Slow Wine 2012, ecco le migliori cantine toscane del 2012

Sono 1904 (contro le 1850 della precedente edizione) le cantine recensite nella seconda edizione di Slow Wine, la guida di Slow Food Editore che ha cambiato il modo di raccontare il vino, offrendo una visione globale della viticoltura e focalizzandosi sull’approccio, la filosofia e l’anima del vino.

La guida – L’opera, curata da Giancarlo Gariglio e Fabio Giavedoni, dedica ampio spazio ai protagonisti dell’enologia italiana, visti e considerati nel loro essere donne e uomini del vino. Più di 200 collaboratori hanno percorso in lungo e in largo la penisola per osservare di persona le aziende prima di procedere a darne un giudizio, valutando le cantine nel loro complesso e assegnando così i giusti riconoscimenti alle eccellenze italiane.

I dati – Ecco un quadro della produzione vitivinicola toscana fotografato dalla guida e dal gruppo di degustatori coordinati dai curatori regionali Fausto Ferroni, Vito Lacerenza e Stefano Ferrari.
I numeri della Toscana
332 cantine segnalate

I riconoscimenti alle cantine:
– 19 Monete

Cantine che danno la possibilità di bere ottimi vini a un prezzo conveniente
– 26 Bottiglie

Cantine che vantano una gamma complessiva di prodotti di alto livello
– 29 Chiocciole, il riconoscimento più ambito, assegnata a una cantina che ci piace in modo speciale per come interpreta valori (organolettici, territoriali, ambientali e identitari) in sintonia con Slow Food

I riconoscimenti ai vini:
– 28 Vini Quotidiani

Da mettere in tavola con maggiore frequenza senza che gravino troppo sulle tasche e allo stesso tempo esprimano un livello qualitativo interessante (che non superano i 10 € in enoteca)
– 40 Grandi Vini

Le migliori etichette italiane sotto il profilo organolettico
– 36 Vini Slow dedicati agli appassionati che desiderano bere un ottimo vino che possa anche aiutare a conoscere un territorio e suscitare emozioni.

Lo studio – I riconoscimenti alle cantine e ai vini della Toscana e delle altre regioni sono su www.slowine.it. È un’analisi a due facce quella che descrive la Toscana del vino all’inizio della seconda decade degli anni Duemila. Mai come in queste ultime vendemmie, pur nella diversità delle annate, abbiamo avuto l’impressione di una capacità diffusa da parte dei vignaioli di donarci vini di indubbia qualità, in grado di esaltare al massimo i rispettivi territori di provenienza. Lasciati i toni caricaturali di un passato dietro l’angolo eppure, in apparenza, così lontano, oggi i produttori sembrano finalmente intenti al recupero di quella conoscenza contadina basata sull’osservazione del proprio vigneto. Nel contempo, però, questo talento sembra scontrarsi con una pericolosa instabilità economica tale da frenare, in modo brusco, un settore da sempre fiore all’occhiello dell’agricoltura nazionale. Il Brunello di Montalcino e il Chianti Classico, ad esempio, stanno costruendo una solida credibilità attraverso la qualità del sangiovese. Dietro di loro il movimento è in crescita sia nelle più settentrionali Rufina e Carmignano, sia nella terra del Nobile di Montepulciano. Anche Bolgheri, faro delle denominazioni della costa, si è presentata quest’anno con vini più ampi e “rilassati”, frutto di una più profonda interpretazione del territorio a disposizione.

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