Veneto, 2021 da dimenticare per frutta e olio. Bene vino e agriturismi

VENEZIA – Annata da dimenticare per l’ortofrutta e per l’olio, buona per la viticoltura e gli agriturismi. È il bilancio del 2021 per l’agricoltura veneta, che paga lo scotto delle gelate primaverili e delle violente grandinate estive.

Ma a preoccupare, anche in previsione del 2022, sono gli aumenti generalizzati dei prezzi delle materie prime e dell’energia, che non danno tregua.

“I rincari dell’energia e del gas hanno raggiunto quote pazzesche – sottolinea il presidente di Confagricoltura Veneto, Lodovico Giustiniani -, causando una reazione a catena, con  un incremento abnorme dei prezzi dei mangimi e dei concimi, che ha messo in crisi i produttori di latte, formaggi e carne, ma anche degli imballaggi, del riscaldamento delle serre, dell’essiccazione dei foraggi, delle macchine agricole e dei pezzi di ricambio. Perciò la priorità di Confagricoltura, anche nel 2022, sarà la salvaguardia dei redditi delle aziende agricole. L’accordo sulla nuova Pac, la Politica agricola comune, non ci fa dormire sonni tranquilli. Per il quinquennio 2023-2027 è prevista una svolta green sociale e ambientale che, però, non è supportata dall’aumento delle risorse in agricoltura, che invece verranno ridotte del 15%. Siamo i primi a sostenere pratiche sostenibili e compatibili con la tutela della biodiversità, ma occorre che le politiche riguardanti l’agricoltura garantiscano stabilità di mercato e giusta remunerazione di tutte le fasi della filiera”.

Entrando nel dettaglio dell’andamento dei settori, a sorridere ancora una volta è il vitivinicolo, che riprende quota dopo un 2020 segnato dalla pandemia. “La qualità è stata molto buona – sottolinea il presidente -, così come la produzione, con un export che ha ripreso a marciare superando nettamente i valori pre Covid di due anni fa e prezzi di mercato soddisfacenti. Il Prosecco ha fatto la parte del leone, con la doc che superato 500 milioni di bottiglie e il Conegliano Valdobbiadene a quota 100 milioni. Ottime performance anche per le altre punte di diamante regionali, dalla doc delle Venezie al Valpolicella”. Annata in ripresa per gli agriturismi, a partire dalla primavera, anche se ora le restrizioni causano nuovi rallentamenti soprattutto sul fronte della ristorazione e delle feste, e bene anche i seminativi e i cereali, che hanno segnato robusti rialzi dei prezzi.

Note dolenti sugli altri fronti, a partire da quello olivicolo. “L’annata olearia 2021-2022 ha avuto una produzione sostanzialmente azzerata – annota Leonardo Granata, presidente degli olivicoltori di Confagricoltura Veneto -. Le gelate dei primi giorni di aprile hanno provocato una fioritura ritardata, alla quale si sono aggiunte le grandinate estive, che hanno ulteriormente compromesso la produzione. I mutamenti del clima, che stanno pesantemente condizionando l’agricoltura, sono senz’altro tra i responsabili di queste annate disastrose, cui concorrono le nuove fitopatie dell’olivo”.

Anche per l’ortofrutta a incidere pesantemente sono stati gli eventi meteo avversi: “Archiviamo l’ennesima annata difficile – rimarca Francesca Aldegheri, presidente del settore frutticolo -. Intere colture sono state decimate da grandine e tempeste. Le gelate hanno quasi azzerato la produzione di albicocche, susine, pere e kiwi, riducendo drasticamente quella delle pesche e delle ciliegie. Le piante sopravvissute al gelo hanno riportato danni ai fiori, pregiudicando la pezzatura dei frutti. Per difenderci dagli insetti abbiamo sostenuto maggiori spese, a fronte di prezzi sempre più bassi pagati ai produttori”.

Il settore lattiero caseario vive ancora una profonda crisi nonostante l’accordo dello scorso novembre, che ha riconosciuto agli allevatori un premio emergenza stalle pari a 3 centesimi al litro, oltre a un ulteriore centesimo dall’industria di trasformazione o dalle cooperative nel caso in cui non si raggiungesse la soglia massimi di 41 centesimi al litro. I costi di produzione, aumentati vertiginosamente tra mais, soia, foraggi ed energia, hanno portato molte stalle a un punto di non ritorno a causa della mancanza di redditività e dei debiti sostenuti per tenere in piedi l’attività.

Ma il 2021 sarà da dimenticare soprattutto per il settore avicolo, colpito da una terribile epidemia aviaria che, secondo l’ultimo aggiornamento del 24 dicembre (dati dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie), conta 272 allevamenti colpiti e 13 milioni di volatili eliminati tra polli, tacchini, galline ovaiole, quaglie, anatre e fagiani.

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