VENEZIA – La Regione Veneto rafforza la propria strategia contro la proliferazione del granchio blu, specie aliena invasiva che sta mettendo a dura prova gli ecosistemi lagunari e le attività della pesca locale. È stato infatti approvato un nuovo progetto pilota da 1,5 milioni di euro, che punta a incentivare le catture e ad individuare nuove filiere di valorizzazione per gli esemplari non destinabili al consumo alimentare.
Il piano – sviluppato in collaborazione con Veneto Agricoltura e Università di Padova, e finanziato con fondi PN FEAMPA 2021–2027 – si affianca al progetto già attivo di mappatura della specie, condotto insieme ad ARPAV, Università Ca’ Foscari e con il sostegno della Fondazione Cariparo. L’investimento complessivo per le due iniziative, tra fondi pubblici, europei e privati, supera i 3 milioni di euro.
“Solo sviluppando nuove filiere alternative possiamo offrire una prospettiva concreta alla pesca costiera e contenere l’impatto del granchio blu. Parliamo di un settore strategico, che rappresenta la nostra identità, la nostra cultura e una parte significativa dell’economia regionale”, ha dichiarato l’assessore alla Pesca Cristiano Corazzari.
Incentivi ai pescatori e valorizzazione del prodotto non commestibile
Il progetto – del valore complessivo di 1.574.700 euro– prevede una durata di 18 mesi (fino a dicembre 2026) e si concentrerà nelle lagune del Delta del Po, di Venezia e di Caorle, dove si svolgerà una campagna pilota di catture.
Saranno coinvolte attivamente le imprese della piccola pesca costiera, che riceveranno:
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un contributo per il noleggio di imbarcazioni con equipaggio;
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il finanziamento di attrezzature di prelievo selettivo, come le nasse;
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un compenso economico di 1 euro per ogni kg di granchio blu conferito e non idoneo all’alimentazione.
Nuove filiere per la sostenibilità
Nel 2024 sono state commercializzate 714 tonnellate di granchio blu destinato al consumo alimentare, ma ben 1.180 tonnellate di prodotto non commestibile (femmine e giovani esemplari) sono rimaste escluse dai canali di vendita.
Ed è proprio su questa quota che si concentreranno le sperimentazioni, alla ricerca di sbocchi alternativi sostenibili, tra cui:
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produzione di mangimi per animali;
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fertilizzanti naturali;
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bioenergia;
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estrazione di composti bioattivi come la chitina;
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valorizzazione della componente carbonacea.
I dati raccolti nella fase di campionamento saranno analizzati scientificamente e successivamente condivisi con i principali stakeholder istituzionali: il Commissario straordinario all’emergenza granchio blu, il MASAF e il Ministero dell’Ambiente.