Latte ovino, in Toscana monta la protesta degli allevatori

Basta alle speculazioni sulla pelle degli allevatori toscani. In queste condizioni, e con le prospettive di una nuova guerra del prezzo del latte con i caseifici industriali, gli allevamenti ovini in Toscana sono destinati a chiudere. Torna ad infiammarsi la protesta degli allevatori ovini toscani che “non intendono più essere ostaggio dei caseifici industriali, ne tanto meno di fratricidi giochi al ribasso”, e che, come i loro colleghi degli allevamenti bovini “danneggiati” dall’esclusione dal Milleproroghe, ora minacciano azioni eclatanti. E’ ufficialmente aperta in Toscana la guerra sul prezzo del latte con i caseifici industriali che stanno tentando nuovamente di assottigliare ulteriormente il prezzo pagato per un litro di latte per produrre il formaggio. Dall’altra parte però, il prezzo del formaggio è rimasto lo stesso. E i conti non quadrano!

Le proteste toscane – A tornare sulle criticità di uno dei comparti della zootecnia più importanti della Regione Toscana (oltre 1000 aziende per 470 capi ovini secondo il censimento dell’Asl) la Coldiretti preoccupata per l’escalation comprensibile delle proteste, che dalla maremma dove addirittura si sta lavorando alla realizzazione di una cooperativa di trasformazione indipendente, si sta propagando in tutti i territori della regione. Abbassare ulteriormente il prezzo del latte, dagli attuali 90 centesimi il litro agli 80 proposti dall’industria può “solo portare – spiega Tulio Marcelli, Presidente Regionale Coldiretti – all’inevitabile chiusura delle stalle con ripercussioni su occupazione, Pil, territorio e immagine della Toscana. Tra la domanda e l’offerta ci sono 10 centesimi che fanno la differenza per la sopravvivenza di un’azienda zootecnica. Un sistema storico rischia di saltare in aria, e la Toscana è disposta, e soprattutto si può permettere, di perdere il suo patrimonio zootecnico? Basta essere chiari. Ci sono rischi, anche non troppo lontani se il clima non cambierà tono anche ambientali e sociali. Se le aziende vanno in crisi è facile intuire gli effetti”.

L’auspicio di un serio progetto – La principale organizzazione agricola, dopo la rottura del tavolo delle trattative in Regione Toscana poco prima di Natale, e il recente spiraglio di una riapertura, aveva proposto all’Assessore all’Agricoltura, Giovanni Salvatori un progetto formulato su tre pilastri e su base pluriennale per rilanciare il settore e valorizzarlo: qualità, prezzo e promozione. Un progetto che il consiglio direttivo dell’organizzazione agricola rilancia ma “senza condizionamenti. I costi di produzione per produrre un litro di latte sono aumentati del 20% nell’ultimo anno – analizza Roberto Madde, Direttore Regionale Coldiretti – e gli allevatori non si possono permettere di ritoccare in difetto il prezzo del latte. Non ci sono realmente i margini per avviare una trattativa in difetto. Non siamo disposti a trattare se non c’è un progetto serio che tutela e salvaguardia chi contribuisce all’eccellenza del prodotto finale”.

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