Emergenza ungulati, la Toscana si mobilita. La caccia non basta, serve attuazione Piano faunistico

Piena attuazione entro l’anno del Piano Faunistico Regionale; adozione di un piano straordinario di interventi per riportare la presenza e la densità degli ungulati in equilibrio con il territorio. Sono questi alcuni degli interventi prioritari proposti dalla Cia Toscana, nell’ambito del convegno che si è tenuto oggi a Firenze, dedicato alla “Gestione faunistica-venatoria: emergenza ungulati o emergenza istituzioni” che ha visto una grande partecipazione e la presenza del viceministro Olivero, del presidente nazionale Scanavino e dell’assessore regionale all’agricoltura Salvadori. In apertura del convegno – introdotto dal vice presente vicario Enrico Rabazzi – è stato costituito il Gruppo di interesse economico (Gie) “Fuana e Parchi”. Subito le “drammatiche” testimonianze degli agricoltori toscani: «Così non possiamo andare più avanti» è stato il grido di dolore di diffuso fra chi ha subito danni ingenti a causi degli assalti di cinghiali e caprioli; mentre ci sono ormai molte aziende costrette a chiudere i battenti.
Fra le altre azioni urgenti proposte dalla Cia Toscana – illustrate dal vicepresidente Filippo Legnaioli -, l’attivazione degli interventi di contenimento e di prelievo della fauna selvatica, in particolare ungulati, nei parchi e nelle aree protette; la garanzia del rispetto del principio del risarcimento totale dei danni diretti ed indiretti causati da fauna selvatica ed ungulati, sancito dal Piano Faunistico Regionale.

In Toscana, nonostante l’impegno e la determinazione innegabili della Regione Toscana – ha affermato la Cia -, che con l’adozione del Piano Faunistico Regionale ha dato indirizzi ed orientamenti chiari, e di gran parte delle Istituzioni del territorio, non si riesce a far fronte al costante aumento degli ungulati.

I numeri parlano chiaro: Dal Duemila ad oggi cinghiali e caprioli in Toscana sono raddoppiati. Si contano in Toscana oltre 400mila ungulati che impediscono agli agricoltori di produrre, danneggiano i boschi e l’ambiente, provocano incidenti alle popolazioni. La densità dei cinghiali è ormai a livelli spaventosi: per ogni 100 ettari di territorio ci sono in Toscana almeno 20 cinghiali, mentre il Piano Faunistico Regionale prevede 0,5-5 capi ogni 100 ettari. All’enorme numero di cinghiali si aggiunge un numero quasi uguale di caprioli, in costante aumento. Per ogni agricoltore ci sono ormai 5 capi ungulati, un carico quasi raddoppiato in cinque anni. 10 milioni di euro di danni produttivi sono stati accertati dagli ATC negli ultimi 5 anni, ma i danni economici ed imprenditoriali sono in realtà di molto superiori.

«Le proposte che avanziamo – ha sottolineato Luca Brunelli, presidente Cia Toscana – si fondano su quattro pilastri fondamentali, uno di carattere-istituzionale, gli altri di ordine politico, riferiti ai principi ispiratori delle norme e dei piani di gestione faunistica. Un riordino della Governance – spiega Brunelli – che ponga fine alla stagione dei conflitti di competenza e dei rinvii, che rappresentano le principali cause di ingovernabilità del sistema di gestione. Quindi occorre fare una netta distinzione, in questo contesto ed a partire dai principi generali della L. 157/92, tra le norme/procedure da applicarsi per le specie in esubero, come nel caso degli ungulati, e quelle per le specie a rischio di estinzione. E poi – prosegue il presidente Cia – il riconoscimento del fenomeno della sovra-popolazione degli ungulati come “emergenza nazionale” agricola ed ambientale. Infine è necessaria una pianificazione venatoria compatibile con il diritto di tutela preminente dell’agricoltura, in quanto comparto produttivo e fonte di reddito per chi vi opera, rispetto al quale debbono essere regolate e riequilibrate le densità venatorie».

Amarezza – Ma – è l’amara constatazione della Cia Toscana – quasi sempre le iniziative di contenimento si impigliano in una inestricabile ragnatela nella quale si intrecciano interessi corporativi e di parte, conflitti di competenze tra Istituzioni, interventi della Magistratura, ricorsi alla Corte Costituzionale.
A restare impigliati nella rete sono gli agricoltori, che vedono messa in discussione la propria “libertà di impresa” ed i propri redditi, avendo una sola certezza: che i danni arrecati dal “patrimonio patrimonio indisponibile dello Stato” rappresentato dalla fauna sarà ripagato, quando va bene, solo in minima parte.

La tavola rotonda – Fra gli interventi della tavola rotonda quello di Dino Scanavino, presidente nazionale Cia: «Quello degli ungulati, predatori, cervidi è un problema di ordine pubblico, è una vera e propria  una calamità al pari delle alluvioni o quant’altro. Si tratta di un problema di ordine pubblico ed anche le risorse per gli interventi non possono essere presi dall’agricoltura». «La caccia – ha detto il viceministro alle Politiche Agricole Andrea Olivero – da sola non rappresenta una risposta per il riequilibrio animali-natura. Bisogna lavorare affinché il nostro territorio sia sempre più presidiato grazie alle imprese agricole e anche per questo vanno sostenute». Ha parlato poi dei costi della prevenzione e del risarcimento del danno «Evitare che vadano a discapito dei fondi agricoli reperendo altrove le risorse», ed infine ha ricordato «la necessità di sostenere una forte sintesi fra vari soggetti e non agevolare la logica del conflitto» sottolineando «l’importanza di questo appuntamento della Cia nostro interlocutore con il Ministero». «Le realtà venatorie sono nostre alleate – ha concluso il presidente Cia Toscana Luca Brunelli -, ma non confondiamo il reddito degli agricoltori e delle loro famiglie con il passatempo di altri».

Emergenza ungulati, Salvadori: "Situazione drammatica, Toscana pronta a intervenire" – "Per la «faggeta vetusta», cuore della foresta casentinese, si parla di una dichiarazione Unesco come  «patrimonio dell’umanità», ma la foresta sta soffrendo perchè ci sono troppi ungulati." "In una sola notte, nel mio campo a Suvereto, gli ungulati sono riusciti a distruggere 770 coocomeri, pronti per la raccolta". "I danni degli ungulati ai tronchi degli alberi, specie se fatti da piccoli, sono irreversibili e non si riesce più a lavorarli." "Gli ungulati mangiano i germogli delle viti a primavera e i frutti non ci sono più per almeno due anni, in autunno invece, prima della vendemmia, loro sanno quando maturano i grappoli e troviamo solo i raspi". "Quest’anno gli ungulati hanno distrutto 384 metri di muretti a secco del 1700 nella mia oliveta, sui monti Pisani. Un danno enorme al paesaggio, ma anche un pericolo per il dissesto idrogeologico". Sono solo alcune delle testimonianze degli agricoltori che stamani a Firenze hanno partecipato al convegno promosso dalla Cia, la Confederazione agricoltori della Toscana sul tema "emergenza ungulati" al quale hanno partecipato, tra gli altri, il viceministro delle politiche agricole, Andrea Olivero e l’assessore all’agricoltura e foreste della Regione, Gianni Salvadori.

L’assessore Salvadori ha concordato con il quadro fatto dagli agricoltori. "La situazione è drammatica – ha detto – è come se in Toscana avessimo alberghi e ristoranti per gli ungulati, l’intera Toscana è un grande allevamento allo stato brado. Ma questo – ha proseguito l’assessore regionale – produce danni enormi non solo all’agricoltura, ma anche all’ambiente e al paesaggio e per questo dobbiamo intervenire. Noi abbiamo già imboccato, da tempo, in maniera convinta la strada per una soluzione condivisa – ha sottolineato l’assessore – ma finora, purtroppo, ogni volta abbiamo incontrato uno stop. La legge 157 è del tutto inadeguata, ma anche ISPRA non assolve al suo compito di difendere l’ambiente in questo modo." Salvadori ha ricordato di avere scritto ufficialmente a ISPRA il 27 aprile scorso. "Ci hanno risposto – ha riferito – ai primi di settembre, non nel merito, ma chiedendo di rimandare le carte. Io credo – ha aggiunto – che si debba superare il fatto che ISPRA dipende dal Ministero dell’ambiente."Salvadori infine ha promesso che "la Regione è intenzionata a varare provvedimenti concreti, legalmente validi e scientificamente supportati, entro la fine della legislatura", aggiungendo che "la questione è comunque nazionale" e sollecitando soluzioni a Governo e Parlamento. "Tutte le regioni si lamentano per questi problemi – ha concluso Salvadori – la Toscana soffre più di altri, ma la questione è nazionale."

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