Irrigazione, finisce una stagione difficile. In Puglia perdite ingenti per il pomodoro, in Campania rischio idrogeologico

L’arrivo dell’autunno cambia lo scenario analitico sulle attività dei Consorzi di bonifica ed irrigazione nella gestione delle risorse idriche: dalle necessità irrigue alla sicurezza idrogeologica.

In Campania, infatti, continuano ad essere costantemente monitorate le portate del fiume Sarno e dei suoi affluenti, al centro di un comprensorio ad alto rischio idrogeologico a causa della friabilità del terreno e della forte pendenza dei corsi d’acqua; le recenti forti piogge hanno riacceso il clima d’allarme. Restando nella regione, resta altresì positiva la situazione delle altezze idrometriche dei fiumi Volturno e Sele.

Ad invasi praticamente  vuoti (il deficit è di circa 56 milioni di metri cubi rispetto al 2019), si è conclusa  la stagione irrigua nel Tavoliere delle Puglie, una delle maggiori aree agricole del Paese. È stata una stagione problematica, iniziata e conclusa con una carenza idrica importante in tutti i bacini; ciò ha comportato una riduzione della stagione sia nel calendario irriguo che nella dotazione unitaria per ettaro: una decisione necessaria per rispettare tutti gli investimenti colturali, ma che inevitabilmente ha creato danni alla coltivazione del pomodoro. La programmazione degli investimenti di questa coltura è rimasta incerta per diverso tempo, nonostante le condizioni di mercato favorevoli,  comportando un  calo di oltre il 20%  rispetto alla media delle superfici investite  nella Capitanata; a soffrire maggiormente della carenza idrica è stato soprattutto l’area del Nord Fortore, dove sono concentrati i maggiori investimenti a pomodoro da industria ma, ad aggravare la situazione in termini di rese, sono state alcune violente piogge  di inizio Agosto, che hanno allagato numerosi campi di pomodoro nell’Alto Tavoliere, riducendo drasticamente la produzione,  con perdite che hanno superato  il 35%.

“L’andamento sempre più anomalo delle condizioni meteo dovuto ai cambiamenti climatici – sostiene il Presidente del Consorzio per la bonifica della Capitanata, Giuseppe De Filippo – impone l’adozione di  misure efficaci a difesa dell’agricoltura e dell’ambiente. Il completamento degli schemi idrici e la creazione di nuove infrastrutture per migliorare la gestione idraulica del territorio non sono più rinviabili.”

“Il nostro Piano per l’efficientamento della rete idraulica del Paese – chiosa Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – prevede, per il Sud Italia, 222 progetti definitivi ed esecutivi, già presentati al Governo per essere inseriti nel Recovery Plan; garantirebbero oltre 3.350 posti di lavoro grazie ad un investimento di circa 671 milioni di euro.”

“Non solo – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBIIl Piano prevede la manutenzione straordinaria di 45 invasi, il completamento di altri 6 e la realizzazione di 4 nuovi bacini; in tutto, circa 1 miliardo e 229 milioni di investimento per oltre 6.140 posti di lavoro. Si tratta di una proposta concreta, immediatamente avviabile per concorrere a  dare risposta alla prima esigenza del Paese: la sistemazione del territorio, facendone occasione anche  di crescita economica nel segno del Green New Deal.”

I dati dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche segnalano inoltre il costante calo delle riserve d’acqua in Basilicata, i cui bacini, nonostante alcune piogge recenti, continuano a scendere di circa 10 milioni di metri cubi a settimana, attestando il deficit sull’anno scorso a quasi 52 milioni.

Pare, invece, essersi assestata la situazione idrica nel resto d’Italia con i bacini delle Marche, che sperano nella stagione autunno-vernina per recuperare il deficit di una decina di milioni di metri cubi sul 2019; in crescita, invece, le disponibilità idriche sia nei fiumi che nei laghi del Lazio.

Al Nord, dove laghi e fiumi sono generalmente in ripresa, va segnalato, con la fine della stagione turistica, il miglioramento della situazione idrica nell’area sud-orientale dell’Emilia Romagna, finora caratterizzata da un andamento deficitario: le zone interne sono tornate in media, mentre le aree costiere vi si stanno avvicinando.

 

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