Agroalimentare, Falchi (Confagricoltura): per competere serve innovazione digitale

Elisabetta Falchi

“L’innovazione digitale nell’agroalimentare può garantire competitività a uno dei settori chiave per l’economia italiana, che contribuisce per oltre l’11% sul PIL e per il 9% sull’export.”  Lo ha detto la vicepresidente della Confagricoltura Elisabetta Falchi intervenendo a Milano al 6° Forum Food & Made in Italy “Le nuove frontiere dell’Agricoltura 4.0”, organizzato da Il Sole 24 Ore.

L’agricoltura 4.0, che oggi in Italia è una realtà ha un mercato di 100 milioni di euro, il 2,5% di quello globale che vale 3,5 miliardi di euro; si avvale di 300 nuove soluzioni tecnologiche, dai sensori ai droni in campo, al packaging intelligente o attivo, utilizzate lungo tutta la filiera (produzione, trasformazione, distribuzione e consumo). Eppure c’è ancora molto da fare in questo campo, basti pensare che meno dell’1% della superficie coltivata è gestita con queste soluzioni.

“Molti sono i punti critici – ha spiegato Elisabetta Falchi -. A cominciare dalla ridotta dimensione aziendale, (12 ettari, contro quella europea di 16 ettari e degli Usa di 180 ettari, all’età dei conduttori (il 50% ha più di 60 anni e il 22% tra i 50 e 59), alla crescente complessità delle conoscenze necessarie per l’esercizio agricolo e alla scarsa competenza degli addetti”.

C’è poi, a parere della vicepresidente di Confagricoltura, il problema della limitatezza delle risorse a disposizione per l’innovazione sia a livello nazionale (un esempio fra tutti la mancata estensione all’agricoltura delle misure di Industria 4.0), sia a livello europeo. Tra gli aspetti maggiormente problematici vi è lo scarso coordinamento tra “politiche di ricerca” in senso stretto e “politiche agrarie a favore dell’innovazione”, con particolare riferimento a quelle finanziate dalla PAC. “Nell’ambito di tali politiche, infatti – ha rimarcato Elisabetta Falchi – l’innovazione in agricoltura non emerge come una vera priorità strategica per i decisori politici del nostro Paese.”

Infine, c’è il problema della mancanza (spesso totale) di connessione a Internet nelle nostre campagne, dovuta alla carenza di infrastrutture fisiche. In Italia solo il 4,4% della popolazione ha una connessione a 100 Mbps (siamo al 24% in Ue) e solo il 41,7% a 30 Mbps (76% in Ue). Ancora peggiore è il dato sulla velocità delle connessioni, dove il paese si trova in coda alla classifica mondiale al 61° posto, con una velocità media delle connessioni a Internet (Mbps) pari a 9,2 mentre la Norvegia, al 2° posto nella classifica, ha una velocità media del 23,5 (fonte Akamai).

Dal quadro descritto emerge che i problemi da risolvere per avviare un nuovo corso di promozione dell’innovazione non risiedono esclusivamente nell’esiguità delle risorse, ma anche e soprattutto nella qualità dell’organizzazione del sistema, con particolare riferimento al miglioramento strutturale e al disegno delle politiche, in una chiave di crescente orientamento alla domanda.

La strategia di Confagricoltura mira allo sviluppo delle sue aziende e dell’intero sistema agricolo attraverso la cooperazione tra i diversi attori della filiera e i processi di formazione e trasferimento di conoscenza. In questa prospettiva, alcune delle principali attività poste in essere e in fase di sviluppo sono legate a tre grandi filoni.

“In primo luogo – ha detto Elisabetta Falchi – l’attività di formazione per diverse tipologie di utenti, con particolare riferimento agli agricoltori, da un lato, e a tecnici specializzati per l’innovazione (innovation broker), dall’altro”. Formazione che deve basarsi sulla valutazione dei fabbisogni e delle necessità del settore agricolo in una prospettiva aziendale, di filiera e di territorio. Proprio poche settimane fa con il nostro ente di formazione Enapra, e insieme all’ Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e Laboratorio RISE dell’Università degli Studi di Brescia abbiamo lanciato un questionario online per valutare il livello di innovazione e digitalizzazione delle aziende agricole italiane. Infine, la cooperazione con enti di ricerca, istituzioni e fornitori di tecnologie digitali, come il recente accordo con Topcon Agricolture, multinazionale che opera nella produzione e vendita di strumentazioni di rilievo e misura ad alta precisione per il settore agricolo”.

“Il principio cardine che lega tutte queste attività è il concetto del network – ha concluso la vicepresidente di Confagricoltura – inteso come un processo di sviluppo virtuoso che, partendo dai fabbisogni delle imprese, persegue come fine ultimo lo sviluppo di una vera e propria una filiera innovativa che produce e distribuisce innovazione continua alla portata di tutti”.

 

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