Da oggi Lombardia, Piemonte, Calabria e Basilicata tornano gialle. Punita la Toscana che resta Arancione, ristorazione ancora chiusa, difficoltà Giani

Da oggi domenica 13 dicembre quattro regioni – Lombardia, Piemonte, Calabria e Basilicata – tornano in zona gialla, l’Abruzzo passa da zona Rossa a zona Arancione.

Mentre una regione che sarebbe dovuta tornare in zona gialla, la Toscana, come aveva più volte assicurato il presidente Giani, viene snobbata e non considerata dal ministro Speranza e resta in zona Arancione.

“Visti i dati e l’indice RT delle ultime tre settimane la Toscana merita ciò che i numeri dicono: la zona gialla” ha ripetuto anche nelle ultime ore il governatore toscano, che però, evidente, a Roma, non viene considerato e la Toscana resta in punizione.

In Toscana resta così chiusa tutta la ristorazione, dai ristoranti, alle enoteche agli agriturismi, che con la zona gialla avrebbero comunque avuto qualche giorno di sollievo e avrebbero potuto riaprire le porte. Invece non sarà così e per le molte attività ricettive sarà un fine ancora in forte perdita. Anche perché resterà in Arancione almeno fino al 20 dicembre; poi dal 21 iniziano le restrizioni natalizie, ed il 25 e 26 le chiusure di Natale e poi il 31 dicembre.  LEGGI Nuovo DPCM presentato da Conte. Italiani blindati in casa per Natale. Ecco tutti i divieti fino al 6 gennaio

Proteste contro il presidente Eugenio Giani, per una condotta troppo morbida ed accondiscendente (oltre che per aspettative che aveva promesso nei giorni e settimane scorse) da parte dei cittadini toscani e soprattutto delle organizzazioni di categoria, come la nota (sotto) di Confesercenti e Confcommercio Siena. 

“Toscana ancora arancione, assurdo”

Toscana ancora arancione, assurdo. Siamo prigionieri della furia giansenista di Speranza”. Cosi Confesercenti e Confcommercio Siena, preso atto che la Toscana resta in zona arancione.

“Un tempo si raccontava che, quando il colore politico del governo regionale coincideva (in tutto o in parte) con il Governo nazionale, la regione beneficiava di un occhio di riguardo. Alla luce dei fatti, si può tranquillamente affermare che o si tratta di una leggenda metropolitana. O l’occhio è diventato strabico. Più probabilmente siamo prigionieri della furia giansenista di Speranza, forte della sua laurea ma soprattutto di un ego molto più grande delle sue capacità e del consenso del partito di cui è segretario”.

Va dritto al cuore del problema il commento dei direttori di Confcommercio Siena, Daniele Pracchia, e di Confesercenti Siena, Valter Fucecchi, in relazione alle decisioni del Governo di mantenere la Toscana zona arancione.

“Speranza evidentemente deve avere qualcosa di personale con la Toscana ed i toscani, qualcosa di molto brutto dal suo punto di vista, dal momento che continua a considerare la nostra terra un pericoloso ricettacolo di infezione, al punto da non meritare l’agognata zona gialla e di tenerci nella purga arancione un’altra settimana. O forse si è confuso, a forza di sentire che la Toscana è regione rossa, e cerca di mantenere il più possibile questa caratterizzazione, confondendo però la politica con lo status sanitario”.

“Certo, una bella mano la sta dando il neo Presidente regionale, che pare (per come parla e come si comporta) sia rimasto a fare il Presidente del Consiglio Regionale, dove la principale occupazione è tagliare i nastri e fare interventi che nessuno si fila – Ma Giani è il Presidente della Giunta Regionale, è il primo cittadino della nostra Regione ed in tale veste deve difendere e tutelare i diritti dei suoi rappresentati – fanno notare Pracchia e Fucecchi – Un altro Presidente, di fronte ad una così palese disparità di trattamento, prenderebbe tutti gli assessori e tutti i consiglieri regionali, li porterebbe a Roma e si incatenerebbe con loro di fronte a Palazzo Chigi o a Montecitorio e lì rimarrebbero finché non si otterrebbe la giusta risposta”.

“Invece si insiste a rilasciare dichiarazioni che vengono smentite dopo due ore, facendo figure poco edificanti, ma soprattutto facendo aumentare la frustrazione, la rabbia e il rancore di chi si vede impedito a svolgere il suo lavoro – affermano Pracchia e Fucecchi – Anziché pensare a nominare sottosegretari, sotto-sotto segretari, consulenti e affini (a proposito, ma quanto costa ai toscani tutto questo sottobosco?) è arrivato il momento per Giani di dimostrare, se ne ha, le sue capacità. Ed i partiti, di governo e di opposizione tanto a Firenze che a Roma, smettano di fare i capponi di Renzo, che pensavano a beccarsi invece che alla fine a cui erano destinati nella stessa pentola”.

 

 

 

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