Focus Piemonte 2018. L’andamento delle produzioni agricole

Dal punto di vista climatico l’annata 2018 – sottolinea Confagricoltura Piemonte nel suo Report Annata Agraria 2018 – è stata caratterizzata dal freddo primaverile. Mediamente, nel periodo tra fine giugno e inizio luglio, sono caduti circa 600 millimetri di acqua, dei quali oltre 80 mm concentrati nei primi giorni di luglio. Nel periodo da fine aprile a inizio giugno si sono contati 27 giorni di pioggia su 50. Il mese di giugno, con giornate calde e luminose, ha fatto segnare un recupero vegetativo eccezionale su tutte le colture, fino a quel periodo in ritardo di 20-25 giorni rispetto alla media stagionale. L’estate è trascorsa calda e siccitosa, con scarse precipitazioni.

Cereali – Per orzo e grano le produzioni si sono rivelate basse per l’andamento climatico avverso: il ritardo delle semine nell’autunno 2017 a causa della siccità, le piogge importanti in primavera e durante la maturazione non hanno permesso alla granella di maturare in modo ottimale. Il grano non ha accestito bene e le produzioni si sono rivelate decisamente scarse (da 45 quintali per ettaro nei migliori areali a 25 quitali in alcune realtà svantaggiate), con una granella di scarsa qualità.

Le superfici di grano e orzo in semina in quest’autunno sono in calo, a scapito di colture foraggere, loietto e miscugli di cereali e leguminose: nelle aree marginali il calo dei cereali a paglia sarà superiore al 15%. I prezzi del grano e dell’orzo sono in linea  rispetto allo scorso anno.

Per il mais c’è stato un ottimo raccolto, con produzioni da 100-130 quintali per ettaro:  la qualità è buona e non si registrano problemi di contaminazione da micotossine. Le superfici seminate a mais sono in leggero calo a causa dell’elevato costo di coltivazione  e del basso prezzo del prodotto. I prezzi, a inizio campagna di commercializzazione, sono in leggero aumento rispetto allo scorso anno.

 Riso – L’annata si sta chiudendo con qualità e quantità nella norma. Si sono seminati circa 10mila ettari in meno rispetto all’anno scorso: non essendoci stati episodi atmosferici gravi, fortunatamente si è raccolto tutto ciò che si è seminato. Alcuni agricoltori stanno ancora trebbiando in questi giorni.

Per quanto riguarda i prezzi, il riso sotto taglio ora è quotato intorno ai 30-35 euro al quintale, rispetto ai 21-22 di due anni fa: questo è un segnale molto positivo, in considerazione della lunga crisi degli ultimi tempi. Ad avviso di Confagricoltura il mondo agricolo deve tuttavia essere più compatto e fare maggiore sistema nelle trattative con l’industria risiera.

Sul fronte internazionale, la recente apertura della Commissione europea alla reintroduzione dei dazi sulle importazioni dai PMA (Cambogia e Myanmar) è un segnale importante e positivo, fortemente sostenuto da Confagricoltura. La Commissione ha dovuto prendere atto dell’esistenza di un danno reale provocato al riso europeo dalle importazioni a dazio zero da Cambogia e Myanmar ed è disponibile dunque a revocare dal 2019, per tre anni, le esenzioni dai dazi per questi Paesi, proponendo di applicare una tariffa doganale pari a 175 €/ton per il primo anno ed in misura ridotta per il secondo e terzo anno.

Leguminose – Buone le produzioni di soia, con raccolti intorno ai 25-40 quintali per ettaro. In alcune zone si sono registrati problemi sanitari importanti a causa degli attacchi di cimice. Prezzi in linea rispetto allo scorso anno

In estensione la coltivazione di ceci, dall’Alessandrino al Carmagnolese, nel Torinese: le produzioni sono buone, sui 40 quintali per ettaro, ma con prezzi in calo rispetto allo scorso anno, sui 40 euro al quintale (-10 euro rispetto al 2017).

Il mercato si sta orientando sempre più alle coltivazioni sotto contratto, con le produzioni che sono ritirate dai centri di raccolta e cedute alle aziende di trasformazione.

Viticoltura – La vite, al pari delle altre colture, ha avuto un andamento anomalo. L’alternanza climatica che ha condizionato l’annata 2018 in Piemonte, con periodi di tempo secco e caldo, interrotti da precipitazioni piovose, ha favorito una vendemmia eccellente, con una sensibile recupero della produzione rispetto all’anno scorso (una delle annate più scarse in assoluto più della parentesi con aumenti dal 15 al 20%, che dovrebbero portare la produzione complessiva attorno ai 3 milioni di ettolitri di vino.

Frutticoltura – Per quanto riguarda il comparto frutticolo si segnala la scarsa produzione di albicocche, con prezzi piuttosto bassi e insoddisfacenti.

Per quanto riguarda le pesche precoci la stagione si è aperta con un ritardo di oltre una settimana rispetto all’anno scorso: le piogge hanno posticipato la maturazione delle nettarine, che si sono presentate sul mercato con una qualità buona e quantitativi inferiori rispetto alla norma, a causa del maltempo, in particolare le gelate di primavera e le precipitazioni in fase di fioritura. Il mercato si è rivelato tonico, con prezzi in miglioramento rispetto alla precedente stagione.

Di buona qualità le pesche meno precoci e le tardive, con prezzi soddisfacenti. La violenza di alcune trombe d’aria che si sono abbattute nei principali areali frutticoli piemontesi, in particolare nella zona di Savigliano tra fine luglio e inizio agosto ha però azzerato le produzioni di chi era sprovvisto di reti antigrandine e in alcuni casi danneggiato gli impianti.

Il mirtillo ha sofferto l’andamento climatico: la produzione italiana ha inoltre subito l’intasamento del mercato da parte della concorrenza straniera (dei Paesi dell’Est in particolare) che spunta prezzi molto più bassi rispetto ai nostri ma che ha un’incidenza del costo della manodopera decisamente inferiore.

Buona annata invece per gli altri piccoli frutti, lamponi in particolare.

Per le mele è stata un’annata di produzione abbondante, con un prezzo interessante sostenuto da una buona domanda. In ogni caso bisognerà aspettare la primavera 2019 per tracciare un bilancio definitivo.

Per quanto riguarda l’actinidia si registrano ancora problemi negli impianti per quanto riguarda la batteriosi e la cosiddetta “Moria del kiwi “. Le produzioni si stanno rivelando scarse, con un prezzo di mercato inferiore alle 2017.

Per le pere, anche se in Piemonte la produzione è limitata, si registra una buona annata.

Per le nocciole il raccolto è in diminuzione all’anno scorso e si prevede un calo del 20%, con una produzione stimata in Piemonte non superiore ai 160/170mila quintali, mentre tiene il prezzo e la qualità è buona, con una minore scarto per gli attacchi di cimice asiatica, che quest’anno ha colpito con minor virulenza rispetto 2017.

Per le castagne non è stata una buona annata: il maltempo ha causato una riduzione di circa il 20% della produzione, ma la pezzatura dei frutti è buona.

Interessanti le produzioni di nergi e di uva da tavola, seppur limitate ancora a pochi ettari.

Nel comparto frutticolo in Piemonte c’è anche da registrare un lento cambiamento delle produzioni, con una forte diminuzione delle superfici destinate alla coltivazione dell’actinidia: la batteriosi degli ultimi anni ha infatti colpito molti frutteti e ancora oggi non ci sono soluzioni definitive in grado di risollevare le sorti della varietà, che sta lasciando spazio ad altre produzioni.

Orticoltura – L’annata orticola, per tutte le verdure primaverili in pieno campo, ha fatto registrare produzioni scarse a causa del freddo. La stagione  è migliorata decisamente per le varietà estive. Per i fagioli è stata una annata con una produzione non eccessiva ma con un mercato sempre più interessante.

Suini – Il mercato dei suini, dopo un paio d’anni frizzanti, segna un cedimento delle quotazioni; il prezzo dei suini da macello di peso compreso tra 160 e 176 Kg un anno fa faceva segnare una media di 1,69 euro al Kg. A distanza di 12 mesi il prezzo medio, nell’ultima seduta della CUN – commissione unica nazionale –  si è assestato a 1,44 euro al Kg. Quest’anno il mercato è stato particolare, con un picco negativo, attorno a 1,35 euro al Kg nel mese di giugno, al quale ha fatto da contraltare una risalita dei prezzi nel periodo estivo e un nuovo calo delle quotazioni nelle ultime settimane.

Apicoltura – Dal punto di vista sanitario si segnalano preoccupazioni per il ritrovamento di nidi di vespa velutina, segnalati in alta Valle Tanaro, nei pressi di Ormea. Il calabrone asiatico è estremamente pericoloso, perché preda gli alveari delle api.

Annata interessante, dopo una serie di campagne negative, per l’apicoltura, con la produzione tornata a livelli buoni. Dopo una primavera che ha visto la fioritura dell’acacia leggermente in ritardo, le piogge di inizio estate e il caldo successivo hanno favorito lo sviluppo di fioriture ottimali, con un raccolto buono dal punto di vista quantitativo ed eccellente sotto il profilo qualitativo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’andamento degli allevamenti zootecnici

 

 

 

Avicoltura

In Piemonte si allevano circa 2,5 milioni di galline per la produzione di uova e oltre 30 milioni di polli da carne. Dopo anni di grande crisi il mercato avicolo va abbastanza bene, anche se nel comparto dei polli da carne e delle uova i margini sono estremamente ridotti. La qualità delle produzioni è eccellente, i controlli sanitari funzionano molto bene e le prospettive di consumo sono interessanti. Attualmente la carne di pollo quella più consumata, con una media di 13 kg in media per persona all’anno. Un anno fa, in questo periodo, la carne di pollo – prezzo degli animali vivi – era quotata 1,11 euro al Kg, mentre oggi è a 1,13. In flessione invece il prezzo dei tacchini che nell’arco di un anno sono passati da 1,52 euro al Kg a 1,40.

L’anno scorso il mercato delle uova era stato condizionato dalle vicende relative all’utilizzo, circoscritto a poche aziende, di antiparassitari vietati in avicoltura (Fipronil e Amitraz) che avevano inciso negativamente sia sulla capacità produttiva, sia sull’immagine del prodotto. Attualmente i prezzi delle uova, rispetto a un anno fa quando la disponibilità sul mercato, a causa delle vicende sanitarie era decisamente più limitata, sono in flessione. Oggi le uova di galline allevate a terra di peso compreso tra 63 e 73 grammi (della categoria migliore) sono di 1,40 euro al Kg, mentre un anno fa le stesse uova erano pagate agli allevatori 2,13 euro al Kg.

 

 

 

Allevamenti bovini, ovicaprini e suini

In Piemonte si allevano 1.230.000 capi bovini e circa 3.300 bufali. Il patrimonio suino è di circa 1.085.000 capi. Significativo anche l’allevamento di ovini, per un totale di 121.000 capi e di caprini, con 70.000 capi. L’allevamento di cavalli si assesta attorno ai 28.500 capi.

 

 

 

Bovini da carne

Il prezzo dei bovini di razze francesi, quali Garronese e Limousine, si mantengono sostanzialmente stabili da oltre un decennio: a titolo di esempio i Garronesi maschi di oltre 650 kg un anno fa valevano 3 euro al Kg (peso vivo), mentre nell’ultimo mercato di Cuneo della settimana scorsa sono stati quotati a una media di 3,02 kg al chilo, con un prezzo perfettamente in linea rispetto a quello di un anno fa.

Continua invece a riscontrare interesse, con un mercato che si sta espandendo anche fuori dai confini tradizionali di Piemonte, Lombardia e Liguria, la carne di razza Piemontese. Le femmine della coscia da 450-550 Kg valgono oggi  3,85 euro al Kg, mentre quelle da 400 a 450 Kg di peso arrivano fino a 4 euro al Kg, in leggero aumento rispetto all’anno scorso.

 

Bovine da latte

Il prezzo del latte spot – non regolato da contratti di fornitura periodici – per prodotto sfuso in cisterna, franco arrivo in latteria, negli ultimi anni ha seguito un andamento abbastanza regolare, con un prezzo un po’ più basso nell’annata 2016 e un po’ più alto nell’annata 2017. A metà ottobre 2018 il prezzo è sostanzialmente allineato ai valori del 2017 e del 2016, con una quotazione di 44 centesimi al litro, mentre l’ultimo bollettino di della Camera di Commercio di Lodi, riferito al 5 novembre 2018, lo quota a un prezzo medio di circa 45,30 centesimi al litro.

Negli ultimi mesi è ripreso, con fatica, un confronto tra la parte agricola e quella degli industriali lattiero caseari, per giungere a un sistema di regole omogenee sulla valutazione dei parametri qualitativi, ma il dialogo stenta a incanalarsi in modo costruttivo.

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