Gelate primaverili. Mappatura Ismea e UIV: situazione differenziata dopo prima ricognizione dei danni sul vigneto Italia

ROMA – Le gelate della settimana subito dopo Pasqua, in particolare dei giorni 7, 8, 9 e 15 aprile hanno colpito vaste zone delle penisola, con danni sullo sviluppo vegetativo delle viti ancora di difficile quantificazione.

Da una prima ricognizione di Ismea e Uiv emerge una situazione molto differenziata che varia in funzione della zona geografica, del differente stadio di sviluppo delle piante in quel periodo dell’anno e del clima immediatamente precedente. In molti casi, infatti, le gelate sono arrivate dopo un marzo molto mite che aveva favorito il risveglio vegetativo delle viti, mentre in altri hanno trovato le viti ancora un po’ dormienti a causa delle poche piogge.

A complicare ulteriormente il quadro ha anche contribuito il clima post-gelate, con temperature relativamente basse che hanno rallentato la ripresa vegetativa in molte zone e vitigni, rendendo più difficile, con le gemme non ancora dischiuse, stimare l’entità del danno subito. Solo tra qualche settimana, dopo la fase di accrescimento, si potrà realmente iniziare a fare la conta dei danni in vista della prossima vendemmia che si presenterà tra appena tre o quattro mesi.

Con tutte le cautele del caso, da una prima rilevazione Ismea e Uiv si stima una perdita che potrebbe oscillare a seconda dell’areale dal 5% al 20%, e addirittura in certi casi andare oltre questa soglia. In generale a essere state più colpite sono sicuramente le aree del Centro-Nord, mentre, tra le varietà, quelle precoci soprattutto nelle aree più umide e pianeggianti e le barbatelle di pochi anni.

Nel Nord Ovest, si rileva una situazione molto a macchia di leopardo ma in generale, con un ritardo di oltre una settimana, la gelata potrebbe non aver causato molti danni salvo ad alcune varietà che per loro natura non hanno una seconda gemma da poter sfruttare.

In Trentino e in Alto Adige qualche danno, peraltro limitato, si registra sulle varietà più precoci e parzialmente germogliate come Chardonnay e Marzemino negli areali più caldi.

In Friuli Venezia Giulia i danni sono ovviamente localizzati sulle varietà precoci, quindi Glera e in parte Chardonnay ed hanno interessato soprattutto le zone di pianura più umide. Situazione analoga in Veneto dove alcune aree potrebbero subire perdite molto sensibili, soprattutto quelle dove le temperature sono rimaste per qualche ora intorno ai -9°. Sulle uve nere non sembrano esserci particolari problemi attualmente in quanto ancora in una fase di dormienza.

Temperature scese oltre al -5% hanno colpito sia le zone collinari che le pianure dell’Emilia Romagna e qui le stime provvisorie si spingono verso perdite anche a due cifre rispetto al potenziale, ma con tutte le cautele d’obbligo.

Cauto pessimismo anche in Toscana e Umbria soprattutto per le aree pianeggianti e di fondovalle che risultano le più esposte alle gelate, mente le aree collinari sono sembrate più riparate.

Nel Lazio ad essere colpiti sono stati i vigneti molto giovani, ancora poco produttivi. Nelle Marche si registrano problemi nel fondovalle del Sud della regione, mentre nel Verdicchio si ha una situazione molto differenziata e il ritardo vegetativo ha, di fatto, limitato i danni ad alcuni vigneti.

In Abruzzo le temperature non sono scese così tanto sotto lo zero e questo ha mitigato i danni così come in Puglia, mentre in Calabria alcune delle zone colpite lamentano danni più importanti.

Tra le due isole maggiore è sicuramente la Sardegna quella più investita dalle gelate, soprattutto nella parte settentrionale.

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