Troppa burocrazia nei campi mette in ginocchio le piccole aziende

Sulle imprese agricole si abbattono nuovi pesanti oneri burocratici e per molte di esse, già assillate da onerosi costi produttivi (Imu e gasolio in testa) e contributivi, c’è il rischio di ulteriori gravami che possono pregiudicare la loro operatività sul mercato. A lanciare il grido d’allarme è la Cia-Confederazione italiana agricoltori preoccupata per le disposizioni previste dal recente Decreto Sviluppo che obbliga i piccoli produttori agricoli, quelli ,cioè, che non superano i 7 mila euro di vendite all’anno, a produrre l’elenco dei clienti e dei fornitori con cui hanno intrattenuto rapporti commerciali nel corso dell’anno. Siamo, purtroppo, in presenza di un ulteriore e gravoso adempimento burocratico che -afferma la Cia- avrà effetti devastanti per le piccole aziende agricole che saranno costrette a registrare tutte le fatture d’acquisto e le autofatture di vendita. Con l’aggravante di avviare in modo telematico l’elenco di tali operazioni. E questo richiederà assistenza adeguata che comporterà, inevitabilmente, spese aggiuntive da parte dell’agricoltore.

Problemi alle aziende – Ed è proprio la burocrazia che sta causando problemi non indifferenti per l’agricoltura. Basti pensare che un’azienda agricola italiana per assolvere a tutti gli adempimenti burocratici imposti spende, in media, 2 euro ogni ora di lavoro, 20 euro al giorno, 600 euro al mese, 7200 euro l’anno. Non basta. Occorrono otto giorni al mese per riempire le carte richieste dalla Pubblica amministrazione centrale e locale. In pratica, cento giorni l’anno. Un compito che difficilmente l’imprenditore agricolo può assolvere da solo e, pertanto, nel 58 per cento dei casi è costretto ad assumere una persona che svolge tale attività e per il restante 42 per cento si rivolge ad un professionista esterno, con costi facilmente immaginabili. D’altronde, la burocrazia – avverte la Cia – costa all’intero sistema italiano delle piccole e medie imprese 26,5 miliardi di euro all’anno. Tra i paesi più industrializzati solo l’Italia presenta questo record negativo. Un “mostro” dai mille tentacoli che soffoca, appunto, anche l’agricoltura, che paga un conto molto salato: circa 4 miliardi di euro l’anno. Ecco perché sono indispensabili interventi per rendere meno elefantiaci e costosi i rapporti tra aziende agricole e Pubblica amministrazione.

Inaccettabile – Certo – rimarca la Cia – non va in questa direzione il provvedimento contenuto nel Decreto Sviluppo. Con l’adempimento previsto si colpiscono piccole realtà aziendali agricole finora esonerate da tutti gli obblighi contabili (fatturazione, registrazione, dichiarazione annuale, liquidazione e versamento dell’imposta). La Cia giudica inaccettabili questi nuovi pesanti oneri burocratici per i piccoli agricoltori, anche perché appare molto discutibile la motivazione utilizzata dal legislatore. La rintracciabilità delle produzioni, del resto, non si controlla attraverso un adempimento fiscale, dove viene riportato il solo nominativo del cliente e del fornitore e non il prodotto agricolo e alimentare. E’, quindi, auspicabile che con la nuova legislatura si intervenga per abrogare questo provvedimento.

 

Informazione pubblicitaria