Futuro Soave, il Consorzio punta su ricerca e innovazione

Nuovi traguardi e nuove sfide per il Consorzio del Soave sempre più impegnato sul fronte della ricerca. Notevoli infatti sono gli sforzi che la struttura sta realizzando per dare un ulteriore impulso a quello che è il progresso della denominazione con particolare riguardo alla sostenibilità ambientale e alla biologia molecolare. Non solo strategia e supporto alle aziende sul fronte dell’internazionalizzazione, ma anche costante attenzione al mondo della ricerca e continue collaborazioni con università ed enti di ricerca.
Ecco i progetti di studio dove il Consorzio del Soave è impegnato:

Ambiente – Etichetta verde è il progetto, nato in collaborazione con SPRIM, che si propone attraverso l’utilizzo della metodica scientifica e riconosciuta dell’LCA (Lyfe Cycle Assessment) di calcolare l’incidenza sull’ambiente di tutte le fasi lavorative all’interno della filiera vinicola, dall’impianto del vigneto fino alle ditte che producono bottiglie, dalla lavorazione in cantina alla movimentazione delle merci fino al consumatore finale. Tutti questi dati saranno “raccolti” in una etichetta verde, divisa in tre classi, e  sarà così possibile apprezzare il livello di sostenibilità di un’azienda in termini di aria, acqua e suolo ma si potrà anche valutare un indice globale dei tre parametri che darà un quadro immediato di quanto quel prodotto sia costato in termini di inquinamento all’ambiente.

La biologia molecolare – In partnership con il laboratorio del prof. Mario Pezzotti dell’Università di Verona si procederà a sequenziare dei grappoli di Garganega a diversi stadi di sviluppo al fine di ottenere tutte le informazioni sull’espressione dei singoli geni nelle varie fasi fenologiche della vite. Conoscere il patrimonio genetico di un organismo è ormai una pratica che con l’avanzamento delle tecnologie diventa sempre più a portata di mano. Il DNA racchiude tutte le informazioni sulla vita di un organismo e nel caso della vite, conoscerlo vuol dire poter trovare ad esempio le giuste informazioni per proteggerla da insetti e patogeni, trovare il giusto equilibrio di maturazione per la raccolta ma anche i fenomeni che caratterizzano l’appassimento, valutare i giusti innesti per la creazione di specie resistenti e in futuro avere le informazioni per ottenere mutazioni che possano esser utili.

Biologia e geologia – Si chiama “La qualità biologica e geologica dei suoli del Soave DOC” lo studio realizzato in partnership con il Museo Civico di Storia Naturale di Verona per il quale verranno realizzati dei carotaggi in diverse aree della DOC Soave caratterizzate da terreni di natura diversificata al fine di valutare la diversità biologica intrinseca. Sarà possibile quindi apprezzare le differenze di vitalità dei singoli terreni e di comprendere le differenze in termini di specie di insetti e microfauna del suolo ivi presenti comprendendo anche le differenze tra le diverse forme di impianto.

 La ricchezza della biodiversità – Con lo studio La biodiversità arricchisce il vino, in corso di realizzazione con Diego Tomasi dell’Entecra di Conegliano ci si propone di capire in che modo la biodiversità vegetale che circonda i vigneti – piante da frutto, arbusti, more, lamponi, solo per citarne alcuni – possa incidere sullo sviluppo vegetativo e aromatico della vite e dell’uva.

Questi sono solo alcuni dei progetti di ricerca voluti e coordinati dal Consorzio del Soave.
Esistono puoi numerose altre progettualità sul fronte della ricerca e sviluppo al cui interno il Consorzio del Soave è parte attiva in collaborazione con gli altri consorzi del Veneto.
Eccone alcuni di seguito:

Un software per la sostenibilità nel vino – Si chiama “La viticoltura sostenibile” ed è un progetto della Regione Veneto, che coinvolge tutti i consorzi della regione, che permetterà la creazione di un vero e proprio software disponibile a tutti gli operatori del settore enologico. Tale programma permetterà di effettuare un calcolo della carbon footprint, ovvero dell’impronta carbonica che ogni singola azienda su territorio Regionale (indipendentemente dalla zona di produzione) genera nei confronti dell’ambiente. In pratica sarà un pratico sistema che una volta perfezionato permetterà di calcolare l’impatto ambientale di ogni azienda che opera all’interno della filiera enologica.

La riduzione dell’anidride carbonica – Col progetto CO2 reduction system, che coinvolge il Consorzio del Soave e quello del Valpolicella, si approfondiranno tutti i procedimenti che durante la produzione del vino generano anidride carbonica. Lo scopo è quello di individuare il processo ottimale per far si che l’azienda riduca al minimo la produzione di anidride carbonica oltre al miglioramento del procedimento lavorativo.

 La viticoltura – Con il progetto Thirsty Grapes, che coinvolge il Consorzio del Soave e quello del Valpolicella, si studierà invece l’impiego in vigneto di trattamenti alternativi a base di estratti vegetali, biologici e non tossici per l’alimentazione umana. Le piante verranno sottoposte ad una stimolazione immunitaria totalmente naturale in modo tale che la vigna generi da sola una quantità superiore di “elementi immunitari” (fenoli, antociani…) senza il ricorso quindi a sostanze chimiche. La fase dei trattamenti in viticoltura infatti è da sempre uno dei momenti più delicati. Le modalità e la tempistica in base ai fenomeni atmosferici possono pregiudicare la buona qualità di una produzione. Thirsty Grapes potrebbe diventare una valida risposta.

Zero Residui – Col progetto Residuo 0 si valuterà l’impiego in vigna dell’ozono che, ‘spry-zzato’ sulle viti attraverso dei comuni erogatori, una volta disciolto in acqua, consentirà un controllo delle specie patogene batteriche e delle muffe. Infatti se da un lato i trattamenti sono fondamentali per il controllo della qualità della produzione, dall’altro sono comunque additivi che potrebbero creare problemi alla salute e diventare fonte di inquinamento. Residuo 0 si propone di risolvere a monte la questione e senza danni per l’ambiente. Quello posto in essere dal Consorzio del Soave è quindi un impegno a 360 gradi sul fonte della ricerca finalizzato alla tutela e alla valorizzazione del comprensorio produttivo inteso come primo strumento di lavoro. «La nostra struttura è fortemente impegnata sul fronte della ricerca – sottolinea Arturo Stocchetti presidente del Consorzio del Soave – dal momento che oggi per essere competitivi non si può prescindere da questo. Un attivismo il nostro che negli ultimi anni si è molto intensificato accettando sfide a livello mondiale per far si che i vini del Soave, accanto alla indiscussa qualità che li contraddistingue, vegano prodotti con tecniche d’avanguardia, nel totale rispetto del’ambiente».

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