Un virus potrebbe salvare le viti dal mal dell’esca

Un virus potrebbe salvare le viti colpite dal mal dell’esca, che causa una moria delle piante dal 20 al 30% nel corso della loro esistenza riproduttiva, con danni per la viticoltura della nostra provincia che ammontano a centinaia di migliaia di euro. Un problema antico, che oggi è tornato a farsi sentire in maniera molto più forte e prepotente sia a causa dei cambiamenti climatici, che in seguito all’utilizzo degli impianti a guyot. Ora però potrebbe essere sperimentato un virus che potrebbe annientare il complesso di funghi che attacca le piante.

Se ne parlerà in un convegno promosso da Confagricoltura Verona dal titolo “Mal dell’esca: è sempre più flagello viticolo – Stato dell’arte e possibili soluzioni… un anno dopo”, che si svolgerà giovedì 21 novembre alle 10 nella sede della Cantina Valpolicella di Negrar, in via Ca’ Salgari, con il contributo di Banco Bpm e partner tecnici i Vivai cooperativi Rauscedo e Rauscedo e la Cantina Valpolicella di Negrar.

Il convegno, moderato da Giannantonio Armentano dell’Informatore Agrario,  sarà aperto da Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona, da Leonardo Rigo, responsabile della direzione territoriale di Verona e Nordest del Banco Bpm, e da Renzo Bighignoli, presidente della Cantina Valpolicella Negrar. Quindi Michele Borgo, del Crea-vit di Conegliano, parlerà delle criticità del sistema vigneto nell’epidemia del mal d’esca; Walter Chitarra, ricercatore del Cnr, spiegherà qual è il nuovo orizzonte nella ricerca in tema del mal d’esca; Marco Bassani, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, illustrerà la soluzione tecnica per il controllo endoterapico del mal dell’esca con il nuovo metodo Corradi; l’agronomo Leone Braggio si soffermerà sulle tecniche di prevenzione della fitopatia e gestione delle piante malate; e infine l’agronomo Paolo Dengo parlerà di potatura, prevenzione e protezione. Le conclusioni saranno affidate a Christian Marchesini, vicepresidente nazionale e presidente veneto dei viticoltori di Confagricoltura.

“Il flagello viticolo del mal dell’esca ci impone di tornare su un tema già esplorato l’anno scorso: sempre più sono le vigne colpite e crescenti i danni per la viticoltura della nostra provincia – sottolineano Paolo Ferrarese e Christian Marchesini -. Per un impianto a guyot da 5.000 piante a ettaro, un’incidenza media del mal d’esca del 4 per cento può portare a una potenziale perdita di fatturato pari a 3.700 euro all’ettaro tra costi di estirpo delle piante morte e la perdita media di produzione annua. In questo convegno porteremo contributi nuovi e originali per cercare di indicare soluzioni convincenti. Quest’anno la malattia è arrivata con un mese di ritardo, probabilmente a causa del maggio freddo e piovoso, colpendo le giovani vigne di 7-8 anni. Sappiamo che la causa della moria è un complesso enorme di funghi, più di 50 ceppi diversi, che attacca la vite e non le lascia scampo. Ora però si apre uno spiraglio: il Crea sperimenterà alcuni virus che dovrebbero riuscire a neutralizzare questi funghi. Lo stesso sistema fu usato anni fa con il cancro del castagno, salvando le colture da una possibile estinzione”.

 

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