Clima. Caldo e siccità: siamo tutti sulla stessa barca. Anbi: i rischi ci sono, ma evitare allarmismi

ROMA – Impotenti stiamo andando incontro al rischio di un disastro annunciato: l’estate esageratamente prolungata è la potenziale tolda di un Titanic climatico dalle imprevedibili conseguenze.

E’ un forte richiamo alla realtà la lettura dei dati messi in fila nel settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, che fotografa un Paese dal futuro ambientale pericolosamente incerto.

Il 2023 si sta rivelando l’ennesimo anno dei record fin dal Capodanno, che è stato il più caldo di sempre in diversi Paesi europei, dove si sono registrate temperature superiori anche di 20 gradi al consueto. Nel complesso, in Europa, quest’anno è stato il terzo Gennaio più caldo della storia, seguito da un Febbraio con temperature mediamente superiori di 1,22° alla norma. A livello globale, quello 2023 è stato il secondo Marzo più caldo della storia, Aprile il quarto, Maggio, il secondo. Con l’estate si sono infranti tutti i record con Luglio ad essere il mese più caldo in assoluto di sempre davanti ad un Agosto con temperature marine record. Globalmente, da Gennaio a Settembre, la temperatura è stata di 1,40° superiore alla media dell’era preindustriale (fonti: National Oceanic and Atomospheric Association e Copernicus Climate Change Service).

Ottobre si sta presentando ovunque in Italia come un mese ancora da bagni marini in acque tra i 23 ed i 25 gradi, mentre per trovare lo zero termico bisogna salire fino a 4.100 metri, superando il precedente record del 2022. In città le temperature non distano dai 30 gradi e, nel Sud del Piemonte, si sono toccati 35.3° ad Acqui Terme, mentre da oltre due settimane, la temperatura media a Torino (22,5°), è di oltre 5 gradi superiore a quella consueta del periodo.

In Europa la condizione climatica ottobrina è simile: in Francia, sui Pirenei, si è toccato il record di 35,8°; nel sud della Spagna si arriva ancora a 38°; a Londra le temperature massime sono abbondantemente superiori alla media.

E’ perfino superfluo affermare che in questo contesto anche la pioggia latita e che molti terreni sono inariditi e poco fertili, difficili da lavorare ed inadeguati ad accogliere le semine autunnali (per esempio, il grano). A pagarne le conseguenze sono le stesse piante, che subiscono lo stress di un clima anomalo, che mette a dura prova il loro ciclo naturale, spingendole ad innescare strategie naturali di difesa, che spesso ne rallentano la maturazione oltre a sottoporle maggiormente al rischio di subire l’attacco di insetti, parassiti od altri organismi alloctoni, che si adattano meglio a queste condizioni.

Ribadisce Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI): “La domanda da porsi è sempre la stessa: cosa succederà, quando le correnti d’aria fredda dal Nord si scontreranno con il persistente caldo africano sull’area mediterranea? Il pericolo è una tropicalizzazione del clima con accentuazione di eventi estremi, cui il territorio italiano e le sue comunità sono impreparati. Necessitano urgenti campagne informative alla popolazione per ridurre i rischi da comportamenti incauti in caso di violenti eventi naturali e, al più presto, un piano nazionale di efficientamento della rete idraulica e di infrastrutturazione del territorio.”

In questa fase climaticamente interlocutoria, quanto anomala, la condizione idrica dell’Italia vede i grandi laghi del Nord contenere  una quantità d’acqua maggiore rispetto alla media del periodo: il Maggiore è al 94,7% di riempimento; il Lario al 50%; il Benaco al 63,6%; il Sebino al 52,1%.

In Valle d’Aosta si segnala una leggera decrescita per le portate della Dora Baltea e del torrente Lys.

Situazione analoga si registra in Piemonte dove i fiumi, ad eccezione della Varaita, tornano sugli scarsi livelli degli anni recenti: il Tanaro è a circa il 21% della portata media di ottobre, la Bormida ha un portata di 1 metro cubo al secondo, la Scrivia è a mc/s 1,8 (fonte: ARPA Piemonte).

Cala anche la potata del fiume Adda (da mc/s 212 a mc/s 166) in Lombardia, dove le riserve idriche continuano però ad essere superiori alla media (+22%), segnando addirittura +160% rispetto ad un anno fa (fonte: ARPA Lombardia).

In  Veneto, solo la portata del fiume Piave è stabile, mentre decrescenti sono quelle di Adige, Livenza, Brenta e Bacchiglione.

In Emilia Romagna, Ottobre è stato finora avaro di piogge e questo è motivo di grande preoccupazione soprattutto per i territori occidentali dove, con un bilancio idroclimatico in forte deficit, calano i livelli dei fiumi Taro e Trebbia, cui manca addirittura l’84% della portata normale (!); a complicare la situazione ci sono temperature anomale, che a Piacenza hanno sfiorato i 33 gradi.

In questo quadro il fiume Po, esauritosi l’effetto delle cospicue piogge di fine Settembre, torna a decrescere velocemente: la portata d’acqua in alcune stazioni, come Pontelagoscuro, si attesta sulla metà della media del periodo.

In Liguria scendono i livelli dei fiumi Entella e Vara, cresce la Magra e l’Argentina è stabile.

In Toscana, tutti i corsi d’acqua monitorati sono ampiamente sotto media: spicca il Serchio, la cui portata è deficitaria di oltre l’80% sulla media dell’ultimo quindicennio, scendendo addirittura sotto al limite del Deflusso Minimo Vitale! (fonte: Servizio Idrologico e Geologico Regione Toscana) 

Sono stabili i livelli dei corsi d’acqua nelle Marche, mentre le riserve stoccate dalle dighe, pur subendo le conseguenze di temperature anomale, risultano ancora ampiamente superiori agli anni scorsi.

In Umbria, un Settembre piuttosto secco (mediamente una quarantina di millimetri di pioggia sulla regione) e la finora assenza di precipitazioni ottobrine non permettono di riprendersi  al lago Trasimeno, il cui livello si abbassa settimana dopo settimana ed è ben 27 centimetri sotto la soglia critica, fissata a -cm. 120; tra i fiumi cresce la Nera, mentre stabile è il Chiascio (fonte: Centro Funzionale Protezione Civile Regione Umbria) .

Nel Lazio, il fiume Tevere segna nel tratto romano un’ulteriore e vistosa battuta d’arresto (quasi -mc/s 10  rispetto alla settimana scorsa), ampliando ulteriormente il gap con la portata storica; decrescita più contenuta per l’Aniene (anch’essa deficitario rispetto alla media), così come per Liri e Sacco in Ciociaria, mentre buona è la condizione della Fiora (fonte: Agenzia Regionale Protezione Civile Lazio). E’ crisi profonda, invece, per i laghi di Bracciano e Nemi: il primo, perdendo ulteriori 4 centimetri, si avvicina al livello critico del 2022 (fonte: Bracciano Smart Lake), mentre il livello del secondo è ora più basso di ben 17 centimetri rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Anche in Abruzzo si sta facendo sentire la siccità di questo autunno meteorologico, caratterizzato da alte temperature e poche precipitazioni: in Settembre,  a Capestrano si sono superati i 36 gradi, mentre le piogge sono state scarse su tutta la regione con deficit, che vanno dal -31,36% nella provincia dell’Aquila al -55,75% nel pescarese con la punta di -74,8% a San Salvo, nel teatino (fonte: Regione Abruzzo).

In Campania si segnala una leggera crescita per i fiumi Volturno, Sele e Garigliano.

Il caldo e le necessità idriche dei territori condizionano le disponibilità d’acqua negli invasi di Basilicata (calati in una settimana di oltre 11 milioni di metri cubi) e di Puglia (quasi 6 milioni di metri cubi in meno nei bacini della Capitanata).

Analoga, ma più critica situazione si registra in Calabria dove, nel crotonese, dove la diga Sant’Anna ha registrato una riduzione di oltre 3 milioni di metri cubi nei volumi stoccati.

In Sardegna, infine, a Settembre gli invasi hanno fornito 134 milioni di metri cubi d’acqua al territorio; complessivamente ne resta ancora a disposizione circa 1 miliardo, vale a dire una quantità inferiore alla media degli scorsi 13 anni (fonte: Autorità di bacino regionale Sardegna).

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