Vino. Un italiano su due consuma bio. Cresce l’e-commerce. I dati dell’indagine Nomisma-Wine Monitor

VERONA – Una consumer base e un interesse da parte dei consumatori per il vino bio che continua ad aumentare sia in Italia sia all’estero, superfici vitate bio in crescita così come le vendite in GDO. È quanto emerge da VINO BIO: TREND & SFIDE, evento promosso a Vinitaly da FederBio e AssoBio e curato da Nomisma-Wine Monitor che ha evidenziato il posizionamento e le prospettive di sviluppo del vino bio made in Italy in Italia e all’estero. Il tutto attraverso la realizzazione di un’indagine ad hoc che ha coinvolto 800 consumatori italiani di vino e una ricognizione dei dati sui mercati internazionali grazie al contributo informativo della piattaforma www.ita.bio curata da Nomisma per ICE Agenzia e FederBio.

La sostenibilità, secondo l’indagine di Nomisma, rappresenta un fattore chiave nelle scelte di acquisto in ambito food & beverage dei consumatori italiani: accanto alla ricerca di italianità delle materie prime e dei prodotti (requisito molto importante per il 43% dei responsabili degli acquisti di prodotti alimentari), la sostenibilità si conferma infatti un elemento imprescindibile tra i valori che supportano gli acquisti (29%) con specifico riferimento alla presenza del marchio bio (27%).

In questo contesto l’interesse per il biologico va oltre il food: prosegue infatti la crescita della consumer base anche per il vino. L’indagine Nomisma-Wine Monitor realizzata per FederBio e AssoBio ha evidenziato come gli italiani che hanno avuto almeno un’occasione di consumo di vino biologico nell’ultimo anno è oggi pari al 51%. La percentuale è in continua crescita (nel 2015 era pari al 17%), grazie al forte apprezzamento da parte del consumatore, che riconosce al vino bio valori più elevati rispetto ai vini convenzionali.

Si pensi in primis al metodo produttivo maggiormente rispettoso dell’ambiente rispetto a quanto accade per il vino convenzionale: aspetto riconosciuto sia dal 72% degli user che dal 58% dei non user; a questo fattore si aggiungono le maggiori garanzie di sicurezza percepite grazie ai controlli previsti dal disciplinare (60% tra gli user), a cui si aggiunge un alto riconoscimento di qualità che non solo arriva dall’esperienza diretta dei consumatori (49%) ma che è percepito anche tra chi non ha avuto esperienze di consumo.

Per tutti questi motivi, ben l’86% dei wine user bio è disposto a riconoscere un differenziale di presso per un vino bio. I canali preferiti per l’acquisto di vino bio rimangono iper e supermercati (46%), seguiti dalle enoteche (19%), dagli acquisti diretti dal produttore/in cantina (15%) e dai negozi alimentari specializzati in prodotti biologici (10%); la quota di consumatori che acquista vino bio soprattutto online raggiunge l’8%.

“Le opportunità di crescita per il vino biologico sul mercato italiano sono molto alte: non solo la consumer base è destinata ad aumentare negli anni a venire, ma l’interesse è collegato anche alla qualità che questi vini sono in grado di esprimere” – dichiara SILVIA ZUCCONI – Responsabile Market Intelligence di Nomisma. “L’interesse del consumatore è chiaro: il 32% degli attuali wine user bio sarebbe intenzionato ad accrescere il consumo attuale se l’assortimento venisse ampliato (gamma più profonda, grandi marchi che introducono referenze a marchio bio oppure presenza nei negozi di scaffali dedicati ai soli prodotti bio). La richiesta di avere informazioni aggiuntive sul vino bio, indicata dal 54% dei non user – è indice di alto interesse nei confronti de vino bio”. Un ulteriore fattore che emerge come potenziale stimolo al primo acquisto di vino bio è la possibilità di effettuare assaggi in negozio, indicato dal 14% degli attuali non users.

Infine, un elemento che risulta trasversale sia tra gli user che tra coloro che non bevono vino bio è la necessità di avere maggiori informazioni per valutare valori e caratteristiche distintive dei vini a marchio biologici: tra gli user di vino bio, ben 1 su 3 lamenta di non avere informazioni sufficienti, quota che sale al 54% tra coloro che non hanno mai consumato vino bio.

Tale successo trova naturalmente riscontro anche nel carrello della spesa. In Italia nel 2021 le vendite di vino biologico nel canale off-trade (Iper+Super+Lsp+Discount) hanno raggiunto i 46,5 milioni di euro mettendo a segno un +3,7% rispetto al 2020, un dato sostanzialmente in linea con le tendenze che hanno interessato il vino convenzionale.

Emergono tendenze differenti fra le diverse tipologie. Secondo i dati NielsenIQ, a trainare le vendite di vino bio in Italia sono infatti i vini fermi&frizzanti, che, con 40,1 milioni di euro nel 2021, pesano per l’86% sul totale vino bio venduto nel canale retail: +4,5% rispetto al 2020, un trend decisamente migliore rispetto a quello che ha interessato nello stesso periodo i vini fermi&frizzanti non a marchio bio (-0,2%). Degno di nota è poi l’e-commerce: nonostante l’online rappresenti appena il 2% del canale off-trade e le vendite abbiano decelerato rispetto al boom del 2020, gli acquisti online continuano a crescere a doppia cifra (+13,4% rispetto al 2020) e ad orientarsi su prodotti di fascia di prezzo superiore. Il differenziale rispetto al vino bio venduto negli scaffali di iper e supermercati è difatti del 10%.

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