PADOVA – Il caldo anomalo che continua anche in ottobre sta causando la proliferazione di insetti nocivi, in primis di cimice asiatica, che continua a riprodursi. Assenti inoltre, da settimane, le piogge, con il risultato che i terreni sono duri e secchi e, se questa situazione non dovesse cambiare, non sarebbe possibile procedere alle semine dei cereali vernino-autunnali, in calendario tra una ventina di giorni.
“Il caldo di queste settimane, di cui non ho ricordi a memoria di agricoltore, sta causando un’invasione di cimice asiatica senza precedenti in autunno – sottolinea Michele Barbetta, presidente di Confagricoltura Padova -. Quest’estate sembravamo essere stati graziati dall’insetto, perché si era visto poco, ma abbiamo cantato vittoria troppo presto perché ora lo vediamo ovunque: dai frutteti agli allevamenti, dai fienili ai sottotetti. Temiamo che, con quest’aumento delle temperature che si sta verificando da alcuni anni, ci troveremo a convivere sempre di più con queste specie aliene, che causano danni gravissimi alle colture. Chiediamo alle istituzioni di tenere alta l’attenzione e alla Regione Veneto di continuare con il lancio delle vespe samurai, che, sulla carta, potrebbero rappresentare la forma di difesa più efficace contro le specie aliene. Bisogna, inoltre, che gli agricoltori siano messi in condizione di difendersi con i mezzi oggi disponibili sul mercato, altrimenti potremmo assistere all’invasione non solo delle cimici, ma anche delle cavallette, delle mosche dell’ulivo e di altri insetti che possono depauperare il nostro patrimonio agricolo ed essere pericolose per l’uomo”.
Il caldo preoccupa anche i coltivatori di cereali, in quanto a fine ottobre partirà la campagna autunno-vernina con la semina del grano duro e tenero, dell’orzo e della colza. E non si sorride neppure sul fronte delle orticole, in quanto ortaggi come il radicchio e i cavoli necessitano sia di temperature fresche, sia di acqua. “Già nell’autunno 2022 abbiamo avuto un autunno caldo che ha ritardato le semine, ma quest’anno la situazione è ancora più delicata – dice Barbetta -. Bisogna scendere a temperature almeno sotto i 15 gradi perché ci sia una semina più idonea a coltivazioni e produzioni adeguate. Il caldo, infatti, accelera il processo di germinazione e di crescita, con il rischio di arrivare in anticipo a piante troppo sviluppate nelle dimensioni, senza che a questo corrisponda un irrobustimento dell’apparato radicale”.
A preoccupare i cerealicoltori è anche il crollo dei prezzi, tornati al valore di quattro anni fa. Il grano tenero, ad esempio, è sceso sotto i 250 euro a tonnellata., quando un anno fa veleggiava sui 370. E pure il grano duro ha lasciato sul terreno oltre cento euro a tonnellata. “Il problema è che sul fronte dei costi abbiamo assistito ad un incremento molto importante tra gasolio, concimi, sementi ed energia – ricorda il presidente -, che non sta assolutamente rientrando. E questo mette in crisi la tenuta dei bilanci delle nostre aziende”.