Peste suina a Roma. Confeuro: inadeguata la risposta delle istituzioni. Necessari provvedimenti immediati

ROMA – Il primo caso di peste suina africana rilevato a Roma desta preoccupazione per il possibile contagio di altri esemplari, ma deve spingere anche a riflettere sulla risposta finora inadeguata delle istituzioni al problema della fauna selvatica che ha invaso le grandi città e le campagne, dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro.

Una popolazione sempre più numerosa di cinghiali ha preso fissa dimora nei pressi dei centri abitati, con tutti i problemi di sicurezza, igiene e decoro che ne conseguono.

Anche le campagne soffrono di un sovraffollamento di ungulati selvatici, che procurano danni alle coltivazioni e alterano il naturale equilibrio dell’ecosistema – continua Tiso. A questo problema va ora ad aggiungersi quello della peste suina, che non si trasmette all’uomo, ma potrebbe mettere in pericolo i maiali da allevamento che costituiscono una parte importante della nostra produzione alimentare apprezzata in tutto il mondo.

Il primo caso riscontrato a Roma fa pensare che il problema non sia più limitato a Liguria e Piemonte e impone provvedimenti immediati per il contenimento e la messa in sicurezza dei suini da allevamento. La norcineria italiana vanta un fatturato di circa 20 miliardi l’anno. Un patrimonio che dà lavoro a centomila persone e che va tutelato prendendo tutte le misure necessarie senza ulteriori esitazioni.

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