PACHINO (SIRACUSA) – Dopo l’acqua, il carbone e, in futuro, anche la messa a terra degli studi per utilizzare gli scarti del pomodoro.
Il consorzio di Pachino investe sulla sostenibilità certificata – primo consorzio Igp ad ottenere la “Goccia Verde” e avvio del percorso per la Carbon footprint -, anche per conquistare nuovi consumatori sui mercati esteri ma, nello stesso tempo, invoca a gran voce il principio della reciprocità nelle importazioni in Europa dei pomodori che arrivano dal Marocco, Tunisia e Africa del Nord.
“La concorrenza fa bene, ma non quella sleale”, avverte il presidente Sebastiano Fortunato. Dal suo punto di vista “non si tratta solo del costo del lavoro che in quei paesi è molto, molto più basso che in Italia ma anche delle rigide norme in materia di sicurezza alimentare che sono sancite anche nei nostri disciplinari” spiega Sebastiano Fortunato, presidente del Consorzio. E aggiunge: “Confidiamo molto, moltissimo, nel lavoro delle istituzioni”.
Un percorso lungo e complesso e che la guerra dei dazi rischia di rendere più tortuoso. Intanto, però, il Consorzio va avanti nella sua strategia che punta “a realizzare una filiera certificata verso la sostenibilità dal seme al confezionamento”.
Il primo passo è arrivato con il via libera dell’Anbi alla certificazione Goccia Verde: “Siamo stati il primo consorzio Igp ad ottenerla e continueremo ad investire per mantenerla”. La certificazione, infatti, prevede il controllo e il soddisfacimento di 54 indicatori verificabili e misurabili. L’osservanza delle procedure prescritte può portare ad un risparmio idrico quantificabile, a seconda della situazione di partenza, tra il 10 e il 30%.
Il secondo passo punta alla misurazione del carbon footprint.
Ancora il presidente: “Da un rapporto dell’Enea emerge che Pachino è il comune più assolato d’Europa e l’esposizione prolungata delle piante ai raggi del sole consente la produzione in serre fredde. S i tratta, poi, di impianti caratterizzati da un basso impatto energetico e conseguentemente da una forte riduzione di CO2 la cui quantificazione e misurazione nelle fasi selezionate del ciclo di vita dello stesso ci potranno portare al raggiungimento della certificazione”.
Lo step successivo sarà di determinare, attraverso casi applicativi che il Consorzio – il dossier è seguito dall’agronomo Sebastiano Barone – analizzerà in collaborazione con l’università di Messina, un “approccio metodologico modulare della Carbon footprint a favore di varie tipologie di consorziati”.
Il fotovoltaico è la principale fonte rinnovabile mentre per il packaging viene utilizzata plastica riciclata. Più difficile, invece, intervenire su logistica e trasporti perché i pomodori di Pachino continuano a viaggiare soprattutto su gomma. Intanto, però, sul tavolo del consorzio è arrivato il dossier dell’economia circolare: “Stiamo studiando come lavorare sugli scarti del pomodoro, estrazione del licopene da utilizzare nel settore farmaceutico come integratori e ci auguriamo – conclude il presidente – di poter avviare presto dei progetti in questo senso”.