Vendemmia in Valpolicella. Effetto Covid, mancano all’appello i raccoglitori bulgari e romeni

A pochi giorni dal via alla vendemmia in Valpolicella, e a due settimane da quella delle uve bianche, molte aziende agricole sono in difficoltà per la carenza di manodopera.

Mancano, infatti, i braccianti dell’Est europeo a causa delle normative legate all’emergenza Covid. È previsto infatti, per tutti i lavoratori provenienti dalla Bulgaria e dalla Romania, l’obbligo della quarantena per 15 giorni.

“È un grosso ostacolo – sottolinea Christian Marchesini, presidente del Consorzio di tutela Valpolicella doc e dei viticoltori di Confagricoltura Verona e Veneto – , che sta incidendo fortemente sull’arrivo degli addetti dall’estero, in particolare dalla Romania. I lavoratori stagionali coinvolti nel comparto vitivinicolo rappresentano il 20 per cento del totale delle assunzioni in agricoltura. Si tratta quindi di numeri importanti. Alla carenza di manodopera si aggiunge la mancanza di strumenti legislativi snelli, come la semplificazione dei voucher agricoli, che Confagricoltura richiede da anni”.

Confagricoltura aveva sollecitato la possibilità di far svolgere agli stranieri la cosiddetta “quarantena attiva”, cioè l’attività lavorativa durante il periodo di quarantena in modalità separata dagli altri dipendenti, ma il pronunciamento favorevole non è arrivato. Così le aziende più fortunate possono contare su personale che si trova già in Italia per altre raccolte, mentre le altre devono arrabattarsi. .“Le altre stanno cercando di reperire addetti a livello locale – spiega Marchesini -. Altre ancora si arrangiano con i familiari. Il fatto è che accogliere lavoratori in arrivo dall’Est Europa sottopone le aziende a un aggravio di misure di sicurezza. C’è un protocollo rigido da seguire con regole e controlli cui devono sottoporsi i lavoratori stagionali che provengono dall’estero. Inoltre, in caso di positività, bisogna destinare le persone a un alloggio specifico, per evitare contagi con altri lavoratori.

“Quest’anno il Covid ha fatto venire alla luce tante criticità in agricoltura – spiega Andrea Lavagnoli, presidente di Cia-Agricoltori Italiani Verona -. La presenza dei lavoratori che abitualmente si utilizzano per la vendemmia è a rischio e anche le aziende hanno timori sull’ingaggio. Così tante aziende stanno mettendo annunci sui social per cercare personale o stanno cercando pensionati e studenti, come avveniva fino a pochi anni fa, quando c’erano i voucher semplificati. C’è da dire stanno arrivando molte candidature di chi si offre per raccogliere l’uva, perché la pandemia ha mandato in crisi molti settori e tante persone hanno perso il lavoro o sono in cassa integrazione. Però non sempre le candidature vanno a buon fine, a causa della carenza di esperienza e formazione delle persone che si candidano. Non ci si può improvvisare operai agricoli, soprattutto con lavori che richiedono tanta esperienza come la selezione di uve per l’Amarone”.

Ogni anno in Veneto sono oltre 14mila gli stagionali agricoli che arrivano da Romania e Bulgaria. Il picco degli arrivi corrisponde proprio a quello della vendemmia, con 4.000 presenze tra Verona e Treviso.

Informazione pubblicitaria