Agronomi aprono ai distretti agroenergetici e al piano nazionale

"Ha ragione il ministro delle Politiche agricole, Saverio Romano, quando invita alla costituzione di distretti agroenergetici. L’Italia deve valorizzare la propria leadership in termini di produzione agroindustriale e contemporaneamente progettare un futuro in campo di energie rinnovabili". Lo ha affermato Andrea Sisti, presidente del Consiglio dell’ordine nazionale degli agronomi e dei dottori forestali (Conaf), a Bioenergy Expo, che si è concluso quest’oggi a Veronafiere. Sisti lancia l’allarme sul pericolo della salvaguardia dei terreni. "L’agricoltura è minacciata non soltanto dalle autostrade e dalle infrastrutture, ma anche da una gestione miope dei terreni a scopo energetico – ha sottolineato Sisti". Il problema non è però sulla coesistenza delle energie da fonti agricole rinnovabili, tutt’altro. "Semmai – ha concluso il presidente Conaf – è necessario attivare una corretta programmazione di distretti omogenei, anche sovra-regionali, in grado di produrre energia pulita, ma senza compromettere un sistema di produzioni Dop e Igp, sulle quali si è costruito il sistema di eccellenza dell’agroalimentare italiano. Non possiamo pensare di mettere in difficoltà produzioni come il Parmigiano reggiano, destinando il mais ai digestori del biogas. Ed inoltre è necessario non snaturare l’identità del paesaggio italiano, che oltre che a rivestire un’importanza fondamentale in termini di ambiente e biodiversità, riveste un valore economico e sociale non secondario".

Competizione – "La competizione fra agricoltura ed energie rinnovabili nell’uso dei terreni fertili – ha aggiunto Enrico Antignati, consigliere Coordinatore Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Sostenibile ed Energie Rinnovabili – è tema di grande attualità; sia che si parli di fotovoltaico (quindi impianti a terra), sia che si tratti di biomasse vergini (mais) che vengono distolte dall’uso alimentare o zootecnico per essere utilizzate per produrre energie rinnovabili (biogas). Se ciò può essere vero in determinati ambiti territoriali e per impianti sovradimensionati rispetto alle potenzialità aziendali, è però necessario riferirsi ai dati per evitare di cadere in facili e a volte strumentali allarmismi".

Rinnovabili e SAU – I dati esposti dai dottori agronomi Francesco Dugoni (Agenzia per l’energia A.G.I.R.E. – Mantova) e Lorenzo Benvenuti – in occasione del convegno – dimostrerebbero la scarsa rilevanza del fenomeno a livello nazionale.  Per quanto riguarda il biogas infatti alcune stime prevedono che in Italia a fine 2011 circa 160.000 ettari saranno destinati a colture energetiche, pari solo a circa il 1,5% della SAU; la SAU consumata da impianti fotovoltaici a terra ammonterebbe invece, nella più pessimistica delle ipotesi, a circa 150 kmq, pari a circa 0,1% della SAU totale. "Se consideriamo – sottolinea Lorenzo Benvenuti – che il consumo di suolo per usi edilizi e infrastrutturali ammonta a 500 kmq di SAU all’anno, ci si può rendere conto della scarsa rilevanza del fenomeno di sottrazione di suolo all’agricoltura causato dal fotovoltaico".

Crescita – "Se è vero che ad oggi in Italia il fenomeno può essere considerato marginale – ha proseguito Antignati – è pur vero che l’elevato trend di crescita delle potenze installate potrebbe acuire la competizione nell’uso della risorsa suolo. Per evitare ciò e favorire una reale integrazione tra produzione agricola e produzione di energie da fonti rinnovabili, è necessaria una maggiore pianificazione e una attenta progettazione. Gli impianti devono essere “cuciti addosso” all’azienda agricola e non sovradimensionati, favorendo la valorizzare dei “sottoprodotti” aziendali (reflui zootecnici) e, nel caso del fotovoltaico, privilegiando l’utilizzo delle coperture esistenti e dei terreni meno adatti all’agricoltura e meno sensibili dal punto di vista paesaggistico".

 

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