Tipicità regionali in aumento, pane e pasta i più tutelati

Sono 4511, quaranta in più rispetto allo scorso anno, i prodotti agroalimentari italiani ottenuti secondo regole tradizionali antiche tramandate nel tempo censiti dalle regioni, che sono disponibili come souvenir o per allietare le tavole dei turisti durante le vacanze. E’ quanto emerge dall’indagine della Coldiretti sull’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali delle regioni aggiornato con la decima revisione pubblicata nella Gazzetta Ufficiale.

Vacanze made in Italy – “Per l’estate 2010 il turismo enogastronomico con un valore stimato di 5 miliardi di euro, si conferma -sostiene la Coldiretti- il vero motore della vacanza made in Italy che è l’unica nel mondo a poter offrire la più ampia varietà di prodotti tradizionali regionali ma anche il record comunitario nella produzione biologica, ben 207 denominazioni di origine riconosciute a livello europeo, mentre sono 477 i vini a denominazione di origine”.

La mappa – Nella mappa delle regioni che presentano la più ricca biodiversità a tavola si classifica al primo posto -sottolinea la Coldiretti- la Toscana con 463 specialità seguita sul podio da Veneto e Lazio (367) e Piemonte (365) ma ottimi posizionamenti si riscontrano per Campania (333). A seguire ci sono Liguria (295), Calabria (272), Sicilia (238), Emilia-Romagna (233), Puglia (222), Lombardia (209), Sardegna (172), Molise (159), Friuli-Venezia Giulia (151), Marche (147), Abruzzo (143), Trento (109), Bolzano (92), Basilicata (73) Umbria (70) e Val d’Aosta (31)”.

I prodotti – “A prevalere tra le specialità “salvate dall’estinzione” sono -sottolinea la Coldiretti- i 1.362 diversi tipi di pane, pasta e biscotti, seguiti da 1.263 verdure fresche e lavorate, 748 salami, prosciutti, carni fresche e insaccati di diverso genere, 461 formaggi, 154 bevande tra analcoliche, liquori e distillati e 150 prodotti di origine animale (miele, lattiero-caseari escluso il burro). Con l’ultimo elenco dell’estate 2010 si registra un incremento rispetto all’anno scorso nonostante siano stati cancellati alcuni prodotti divenuti Dop o Igp e quindi protetti a livello europeo come ad esempio il Ciauscolo marchigiano, il prosciutto crudo di Cuneo, il pistacchio di Bronte (Sicilia), il marrone di Caprese Michelangelo (Toscana), l’Aglio bianco polesano e l’Insalata di Lusia (Veneto)”.

Le nuove tutele – Sono stati messi sotto tutela nuovi prodotti come -precisa la Coldiretti- la ‘ncandaratà lucana (carne di maiale conservata sotto sale) e tutta una serie di fagioli autoctoni della Basilicata come quelli di Muro lucano, di San Gaudioso e Zeminelle. L’Emilia-Romagna, oltre a mettere in elenco il celebre e imitatissimo ‘ragù classico alla bolognese’ ha tutelato, ad esempio il ‘latte ruolo’ (latte intero bollito, mescolato con pan pangrattato, profumato con succo di limone e messo al forno) e la ‘piada coi cicciolì (di maiale). E se il Lazio ha introdotto in elenco il ‘caciocavallo di Supino’ e i ‘canasciunetti’ ciociari (pizze rustiche con l’impasto all’uovo e farciti di formaggio e uova), la Puglia ha protetto il ‘pallone di Gravina’ (formaggio semiduro a pasta cruda filata, prodotto con latte bovino intero crudo o pastorizzato e stagionato fino ad 1 anno dalla caratteristica forma a palla), la Sardegna l’’abbamele’ (un decotto di polline usato per insaporire ed esaltare il gusto di numerosi piatti e dolci tradizionali) e il Veneto ha reso giustizia allo ‘spiedo d’alta marcà e ai ‘rofioi di Sanguinetto’ (dolci di forma triangolare fatti di pasta simile alla sfoglia, ripieni di un composto fatto con biscotti, mandorle, canditi, cioccolato, zucchero e rum).

Recupero delle tradizioni – “In dieci anni, rispetto al luglio 2000 quando è iniziato il lavoro di catalogazione a livello regionale, i prodotti censiti sono più che raddoppiati grazie all’impegno degli imprenditori agricoli nel recupero delle tradizioni. Un risultato -continua la Coldiretti- finalizzato a proteggere dalle falsificazioni e a conservare anche in futuro nella sua originalità il patrimonio gastronomico nazionale che rappresenta una componente determinante per la competitività del Made in Italy. Una ricchezza nazionale che comprende -precisa la Coldiretti- prodotti ottenuti secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni e metodiche praticate sul territorio in modo omogeneo”.

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