Maracchi: aiutare il clima per salvare il pianeta. Altro che agricoltura

Direttore dell’Istituto di Biometrologia del CNR di Firenze, ordinario  di Agrometeorologia e Climatologia all’Università di Firenze, Giampiero Maracchi assieme a un’equipe di 35 collaboratori oltre 4 anni fa ha approfondito uno studio su “Clima, Territori e tradizioni in Toscana”, un’indagine dove si incrociano clima, economia e storia delle nostra regione.

Quanto incide il clima nella vita quotidiana e quali sono le riflessioni da fare sul nostro ambiente e  il nostro territorio? Il clima è un elemento determinante perché si riflette in tutti gli aspetti della nostra memoria dall’alimentazione all’abbigliamento, dall’architettura all’uso dei materiali, penso al cotto che naturalmente nasce da alcune risorse materiali come l’argilla in Toscana, dalla pesca ad altre attività di tipo manifatturiero. In tutto questo il clima  è il filo conduttore di tutte queste attività che hanno caratterizzato la nostra regione nel passato e che riteniamo seppur con forme e modalità nuove debbano continuare a essere un punto di forza del nostro territorio rispetto alle altre regioni e rispetto anche ai temi della globalizzazione.

L’impiego delle risorse naturali locali è molto importante quando si parla di sviluppo sostenibile . Secondo lei in questi ultimi anni questo patrimonio è stato usato bene o sfruttato in maniera scellerata? Negli ultimi sessanta anni l’attenzione anche a quello che ci poteva avere insegnato la memoria delle civiltà passate è caduta. L’attenzione all’urbanizzazione come è stata fatta e l’uso delle risorse naturali non è stato il massimo, francamente. La sensibilità rispetto a questi temi è cresciuta e ce ne rendiamo conto anche attraverso i cambiamenti climatici che il nostro pianeta rischia e che naturalmente rischiano anche regioni particolarmente dotate come sono la Toscana.

Negli ultimi anni si fa un gran parlare di cambiamenti climatici e delle loro conseguenze. I cambiamenti climatici potrebbero portare anche ad un cambiamento radicale dell’agricoltura nella nostra regione? Questo è un tema molto delicato, che va trattato con molta attenzione perché altrimenti si rischia di fare del terrorismo inutilmente. Allora non c’è dubbio, che come dicevo all’inizio il clima è una componente fondamentale del rapporto con la natura e come l’uomo la ha utilizzata negli ultimi secoli. Se il clima cambia in modo ancora più consistente di quanto non sia cambiato già negli ultimi venti anni questo pone dei rischi, non ci sono dubbi. Siccome questi rischi esistono per evitare che succeda di peggio o che succedano cose che modifichino radicalmente la nostra regione, bisogna prenderne atto e tenerne di conto e cercare di contribuire a cambiare il modo con cui noi interagiamo con l’ambiente.

Ci sono stati esempi nella storia locale in cui il clima ha condizionato la storia della Toscana? Come accennavo all’inizio il clima ha sempre condizionato la storia della nostra regione. Per fare un esempio banale. Una delle fasce climatiche più evidenti è quella delle nostre montagne dove dai 500 metri in su si produceva il castagno e le castagne e le popolazioni montane che vivevano in quella fascia per secoli hanno dipeso da questa pianta. Oggi non dipendiamo più dal castagno o dalle castagne, ma insomma non c’è dubbio che questo esempio fa capire come c’è stato una stretta relazione fra le condizioni climatiche e il modo di vivere delle popolazioni. La lezione da imparare è che, siccome esiste questa stretta connessione e siccome il clima sta cambiando, bisogna fare di tutto perché anche noi come regione si contribuisca ad una inversione di tendenza rispetto a questi cambiamenti.
 

Rebecca Romoli

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