Giornata dello spreco alimentare. L’appello di Assosementi all’innovazione vegetale come prevenzione

Per combattere lo spreco alimentare è fondamentale investire nell’innovazione vegetale, vale a dire lo strumento per garantire agli agricoltori varietà più resistenti a malattie e stress e per offrire ai consumatori prodotti in grado di conservarsi più a lungo. È l’appello lanciato da Assosementi, l’associazione che riunisce le aziende sementiere italiane, in occasione della Giornata nazionale contro lo spreco alimentare che si celebra oggi.

I numeri Secondo Waste Watcher, l’Osservatorio nazionale sugli sprechi alimentari coordinato dall’Università di Bologna, lo spreco nei paesi sviluppati si verifica soprattutto nelle fasi a valle della filiera. Ogni anno il consumatore finale getta in media 36 chilogrammi di alimenti, in particolare frutta e verdura, notoriamente i prodotti più deperibili. “Buttare cibo mentre una quota di popolazione vive in condizione di semi o totale indigenza, non è soltanto un paradosso eticamente inaccettabile, ma esprime anche un’inefficienza dei nostri modelli di produzione e di consumo – ha dichiarato Giuseppe Carli, Presidente di Assosementi. Lo spreco domestico di cibo, che stando ai dati disponibili costa agli italiani circa 12 miliardi di euro, ha anche un impatto ambientale, perché il cibo gettato diventa rifiuto e come tale va smaltito. Di fronte a questo problema, tutti devono impegnarsi per individuare soluzioni concrete”. “L’innovazione vegetale può contribuire a prevenire gli sprechi alimentari, grazie allo sviluppo di varietà e di prodotti di minore deperibilità: allungare la durata dei prodotti freschi significa infatti evitare il rapido deterioramento dei cibi e, di conseguenza, limitare la formazione di rifiuti, con un impatto positivo anche in termini di sostenibilità ambientale” ha aggiunto Giuseppe Carli. “La ricerca e l’innovazione garantite dal settore sementiero hanno consentito di ottenere negli ultimi anni prodotti meno deperibili e più nutrienti, il primo passo concreto per ridimensionare il fenomeno dello spreco e, in prospettiva, per incrementare l’offerta alimentare e renderla adeguata a una popolazione in rapida crescita.” ha concluso Carli.

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