Lettera aperta al vino francese: il presidente Emmanuel Macron e l’elogio dell’enologia nazionale

PARIGI – Una vera e propria lettera d’amore, quella che il presidente della Repubblica di Francia, Emmanuel Macron, ha raccolto in un post apparso lo scorso 7 gennaio nella sua personale pagina di Facebook.

Una lettera d’amore che comincia così. “Il vino plasma i nostri paesaggi. La vite rende la Francia più bella, dà alle nostre regioni un’identità singolare, una firma”. Riviene in mente quando l’allora Governatore della Regione Toscana, Claudio Martini, osò asserire che la vite era una pianta che aveva modificato il naturale paesaggio toscano, soprattutto nella zona del Chianti Classico dove invece erano i boschi a prevalere prima della manipolazione dell’uomo a favore della viticoltura.

Continua Macron. “Il vino è al centro dell’economia francese. 500.000 è il numero di posti di lavoro diretti e indiretti che il settore impiega, dai commercianti ai commercianti di vino, passando per le vendemmiatrici stagionali e naturalmente la figura essenziale dell’enologo”. In Italia il vino occupa 1,3 milioni di lavoratori producendo un valore che supera i 13 miliardi di euro all’anno.

“Il vino è inseparabile dalla nostra arte di vivere, quest’arte di essere francesi. Le bollicine che celebrano il successo, il bicchiere che permette la riunione, l’abbinamento perfetto con piatti che esaltano un pasto gourmet… Il vino è il più bel vettore di convivialità!”. Racconta il presidente della Francia facendo pensare a questa risposta: “Strade ne ho corse tante, battuto borghi e vigneti, bevuto vini, assaporato cibi, luoghi. Mai avevo, così immediato, subìto il fascino di gente e cose”. A dirlo era Luigi Veronelli, un presidente della “repubblica dei vignaioli italiani”, ma la politica italiana è mai riuscita, dopo il Barone Ricasoli, ad avvicinarsi così tanto al mondo dei produttori?

“Per tutti questi motivi, ho sempre lavorato per sostenere e promuovere il vino francese, per evidenziare il settore, le sue donne e i suoi uomini senza i quali la Francia non sarebbe proprio la Francia. Gelo, chiusure di caffè e ristoranti durante la crisi sanitaria, tassa sul vino introdotta dal presidente Trump: ogni volta che sono sorte delle sfide, siamo stati all’appuntamento per accompagnare e far fronte. Non solo ci siamo preparati all’emergenza, abbiamo voluto costruire soluzioni sostenibili per garantire il futuro di questo gioiello che è la viticoltura francese”.

Una sorta di “chiedetemi e vi sarà dato” quello che scrive pubblicamente il presidente Emmanuel Macron che poi chiude annunciando alcune importanti misure che il suo governo intraprenderà per salvare il vino francese dai pericoli naturali (con una riforma sulle assicurazioni delle colture che sarà presentata entro gennaio) “con un nuovo sistema più equo, più accessibile e più efficiente, accessibile a tutti gli agricoltori”, sottolinea il presidente d’Oltralpe.

“A tutti gli attori del settore dico: siete dei radicati che hanno sete di conquistare il mondo. Quindi sì, insieme, inventiamo la terza rivoluzione agricola. E continuiamo a farlo con forza, con ambizione, con orgoglio”. Firmato il presidente della Repubblica Francese, Emmanuel Macron.

Sembra una poesia, ma è la realtà di una politica al contempo romantica e, lo dicono poi i fatti, pratica; una politica capace di ascoltare tutti e a tutti dare una risposta (quasi sempre). Alla fine del discorso di Macron una cosa è più chiara: ecco perché il vino francese è il più amato (e prezioso) al mondo.

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