Frangitura dell’olio: foglie o non foglie, questo è il dilemma. ‘Meglio di no’, secondo l’esperto Giampiero Cresti

SIENA – Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un articolo sul tema del fogliame al momento della frangitura. Un argomento molto sentito e che mette di fronte più scuole di pensiero.

Dopo il parere dell’esperto Marco Antonucci, abbiamo chiesto a Giampiero Cresti, ex direttore Olivicoltori Toscani Associati, capo panel, grande esperto e conoscitore del settore a livello internazionale, un suo intervento sulla questione.

“E’ noto che le foglie contengono numerose molecole interessanti in campo nutraceutico, a questo proposito sono state svolte molteplici attività di ricerca per la loro estrazione e l’utilizzo in tale campo. L’olio è un’altra cosa: un alimento da considerare positivo dal punto di vista nutrizionale e nutraceutico ma che, in un concetto “moderno” di alimento, deve rispondere anche ad aspettative edonistiche.

In sintesi se desidero un integratore alimentare lo acquisterò in farmacia, se desidero un buon olio sceglierò fra le tante eccellenze, diverse, proposte dal mercato. Le migliori caratteristiche di un olio si ottengono da olive sane, al giusto grado di maturazione, lavate e pulite da foglie e rametti e lavorate con cura. Qualora le olive non fossero nelle condizioni ottimali un po’ di foglie possono servire a “mascherare” i problemi soprattutto fino a che l’olio è di recente produzione”. Questo il pensiero definito di Giampiero Cresti.

Insomma una nuova visione tecnica da tener presente nel momento della frangitura.

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