La Dieta Mediterranea diventa patrimonio immateriale dell’Umanità

La Dieta Mediterranea e’ entrata nel patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. L’ok all’unanimità è arrivato da parte del comitato intergovernativo dell’Unesco riunito a Nairobi.

La soddisfazione di Galan – “Formano una vera e propria “corona” di Paesi in cui è vincente la cultura della dieta mediterranea: Italia, Grecia, Spagna e Marocco. Così dal cous cous si passa alla pasta o all’olio d’oliva, alle verdure o ai formaggi che tutti apprezziamo, e ci sarebbero ancora il nostro antichissimo farro, il riso, la polenta, i cereali. Dico questo per ricordare che non di sola pasta si tratta quindi, infatti ciò che è avvenuto a Nairobi è l’iscrizione nella Lista dell’Unesco di un “qualcosa” che è patrimonio immateriale dell’umanità, dove per immateriale si deve intendere anche culturale. Dunque, prima ancora dell’abbuffata, ciò che ha contato è una civiltà agraria e cucinaria che è stata riconosciuta vivente e vincente in ognuno dei Paesi che formano quella certa “corona” mediterranea”. Questo il commento del ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Giancarlo Galan.

Il promotore De Castro – ”Si tratta di un evento straordinario, di cui io sono stato il protagonista iniziale avviando il lungo e difficile percorso nel 2007 e Galan il protagonista conclusivo”. Ad affermarlo in una nota e’ il presidente della commissione agricoltura del Parlamento Europeo, Paolo De Castro, dopo aver appreso la notizia della decisione dell’Unesco. Il riconoscimento dell’Unesco, sottolinea De Castro, ”rappresenta una leva fondamentale per la valorizzazione di una delle piu’ importanti risorse dei Paesi del Mediterraneo, sia in termini di sostenibilita’ sia per l’incidenza economica e culturale che riveste il cibo nell’intera regione e per la capacita’ di ispirare un senso di continuita’ ed identita’ per le popolazioni locali. Adesso -conclude- possiamo festeggiare”.

Riconosciuta la qualità – ”Una vittoria della qualita’, della tradizione, della salubrita’ e della tipicita’ dell’agricoltura e dell’agroalimentare made in Italy”. Cosi’ il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori, Giuseppe Politi, ha salutato il riconoscimento ufficiale, avvenuto oggi a Nairobi, della dieta mediterranea come ‘patrimonio culturale immateriale dell’umanita” dell’Unesco. ”E’ stato premiato il lavoro di generazioni di agricoltori che si sono sacrificati per dare prodotti che oggi rappresentano un bene prezioso che va tutelato e valorizzato. Quindi – sottolinea -, appare quanto mai opportuna la sua piena valorizzazione a livello mondiale, visti anche i continui e qualificati riconoscimenti scientifici e medici per le sue caratteristiche nutritive e salutistiche”. Il riconoscimento da parte dell’Unesco, rileva il presidente della Cia, ”non significa, comunque, solo dare atto alle peculiarita’ di un’alimentazione salubre, ma anche rilanciare i consumi e, nello stesso tempo, valorizzare la storia e la cultura di tutti quei paesi che si affacciano nel Bacino Mediterraneo, i cui popoli sono custodi di una tradizione secolare che proprio nella dieta ha le sue radici piu’ profonde”. La decisione presa oggi dall’Unesco, sottolinea Politi, ”rappresenta un’ulteriore valorizzazione anche per la nostra agricoltura tipica, diversificata e di qualita’, dove il 50 per cento della produzione risiede negli alimenti (cereali, vino, ortofrutta, olio d’oliva) che sono alla base della dieta mediterranea. Non solo. E’ un premio per lo stesso mondo agricolo europeo, il cui 40 per cento del valore e’ rappresentato da produzioni che caratterizzano questa particolare alimentazione”. La decisione dell’Unesco, afferma il presidente della Cia, ”rimette al centro dell’attenzione le tradizioni alimentari del Mediterraneo, che trovano la loro massima espressione nella dieta che lega il suo nome al nostro mare, e cio’ significa dare un reale riconoscimento alla comune identita”’. La dieta mediterranea, rileva, ”non e’ solo un modo di nutrirsi, ma e’ l’espressione di un intero sistema culturale improntato alla convivialita’, all’attivita’ fisica e alla sapienza contadina degli alimenti. Da millenni sulle rive del ‘Mare Nostrum’ si coltivano quei prodotti, quali cereali, ulivo, vite, frutta e ortaggi, da cui la cultura dell’uomo ha saputo ricavare gli alimenti alla base della dieta mediterranea e che ora come allora possono contribuire in maniera rilevante al bene collettivo”. Oggi, in un mondo sempre piu’ globalizzato, conclude Politi, ”innalzare i valori nutrizionali di cibi sani e genuini che hanno fatto la storia della tradizione alimentare mediterranea e’ un fatto di estrema e significativa importanza”.

La dieta mediterranea vale 200 miliardi di euro – I prodotti della dieta mediterranea Made in Italy valgono 200 miliardi che gli italiani e gli stranieri hanno speso per acquistare pasta, olio, vino conserve di pomodoro e frutta e verdura italiana in un anno nel mondo. E’ quanto stima la Coldiretti, che ha organizzato la prima maxispaghettata "Doc" a Roma al Campidoglio in onore della dieta mediterranea iscritta nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’Umanita’ dell’Unesco. "La dieta mediterranea e’ un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, tra cui la coltivazione, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo", spiega il Comitato di valutazione per l’iscrizione dell’Unesco. "Tutti i prodotti cardine della dieta mediterranea vedono l’Italia ai vertici mondiali nella produzione. Il Belpaese e’ il primo produttore mondiale di pasta e vino, mentre nell’olio occupa la piazza d’onore, pur essendo il primo esportatore. Ma l’Italia e’ anche il primo produttore europeo di frutta e ortaggi, oltre che il primo a livello mondiale di kiwi, uva, carciofi, il secondo per pesche e nettarine, carrube, nocciole, il terzo con cavolfiori e broccoli, pere, il quarto su lattuga e cicoria, mandorle, ciliegie, castagne. Primato nelle esportazioni anche per le conserve di pomodoro, di cui lo Stivale e’ anche il terzo produttore a livello mondiale. Il riconoscimento dell’Unesco spinge il successo del prodotti della dieta mediterranea Made in Italy all’estero dove le esportazioni fanno registrare un aumento del 9 per cento nei primi sette mesi dell’anno. Molto positive – conclude la nota – le performance di ortaggi, +20% in quantita’ nell’export, frutta (+18 per cento) e olio d’oliva (+10 per cento), ma anche gli altri elementi simbolo come la conserva di pomodoro (+3 per cento), pasta (+2 per cento) e vino (+1 per cento) fanno segnare un aumento sia pure contenuto a dimostrazione della tenuta complessiva del made in Italy a tavola nonostante la crisi globale. Ma il successo all’estero dei prodotti della dieta mediterranea rappresenta anche un volano di sviluppo per il turismo enogastronomico che vale cinque miliardi e si conferma il vero motore della vacanza Made in Italy, unico segmento in costante e continua crescita nel panorama dell’offerta turistica nazionale".

Traguardo inestimabile – "L’ingresso della ‘Dieta mediterranea’ nella prestigiosa lista dei Patrimoni mondiali dell’umanità dell’Unesco rappresenta un traguardo di inestimabile valore per l’immagine della nostra agricoltura e delle sue impareggiabili produzioni di qualità". Cos Confagricoltura, da anni sostenitrice della candidatura, ha commentato la notizia dell’ammissione della "nostra dieta" nell’elenco delle tradizioni considerate patrimoni immateriali da preservare per il bene dell’intera umanità. L’associazione agricola ha inoltre voluto esprimere il proprio apprezzamento per il "meritevole" operato del ministro Galan e degli esperti del ministero per le Politiche agricole, "grazie ai quali – si legge nella nota – è stato possibile accreditare, a livello internazionale, le nostre pratiche alimentari e l’agricoltura come un’insieme di valori e conoscenze che fanno onore in particolare all’Italia che, della Dieta mediterranea, è stata antesignana e concreta promotrice". Confagricoltura ha ricordato come la "dieta mediterranea" sia nata nel dopoguerra ad opera del nutrizionista statunitense Ancel Keys, che ha per primo dimostrato le virtù dell’alimentazione a base di cereali complessi, ortofrutta, olio di oliva, pesci, uova, carni bianche e rosse alternate, formaggi e un moderato consumo di vino (55-60% carboidrati; entro il 30% grassi; 10-15% proteine). L’Italia, ha infine ricordato l’associazione, Š il primo produttore mondiale di pasta e di vino, il terzo di pomodoro trasformato, il secondo di olio di oliva, il primo, a livello europeo, di ortofrutta. Un aumento dei consumi mondiali dei prodotti base della dieta mediterranea potrebbe dunque favorire notevolmente, dal punto di vista economico, il sistema agroalimentare italiano.

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