Alto Adige ogm free, Galan chiede il rispetto delle norme Ue

“Apprendo da notizie di stampa le dichiarazioni dell’assessore all’agricoltura della Provincia Autonoma di Bolzano, Hans Berger, secondo cui l’Alto Adige si è autodichiarato “Ogm free”, rivendicando che la competenza in materia è in capo agli Enti locali”. Così il ministro per le politiche agricole e forestali, Giancarlo Galan sulla decisione dell’Alto Adige che si è dichiarato ogm free.

La vicenda – Con l’approvazione da parte del Consiglio provinciale di una specifica norma, l’utilizzo degli Ogm in Alto Adige e’ stato definitivamente messo al bando. ”Si tratta di un grande risultato – commenta l’assessore all’agricoltura Hans Berger – che mette la parola fine ad un percorso lungo e non privo di ostacoli soprattutto dal punto di vista giuridico: sino ad oggi, infatti, l’Unione Europa non aveva consentito di inserire un divieto assoluto all’utilizzo di sementi geneticamente modificati in agricoltura.Ora – ha aggiunto – abbiamo invece stabilito in maniera definitiva, senza se e senza ma, e soprattutto senza alcun limite temporale, che l’Alto Adige sara’ un territorio libero dagli organismi geneticamente modificati”. ”Tra chi si dichiarava non entusiasta del cambio di rotta – ha detto l’assessore – figurava anche il Ministro alle politiche agricole Giancarlo Galan. In Italia – spiega pero’ Hans Berger – la competenza in materia di organismi geneticamente modificati spetta agli enti locali, e su mia iniziativa la Conferenza delle Regioni ha invitato il Ministero a seguire le direttive provenienti dall’Unione Europea”.

La reazione del ministro – “Nel merito, premetto innanzitutto che non ho mai messo in discussione la competenza delle Regioni e Province autonome sia in materia di coltivazione di piante Geneticamente Modificate, sia in materia di elaborazione delle norme di coesistenza tra le stesse e le colture convenzionali e biologiche – ha spiegato Galan – Nel contempo, desidero però sottolineare che su questo tema ritengo che bisogna sgombrare il campo da pregiudizi di natura ideologica, affrontando il problema sulla base della legislazione attualmente in vigore a livello europeo e nazionale. E’ importante sottolineare – precisa – che la Commissione Europea, nell’ultimo Rapporto formulato al Parlamento Europeo sulla coesistenza tra colture convenzionali, biologiche e geneticamente modificate ha precisato che le Regioni che si dichiarano “OGM free”, fanno una pura dichiarazione politica che non costituisce però un obbligo legale. Seguire tale strada, pertanto, non porta alla soluzione del problema, in quanto la legislazione attuale consente di vietare la coltivazione, solo se si ha motivo fondato di ritenere che un OGM rappresenti un rischio per la salute umana e per l’ambiente. Tale asserzione è peraltro ormai giurisprudenza acclarata, attraverso varie sentenze della giustizia amministrativa. La procedura per imporre un divieto necessita pertanto del supporto di dati scientifici solidi che l’Italia non possiede, anche per mancanza di attività di sperimentazione, in grado di dimostrare, in maniera inequivocabile, la possibile esistenza di un danno sulla salute o sull’ambiente. Inoltre, l’iter del dibattito che si è avviato in sede comunitaria, su ipotesi di modifiche legislative in materia di autorizzazione alla coltivazione, non dà certezza né sull’esito né sui tempi. Infatti, la proposta di concedere maggior potere agli Stati Membri in materia di divieto alla coltivazione di piante geneticamente modificate, è stata contestata dal Servizio giuridico del Consiglio dell’UE che ha emanato un parere  nel quale solleva forti dubbi circa la compatibilità della proposta legislativa avanzata dalla Commissione Europea, sia con il Trattato dell’Unione Europea sia con le regole del commercio internazionale. Ecco perché – conclude il ministro Galan – ritengo invece che la strada maestra da percorrere, anche per imporre divieti e definire sanzioni e controlli, sia quella di definire le normative regionali sulla coesistenza, allo scopo di arrivare  alla definizione di un quadro normativo chiaro in materia. Infine, sulla base di quanto detto ritengo sia autolesionistico bloccare  la sperimentazione su piante geneticamente  modificate e reputo che un Paese come l’Italia debba garantire e sostenere il progresso della scienza e la libertà di ricerca, nel rispetto della legislazione comunitaria e nazionale”.

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