Anche al Washington Post piace il Prosecco di Valdobbiadene

“La politica della denominazione portata avanti da questo Ministero da evidentemente i suoi frutti soprattutto oltre oceano, infatti leggo questa mattina sul “Washington Post” che uno dei prodotti principe della nostra produzione vinicola, viene citato come una delle eccellenze dell’enologia”. Con queste parole il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali commenta l’articolo ‘The troubble with bubbles’ pubblicato dal prestigioso giornale americano.

Prosecco che passione – L’articolo parla dei vari Champagne, Cava e Prosecco presenti sul mercato americano e – testualmente – dice che, purtroppo, "la maggior parte dei prosecchi disponibili nei negozi statunitensi non viene da Conegliano-Valdobbiadene, la DOCG del Veneto da molti considerato il top. Se cercate questo prodotto, dal nome complicato, e siete disposti a pagare dai 16 ai 20 dollari scoprirete il vero Prosecco".

Soddisfazione di Zaia – “Non è una novità – prosegue Zaia – che oltreoceano il Made in Italy sia acclamato e valorizzato, quello che dovrebbe renderci fieri è che questo avvenga su un giornale così prestigioso e che si sottolinei che la qualità ha un valore che vale la pena pagare. Il Prosecco prodotto a Conegliano-Valdobbiadene è un importante motore dell’industria vinicola della penisola e coinvolge 2.800 aziende viticole, 460 vinificatori, 1.500 addetti al settore enologico e 160 case spumantistiche. Nel 2007 sono state prodotte quasi 47 milioni (82% in cinque anni) di spumante”.

Mercato Usa – “Gli Stati Uniti sono uno dei nostri maggiori importatori di vini – ha concluso il Ministro – ogni anno circa il 24% delle nostre esportazioni raggiungono gli USA, e stiamo largamente superando i venti milioni di bottiglie, solo di Prosecco, di export, ritengo fondamentale che i consumatori americano, come quelli italiani ed europei, possano riconoscere i prodotti di qualità”.

Da Vino in Villa al Washington Post – L’articolo del Washington Post è solo l’ultimo esempio dell’attenzione dedicata dalla stampa USA alla denominazione. “Tutto cominciò da una telefonata ricevuta al Consorzio di Tutela in maggio: il giornalista del Washington Post Jason Wilson chiedeva di partecipare a Vino in Villa, Festival internazionale dello spumante Conegliano Valdobbiadene.  – Afferma il Direttore del Consorzio di Tutela Giancarlo Vettorello. – Non senza stupore organizzammo il suo soggiorno durante l’evento dove, grazie alla degustazione di circa 300 vini, nacque la passione di Wilson per le bollicine di Conegliano Valdobbiadene, fresche di riconoscimento a DOCG.” Un amore dichiarato nell’articolo apparso sull’autorevole quotidiano il 12 agosto, apprezzato anche dal Ministro Luca Zaia, come diffuso in una nota stampa del giorno stesso. Lo spunto per l’articolo sono i cocktail tanto di moda, fatti con i migliori spumanti del mondo, Champagne, Cava e Prosecco, nei confronti dei quali Wilson dimostra un certo scetticismo. E, quando parla di quelli a base di prosecco, l’autore si rammarica di come, al momento, sul mercato siano presenti prevalentemente prosecchi che non vengono dall’area di Conegliano Valdobbiadene, la DOCG che si pone al top della qualità. Wilson ammette che Conegliano Valdobbiadene è certamente un nome difficile da pronunciare ma chi è disposto a spendere un po’ di più, tra i 16 e i 20 dollari invece che un massimo di 12 ha la possibilità di degustare l’ “originale”. Certo si possono preparare buoni cocktail ma, in ultima analisi, il modo migliore secondo Wilson è degustarlo liscio per apprezzarne la qualità. “ Negli Stati Uniti il nostro vino è divenuto un vero “caso” di successo. – Afferma il Presidente Franco Adami – Ciò è dimostrato sia dal crescente interesse dei media, sia dai numeri delle vendite. Oggi circa un milione di bottiglie del nostro spumante viene venduto nel paese, che copre una quota di export pari a circa il 7 %. “

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