Comunicazione, la nuova vita tra digitale e non digitale. Dal convegno di UPA Siena emerge una cultura di impresa diversa sollecitata dal Covid

di Sara Costagliola

SIENA – Indagare i cambiamenti che 15 mesi di pandemia da Covid hanno apportato alla società, travolgendola in ogni suo aspetto. E’ stato questo l’obiettivo del convegno promosso da Upa Siena dal titolo “Comunicazione e marketing, la trasformazione digitale per il dopo Covid”

Bindocci (Sezione di Prodotto Vitivinicola Upa Siena): «E’ fondamentale utilizzare ogni tipo di piattaforma digitale»

Dopo i saluti istituzionali e la presentazione dell’evento da parte del direttore Gianluca Cavicchioli, il presidente Sezione di Prodotto Vitivinicola dell’Unione Provinciale Agricoltori di Siena Fabrizio Bindocci ha ricordato che quando tutto era fermo internet e i social si sono rivelati l’unica possibilità per la promozione dei prodotti. «Con l’esplosione dell’e-commerce e l’incremento pari a  +50% di messaggi scambiati e un raddoppio di videoconferenze abbiamo capito il motivo per cui è fondamentale utilizzare ogni tipo di piattaforma digitale».  Ed ecco che l’internazionalizzazione viene intesa quindi come la semplicità di  raggiungere le persone allo stesso modo in tutto il mondo. «Ma serve avere obiettivi chiari ed essere flessibili – ha aggiunto Bindocci – per cambiare i propositi in base alle risposte degli utenti. Serve una comunicazione incisiva». In particolare nel settore vino, Bindocci ha fatto notare che è stato il settore che ha reagito meglio di altri, parlando anche in termini di comunicazione. Infatti «abbiamo un sistema di comunicazione e di certificazione più complete e performanti al mondo che permette la completa tracciabilità dalla vigna alla bottiglia e viceversa» ha precisato.

Congionti (Presidente Agriturist): «Il successo dell’agriturismo di tutti questi decenni è legato alla nostra storia e alle nostre caratteristiche»

«In un momento sono crollate le certezze e i bilanci» ha aggiunto Augusto Congionti, presidente nazionale di Agriturist descrivendo le sensazoni scatenate dalla pandemia. Tuttavia, con delle attente previsioni, da questo 2021 ci si aspetta un anno molto positivo per l’agriturismo. Ciò che sicuramente è cambiato riguarda le esigenze del turista, che sono quelle di vivere e conoscere gli elementi del territorio. «Il successo dell’agriturismo – ha sottolineato Congionti –  di tutti questi decenni è legato alla nostra storia e alle nostre caratteristiche che fanno dell’agriturismo un settore vincente». Il valore e ciò su cui di deve puntare che si traduce nell’impegno da parte del settore agrituristico per la valorizzazione del territorio.

Mattiacci (La Sapienza): «Necessaria una cultura di comunicazione»

Alberto Mattiacci, docente di Marketing e Business Management all’Università La Sapienza  di Roma ha sottolineato l’importanza di formare una professionalità nuova. Perché, ha detto, «bisogna saper fare prodotto, ma anche mercato per il prodotto. Infatti oggi ci troviamo nelle condizioni di avere una sovrabbondanza di offerta rispetto alla domanda, il che vuol dire che è la domanda ad essere il fattore che vale, perché il valore sta dove c’è scarsità. Abbiamo una popolazione che diminuisce, che invecchia, con pochi giovani e senza la possibilità di ricambio generazionale, si tende a consumare sempre di meno e la conseguenza di tutto ciò quindi è che dobbiamo aumentare qualitativamente la produzione. C’è quindi una demografia che non ci viene incontro, ma anche la struttura socio economica. C’è però un altro fattore, il più importante da considerare, ovvero la nuova identità del consumatore. La nostra vita è una cosa nuova tra digitale  e non digitale. Il mondo è cambiato e non abbiamo ancora capito che per valorizzare quest’eccezionale cultura di prodotto serve anche una cultura di comunicazione».

Toschi (Università di Firenze): «Ci siamo scoperti digitali»

Luca Toschi, docente di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi all’Università di Firenze, ha posto l’accento sulla «cultura digitale in attesa di avere una spinta, ci siamo scoperti digitali. Il digitale lo respiriamo tutti ormai e non ha senso distinguerci tra nativi digitali e non. Quello che non si è capito è la necessità di una cultura di impresa diversa che il Covid avrebbe sollecitato. Io credo – ha aggiunto – che dobbiamo smettere di pensare al Covid come all’evento che ci ha costretti a digitalizzarci, perché noi abbiamo un’idea informatica della digitalizzazione che non produce effetti positivi sull’innovazione. Il digitale non è informatico, la rivoluzione digitale è nata da delle esigenze che non avevano niente di digitale. Quest’ultimo nasce infatti come strumento per gestire bisogni collegati ai processi di trasformazione profonda della realtà che i vecchi strumenti non ci permettevano di fare».
Toschi ha sottolineato come quando si parla di comunicazione, si fa riferimento alla costruzione di comunità.  Infatti «oggi il comunicatore partecipa sempre di più all’ideazione e alla progettazione dei prodotti, si tratta di comunicazione dentro il prodotto. La comunicazione quindi è l’elemento essenziale per individuare il prodotto. Per questo motivo le aziende hanno una missione fondamentale che è quella di creare valore e per fare questo ci vuole un modello di comunicazione radicalmente diverso. Non si tratta di rivoluzionare il mondo, ma di cambiare il nostro modo di percepire i problemi e soprattutto di vedere le risorse: intorno a noi abbiamo risorse infinite e la complessità non costituisce un problema; il problema sta nel non capire che la complessità sia una risorsa».

L’esperienza delle banche

A raccontare l’esperienza delle banche Massimo Castellani, responsabile Settore Agroalimentare Area Territoriale Toscana, Monte dei Paschi di Siena: «per assistere efficacemente i futuri investimenti che gli agricoltori e le aziende agroalimentari faranno, è necessario un adeguamento tecnologico che non è più procrastinabile» ha detto. Sulla stessa linea anche Marco Wallner, responsabile Corporate Commercial Synergies Unicredit. Wallner ha posto l’accento sull’ecommerce: infatti, proprio con la pandemia si è capito quanto quest’ultimo sia strategico. La quota di mercato del vino sul totale degli alcolici passa dal 14% al 40%. Questo dimostra che il vino è particolarmente adatto alle vendite online. Quindi l’e-commerce e uno strumento che si può sviluppare.

Montana (Allumeuse Communication): «Il nostro lavoro è aiutare i marchi con strategie di contenuto e che siano vere»

Di comunicazione post Covid e evoluzione del marketing digitale ha parlato Alessandra Montana, managing director e founder di Allumeuse Communication, spiegando che la pandemia ha agito sulle persone anche a livello emotivo, modificando il modo di comunicare e i messaggi che ci arrivano dall’esterno. «Quindi non si comunica più per ottenere visibilità, ma si comunica per stringere delle relazioni» ha detto Montana sottolinenando che sono i brand che devono guidare la ripartenza, costruendo un rapporto di fiducia con i consumatori. Inoltre è necessario anticipare le tendenze e i problemi futuri per sviluppare strategie comunicative coerenti con i valori dal brand. «La promozione dei marchi – ha sottolineato – non è più legata alle campagne di pubblicità, ma oggi più che mai, il nostro lavoro è aiutare i marchi con strategie di contenuto e che siano vere, aggiungendo valore alle relazioni». Non si può pensare che dopo la pandemia il target delle persone sarà lo stesso di prima. Pertanto bisogna capire come sono cambiate le abitudini e gli atteggiamenti, verificando così se sono emerse nuove tensioni sociali. «Quindi riscopriamo la nostra audience e adattiamo la nostra strategia di comunicazione per non smarrire il nostro target» ha precisato Montana. D’altronde è stato già notato, sin dall’anno scorso, come il linguaggio sia cambiato, perché i momenti storici come quello che abbiamo appena attraversato, trasformano il linguaggio e l’immaginario collettivo, per questo si deve fare molta attenzione non solo al tono di voce, ma anche all’utilizzo delle immagini. «Tutti questi aspetti ci portano a parlare di una nuova Brand Exsperience: le aziende devono trovare strategie per fare fronte a questa evoluzione mantenendo sempre il focus sull’esperienza del cliente. La comunicazione diventa, dunque, human centric: bisogna lanciare i nostri messaggi concentrandoci sull’uomo, puntando sulla sostenibilità e la personalizzazione, elementi fondamentali per il posizionamento del brand. I clienti attribuiscono massima priorità alle relazioni di fiducia, per questo bisogna lavorare su una comunicazione emotiva e di valore e sviluppare strumenti e canali digitali innovativi per poter evolvere l’approccio comunicativo».

Castellucci (Prodotto Vino Confagricoltura): «Con l’innovazione tecnologica anche le aziende più piccole hanno avuto la possibilità di uscire dal loro territorio»

A concludere i lavori Federico Castellucci, presidente federazione nazionale di Prodotto Vino Confagricoltura, facendo emergere l’importanza di avvalersi delle capacità dei professionisti della comunicazione per elaborare una sorta di strategia comunicativa personalizzata, per far risaltare la personalità e la storia di ogni azienda. «Con l’innovazione tecnologica anche le aziende più piccole hanno avuto la possibilità di uscire dal loro territorio e di farsi conoscere in tutto il mondo, cosa che prima non era possibile» ha detto. E sotto questo aspetto il Covid ha dato una grossa mano velocizzando il processo di digitalizzazione.

 

 

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