Xylella e ricerca. Italia Olivicola: Scienza unica via, ma bisogna sostenerla

BARI – “Per vincere contro la Xylella l’unica strada è sostenere la scienza, senza se e senza ma, noi di Italia Olivicola lo abbiamo sempre sostenuto”.

E’ questo il commento di Gennaro Sicolo, presidente di Italia Olivicola, a margine dell’evento di stamattina al Politecnico di Bari per il centenario del Cnr, Consiglio Nazionale delle Ricerche.

“Il Cnr, lo stesso Politecnico di Bari e l’Università del Salento stanno continuando le ricerche, sono stati fatti passi in avanti, ma il lavoro dei ricercatori va sostenuto concretamente, ed è quanto ci aspettiamo dal Governo. Abbiamo lottato duramente negli anni scorsi per ottenere i 300 milioni che finanziano il Piano di Rigenerazione Olivicola contro la Xylella, quei fondi dopo anni stanno arrivando ma lo fanno troppo a rilento, e questa pachidermica lentezza determinata dalla burocrazia sta sfiancando gli olivicoltori e i frantoiani delle zone colpite dal batterio. Occorre una svolta sui tempi e sui modi”.

“Ricerca, abbattimenti e reimpianti – assieme alle buone prassi preventive per il contenimento della diffusione – sono la strada maestra, ma se le risorse arrivano troppo a rilento la lotta contro la cosiddetta sputacchina diventa una lotta contro i mulini a vento”.

Italia Olivicola, ancora una volta, è tornata a chiedere che il Piano sia sbloccato attraverso la nomina governativa di un Commissario Straordinario per la lotta contro la Xylella con immediatezza di poteri. Gli ostacoli di una macchina burocratica lenta e macchinosa, a 10 anni dall’inizio della diffusione del batterio e dei suoi effetti devastanti sul territorio, rischiano di azzerare completamente la filiera olivicola nel Salento e nelle altre zone colpite. A rischio, con l’ulteriore avanzata del batterio, è tutta la Puglia. “Il potenziale produttivo della filiera olivicola salentina e delle zone colpite dal batterio ha subito un vero e proprio crollo, con danni enormi anche dal punto di vista del paesaggio. I reimpianti sono ancora pochi, ma dimostrano di poter funzionare, per questo è un delitto ritardare ancora e non dare modo, agli olivicoltori determinati a non abbandonare questa coltura, di poter ricostruire quanto è andato distrutto con le dissecazioni, gli incendi e tutto quanto il resto”, ha aggiunto Sicolo.

“Senza olivi capaci di rimettere in piedi la produzione non c’è redditività, senza redditività le aziende agricole e i frantoi chiudono, si perdono migliaia di posti di lavoro e il territorio va incontro a una desertificazione che è al contempo naturale e umana”.

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