Filiera cerealicola. Dal Nord quasi il 30% della produzione vendibile italiana. Confai Bergamo: rivedere la Pac

BERGAMO – Nei giorni scorsi Confai Bergamo ha manifestato il proprio apprezzamento per la presa di posizione della Regione Lombardia sulla necessità di sostenere e rilanciare la filiera cerealicola, che a sua volta costituisce un fondamentale supporto per la tenuta delle produzioni animali. “La nostra associazione condivide l’obiettivo di procedere ad una revisione dell’impianto iniziale del Piano strategico nazionale previsto per l’implementazione della nuova politica agricola comune 2023-2027. Consideriamo essenziale rafforzare ogni meccanismo che possa dare impulso alla filiera dei seminativi per rafforzare le possibilità di approvvigionamento generale, oltre che per garantire solide basi all’industria agroalimentare di qualità”: così si è espresso il presidente di Confai Bergamo e Confai Lombardia, Leonardo Bolis, che ha inoltre enfatizzato il ruolo del contoterzismo agrario quale elemento chiave per garantire uno svolgimento efficiente del complesso delle operazioni colturali.
In Bergamasca il settore delle produzioni vegetali offre un contributo pari al 27,4% della produzione lorda vendibile del settore primario. “Si tratta di un dato rilevante, soprattutto considerando le difficoltà con cui si confrontano da anni le nostre aziende, alle prese con un andamento climatico sempre più imprevedibile e sfavorevole, cui vanno aggiunte alcune significative carenze strutturali legate al reticolo idrografico provinciale – sottolinea il segretario provinciale di Confai Bergamo, Enzo Cattaneo -. Nonostante tali criticità, la filiera realizza un fatturato lordo stimato in circa 156 milioni di euro, lavorando una superficie agricola utile di oltre 35.000 ettari”.

Al fine di dare un concreto impulso alle produzioni vegetali, non solo in ambito lombardo, Confai considera essenziale che il nuovo Piano strategico della Pac preveda una più ampia partecipazione delle imprese agromeccaniche al riparto delle risorse comunitarie per l’innovazione in agricoltura. “La richiesta è già stata ripetutamente avanzata in sede nazionale da Cai Agromec – ricorda Cattaneo -. Si tratta di un’istanza che ricopre ormai carattere di massima urgenza al fine di ridare slancio ad una filiera che, a sua volta, è essenziale anche per la sussistenza del comparto zootecnico e per l’approvvigionamento degli impianti agroenergetici”.

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