Milleproroghe, il decreto non risolve il problema ICI-fabbricati rurali

Poche novità sotto l’albero di Natale per il settore agricolo, dal decreto milleproroghe. Il consueto decreto di fine anno, che raccoglie ormai da un decennio i provvedimenti di proroga che non hanno trovato posto negli altri provvedimenti legiferati nell’anno, non ha risolto come si sperava il problema dell’Ici per i fabbricati rurali classificati in categorie diverse dalla A6 e D10. Proroga per l’accatastamento degli “immobili fantasma” e per l’impiego di lavoratori che percepiscono disoccupazione cassa integrazione ecc., ma nessuna novità per “l’ICI rurale”.

La questione – Il problema è nato da un sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite che di fatto permette ai Comuni di assoggettare ad ICI i fabbricati rurali strumentali ed abitativi (per questi ultimi fino al 2005 visto che da quella data vige l’esenzione dall’Imposta per la casa di abitazione) che non sono catastalmente censiti in categoria A6 e D10. La legge dispone che i fabbricati rurali sono da sempre esclusi dall’ICI e la legge non dovrebbe essere messa in discussione da nessuno, neanche dalla Suprema Corte di Cassazione.

La proroga – La soluzione del problema passa da una norma di interpretazione autentica che è stata recentemente approvata dalla Commissione finanze ed è stata trasferita al Parlamento per la discussione e, auspichiamo, per l’approvazione in tempi relativamente brevi. Per il settore agricolo dal decreto milleproroghe poche novità. Differito al 31 marzo (con possibilità di arrivare al 31 dicembre) il temine entro il quale i proprietari di fabbricati non dichiarati in Catasto o che se anche dichiarati hanno subito una importante ristrutturazione che ne ha variato la consistenza o la destinazione d’uso, di presentare la dichiarazione di aggiornamento senza subire sanzioni. Proroga al 31 marzo della possibilità di impegnare in tutti i settori produttivi nel limite massimo di € 3 mila annuali di compensi i lavoratori che stanno percependo prestazioni integrative del salario o di sostegno al reddito.

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