Agricoltura calabrese a secco. Anbi: lo stato di calamità non è la strategia

“Comprendiamo e siamo vicini alla preoccupazione delle Organizzazioni Professionali Agricole ed al Presidente di Coldiretti, Franco Aceto in particolare, di fronte alla crescente crisi idrica calabrese, che sta pregiudicando le colture in vaste aree della regione, ma ci corre l’obbligo di ricordare che era il 31 Luglio 2017, quando ANBI presentò a Crotone la proposta di riforma regionale dei locali Consorzi di bonifica, indicandone la riduzione di numero per migliorarne l’efficienza gestionale e l’operatività nelle aree irrigue, di cui è peraltro evidente la necessità di ampliamento e chiedendo alla regione coerenza e serietà rispetto alla annosa questione dei forestali, in cui i Consorzi di bonifica e gli stessi operai forestali sono vittime in una palese sciatteria amministrativa.

A ricordarlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e della Acque Irrigue (ANBI), che prosegue: “Da allora, però, nulla si è mosso per il disinteresse della Regione Calabria verso i temi della gestione irrigua e della prevenzione idrogeologica, aggravato da atteggiamenti autoreferenziali di alcuni protagonisti della politica e della rappresentanza locale.”

Non solo – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – la Regione Calabria ha costretto i Consorzi di bonifica ad adire le vie legali per vedere onorati i riconosciuti 70 milioni di crediti vantati verso l’ente ed oggi addirittura soggetti a decreti ingiuntivi, a seguito di sentenze giudiziarie. Nonostante le comprensibili difficoltà economiche, i Consorzi di bonifica hanno proseguito il loro lavoro, continuando nella manutenzione ordinaria preventiva e nella gestione dell’acqua irrigua ed anche dimostrando una capacità progettuale, che ha loro consentito di ottenere alcuni finanziamenti nell’ambito del Piano Nazionale di Sviluppo Rurale e del Fondo Sviluppo e Coesione.”

“Per questo – insiste Vincenzi – ANBI torna a chiedere l’immediato avvio di un confronto istituzionale, teso ad avviare politiche virtuose per il settore agricolo, rigettando al contempo qualsiasi strumentalizzazione degli enti consorziali per interessi, che nulla hanno a che fare con quelli dei cittadini e del territorio calabrese.”

“Se liberati dai lacciuoli di certa politica e burocrazia inadeguata – conclude il DG di ANBI – i Consorzi di bonifica possono essere un cuore pulsante dell’economia calabrese, contribuendo a ridurre il divario con altre zone d’Italia. Per fare ciò serve il contributo di tutti, abbandonando la mera logica degli stati di calamità, il cui ricorso è pur comprensibile, ma ristorna, come abbiamo dimostrato dati alla mano, solo il 10% dei danni subiti. Ci piace ricordare il grido di aiuto per i 4.000 ettari che se non irrigati non solo non produrranno le orticole e reddito per le imprese ma non genereranno dalle 230 alle 250 giornate di lavoro ettaro all’anno che solo grazie all’irrigazione sono possibili. È evidente la scelta da fare.”

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