La gestione delle acque nel Delta del Po Emilia-Romagna. Un convegno per fare il punto

FERRARA –  La gestione delle acque, la lotta al cuneo salino e la sinergia dei tra consorzi e istituzioni per la crescita dei territori. Questi i temi al centro del convegno “L’acqua che scorre” che si è tenuto ieri, lunedì 18 marzo, alla Manifattura dei Marinati di Comacchio. L’evento è stato organizzato dal Consorzio dal Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara in collaborazione con Anbi, Parco del Delta del Po Emilia-Romagna, Autorità di Bacino del Fiume Po e Comune di Comacchio.

Ad aprire i lavori, dopo i saluti istituzionali, il presidente del Consorzio Stefano Calderoni, che ha sottolineato: “Come Consorzio di Bonifica di Ferrara siamo riusciti a ottimizzare le risorse del Pnrr per rendere più efficienti le nostre infrastrutture, ottimizzare la gestione dell’acqua e migliorare la sicurezza idraulica. Questo è stato possibile grazie al sostegno di ANBI, al grande lavoro di squadra del “capitale umano” del Consorzio e alla collaborazione con enti e istituzioni sul territorio. In questo contesto i consorzi devono avere una visione per il futuro e fare una programmazione che deve tenere conto della fragilità del territorio, del cuneo salino e dei cambiamenti climatici. Credo che il nostro ente abbia dimostrato di saper affrontare le sfide climatiche e ambientali e che gli enti pubblici possono lavorare insieme con grande efficacia per il bene comune.”

A seguire, Alberto Balboni, presidente commissione Affari Istituzionali del Senato ha ribadito il ruolo chiave dei Consorzi nella gestione della risorsa irrigua: “Nessuno avrebbe immaginato che nella Pianura Padana l’acqua che non mai mancata in passato, sarebbe diventata una risorsa da gestire e amministrare con cura. Proprio pochi giorni fa ci è passata accanto una piena del Po che non siamo riusciti a trattenere e che è sfociata nel mare, diventando un problema per la nostra costa, per i detriti e le plastiche che porta con sé. In questo contesto il ruolo dei consorzi è essenziale per mantenere l’equilibrio del territorio e garantire la risorsa idrica e per questo con loro devono schierarsi tutti, dalle amministrazioni locali fino al Governo, perché la Pianura Padana da luogo più fertile non solo in Italia ma in Europa, rischia a desertificazione con gravi danni per le aziende agricole e per tutto il tessuto economico”.

Per la Regione Emilia-Romagna è intervenuta Irene Priolo, assessore all’Ambiente, Difesa del suolo e della costa, Protezione civile Regione Emilia-Romagna: “Negli ultimi anni abbiamo attraversato momenti difficili, dalla siccità del 2022 all’alluvione del 2023 ed è sempre più difficile mantenere gli equilibri e conservare gli ecosistemi tra montagna e valle. Per farlo occorre gestire i fiumi e le acque e i Consorzi lo stanno facendo con grande competenza, anche investendo negli gli invasi e migliorando le infrastrutture e le reti grazie ai fondi del PNRR. Stiamo tutti facendo uno sforzo enorme, frutto di un impegno condiviso che continuerà anche in futuro per ricostruire e preservare i nostri territori”.

Dopo i saluti istituzionali Alessandro Bratti, Segretario Generale Autorità Distrettuale Fiume Po con ha analizzato la biodiversità del Delta del Po: “Quella attraversata dal fiume Po è un’area di transizione climatica, quindi molto critica dal punto di vista dei mutamenti del clima che incidono anche sulla biodiversità. La scomparsa di specie vegetali e animali è un grave problema perché si tratta di un patrimonio naturale che produce dei servizi ecosistemici che portano ricchezza. Pe preservare la biodiversità abbiamo un piano integrato a quello delle acque e abbiamo attinto, inoltre, ai fondi del PNRR per effettuare una serie di interventi di rinaturazione del Fiume Po, soprattutto per recuperare quei tratti che sono stati molto sfruttati riportandoli all’”origine”, anche per preservare la sicurezza del territorio.”

A seguire gli interventi tecnici con Giuseppe Castaldelli, docente di Ecologia e Biologia dell’Università di Ferrara che ha fatto il punto sulla qualità delle acque e la fitodepurazione dai nitrati, grazie al biofilm delle piante fluviali capace di catturare l’azoto e quindi di purificare le acque. E poi Micol Mastrocicco, docente di Idrogeologia Ambientale, Università della Campania che ha fatto il punto sulla salinità delle falde dovuta sia alla struttura stessa del territorio – che ha una paleosalinità intrappolata nell’acquifero – che ai cambiamenti climatici, in particolare l’aumento delle temperature. La docente ha spiegato la necessità di “ricaricare” le falde di acqua dolce, che deve arrivare da bacini o canali disperdenti, per tenere basso il livello di salinità. Ha concluso questa prima fase dei lavori Giancarlo Gusmaroli, esperto di governance locale e contratti di fiume che ha approfondimento il tema dell’acqua come risorsa di crescita dal punto di vista della valorizzazione del territorio, anche dal punto di vista turistico.

Nella seconda parte del convegno, sono intervenuti Mauro Monti, direttore generale del Consorzio Pianura di Ferrara, che ha fatto il punto sugli interventi del Consorzio in fase di realizzazione e in partenza, realizzati grazie ai fondi del Pnrr. Attilio Toscano del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con un intervento su “Pnrr per le infrastrutture d’acqua; Francesca Coniglio, dirigente DISR, Infrastrutture irrigue e gestione dell’acqua a fini irrigui del ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare che parlerà di “Pnrr per l’agricoltura e il futuro”.

In conclusione, spazio a due importanti interventi dell’ANBI, che riunisce i consorzi di tutta Italia e svolge un ruolo essenziale per la sinergia degli interventi, a partire da quello di Massimo Gargano, direttore nazionale ANBI, che ha detto: “L’Italia è uno dei paesi più esposti alla crisi climatica, rispetto alla quale si devono trovare soluzioni continue e di prospettiva. I fondi del PNRR sono stati essenziali per l’ammodernamento ed efficientamento delle infrastrutture, ora però dobbiamo una visione di prospettiva più ampia che salvaguardi biodiversità e ambiente, ma anche la qualità della vita, delle imprese e dell’occupazione.

Serve, dunque, modello di sviluppo possibile, lontano dal modello precedente che prevedeva cementificazione e sfruttamento eccessivo delle risorse, e che metta al centro il territorio e la qualità nell’intraprendere, in una visione di lungo periodo. In questo contesto si inserisce sicuramente il Piano Bacini, uno strumento importante che deve essere sostenuto dal punto di vista economico e poi ci sono le elezioni europee dove dovrebbe la politica dovrebbe portare una grande idea comune di un Paese, un modello di sviluppo comune basato sui territori, dove siano coniugate necessità ambientali e produttive”.
Ha concluso il convegno Francesco Vicenzi, presidente nazionale di ANBI che ha detto: “Siamo enti che contribuiscono alla crescita dei territori che contribuiscono a mantenere l’equilibrio tra suolo, acqua dolce e salata, ormai diventato molto difficile da conservare, soprattutto alla luce degli eventi climatici degli ultimi anni.

Lo dimostra il fatto che abbiamo avuto paura di rimanere senza acqua, uno dei passaggi più importanti anche dal punto di vista culturale perché l’acqua non va data mai per scontata e non è solo un problema dell’agricoltura, ma di tutta la comunità perché ha un valore agricolo, ambientale e sociale. Per questo Abbiamo sicuramente bisogno di uno sforzo congiunto anche a livello europeo perché il cambiamento climatico deve essere affrontato con una visione comune, non solo dal punto di vista dell’emergenza. Per questo servono opere pubbliche che dobbiamo progettare e programmare e che vanno sostenute con risorse importanti che devono arrivare in tempi brevi e non possono sostenere i Consorzi. Abbiamo iniziato con il PNRR ma la sfida è davvero appena iniziata, perché si stratta di piani di medio o lungo periodo per la crescita del nostro Paese”.

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