Georgofili, occorre rimettere la scienza al centro del dibattito sull’innovazione genetica in agricoltura

Si è svolto ieri pomeriggio all’Accademia dei Georgoifli il convegno “I RAPPORTI TRA SCIENZA, POLITICA E SOCIETÀ, IN RELAZIONE AL PROGRESSO SCIENTIFICO-TECNOLOGICO (Da Mendel al Genome Editing passando per gli OGM)”. L’incontro si è posto l’obiettivo di discutere i rapporti fra scienza, cittadini e politica nel contesto dell’innovazione genetica in ambito agricolo, un tema che da sempre solleva opinioni opposte e ha portato negli ultimi anni varie fazioni a contrapporsi, spesso su terreno ideologico e non scientifico. Il Convegno ha cercato di rimettere ordine in questo difficile rapporto, portando la scienza al centro del dibattito.

Il Presidente dell’Accademia dei Georgofili, Massimo Vincenzini, nel dare inizio ai lavori ha dichiarato: “Il tema di oggi si presta a contrapposizioni ideologiche e pregiudizi che vanno purtroppo a danneggiare la ricerca scientifica. Eppure, è proprio la ricerca a produrre conoscenze e tecnologie sulle quali la società e la politica dovrebbero, rispettivamente, aggiornare le proprie opinioni e le proprie norme. Tuttavia i tempi di questo aggiornamento sono spesso troppo lunghi se confrontati all’odierna velocità delle acquisizioni scientifiche e tecnologiche. Il rischio che intravedo è che ricerca, politica e società si perdano di vista e non procedano di pari passo, confrontandosi e convergendo ragionevolmente su degli obiettivi condivisi. Un recente esempio di questa situazione è la sentenza della Corte di Giustizia Europea, dello scorso luglio, che ha posto sullo stesso piano normativo organismi vegetali ottenuti con nuove tecniche di mutagenesi e OGM, creando ripercussioni negative sulla ricerca e sulla produzione agricola. L’Accademia dei Georgofili, organizzando questo convegno si è proposta di continuare la propria missione dal 1753: dibattere pubblicamente le idee, valutare senza pregiudizi i risultati della ricerca scientifica e trarre delle conclusioni sintetiche per il benessere pubblico.”

La serie di interventi è stata aperta di Laura Ercoli dell’Università di Pisa che ha presentato i risultati di uno studio pubblicato dal suo laboratorio riguardante l’analisi statistica di migliaia di pubblicazioni scientifiche prodotte negli ultimi 20 anni sul mais geneticamente modificato. Lo studio ha rilevato che l’utilizzo di questo tipo di mais determina un incremento della produzione fino al 25%, cali di micotossine fino al 35% e riduzione dei danni da diabrotica fino al 90%. L’adozione di questo tipo di tecnologia potrebbe avere dei vantaggi per i nostri agricoltori, che importano annualmente sementi GM per un valore di 1 miliardo di euro, senza le quali il nostro settore zootecnico collasserebbe. Il concetto è stato ribadito anche da Marco Pasti, maiscoltore, che ha evidenziato come il declino della maiscoltura italiana è dovuto in larga misura al mancato accesso all’innovazione tecnologica. In Italia le rese per ettaro sono rimaste invariate dagli anni ’90, mentre sono aumentate nei paesi in cui la genetica è stata messa a disposizione degli agricoltori.

Il Prof. Fabio Fornara, dell’Università di Milano ha affrontato il tema del genome editing, inserendolo nel contesto delle molte innovazioni che hanno caratterizzato l’agricoltura fin dalla sua nascita. I metodi di editing sono solo gli ultimi di una lunga serie di innovazioni tecnologiche che sono ormai considerate “tradizione”, e si inseriscono in modo coerente nella lunga storia dell’agricoltura mondiale. Il Prof. Ferdinando Albissini, dell’Università della Tuscia, tracciando il quadro giuridico di regolamentazione delle biotecnologie in agricoltura, ha sottolineato come parlare di innovazione inneschi la “paura del nuovo”. La soluzione è nel confronto fra innovazione giuridica e innovazione scientifica: il diritto deve innovare di pari passo con la scienza.

Il convegno è stato chiuso da un lungo intervento di Elena Cattaneo, docente dell’Università degli Studi di Milano e Senatrice a vita. Cattaneo ha ricordato a tutti come l’inarrestabile progresso umano nella storia sia strettamente legato al metodo scientifico, che è l’unico in grado di esplorare la realtà. Tuttavia, i cittadini sono lontani dalla scienza perché la sua evoluzione è molto rapida, e richiede impegno anche solo per essere ascoltata. Lo stesso cervello dell’Uomo è refrattario e ci inganna. Il dovere di uno scienziato è quello di ristabilire un rapporto corretto fra scienza e persone comuni. Il compito è molto difficile ed è dovere della politica garantire alle persone di fruire del progresso scientifico, senza il quale torneremmo alla barbarie. Elena Cattaneo ha però sottolineato che è sempre troppo alto il rischio che la politica sia essa stessa influenzata dai ciarlatani, alla ricerca di un facile consenso.

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