tra le più attive in Ricerca e Innovazione il dato sugli addetti impegnati in queste attività, sono infatti circa il 14% del totale di quelli del settore – continua Radaelli – l’85% dei quali ricercatori a tempo pieno”. Si tratta di una vera e propria Ricerca “made in Italy” che produce ricchezza e conoscenza e che contribuisce a sostenere l’eccellenza della nostra agricoltura riducendo la “fuga di cervelli” che affligge molti settori della nostra ricerca.

 

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