Olivicoltura super-intensiva, Cresti (IGP Toscano): Così rischiamo di snaturare il nostro olio

Cresti

SIENA – “Il super-intensivo non è la strada giusta. Non possiamo sacrificare la nostra identità sull’altare della quantità”.

Ad affermarlo è Giampiero Cresti, esperto di olivicoltura e vicepresidente del Consorzio dell’olio IGP Toscano

In un momento in cui la richiesta di olio IGP Toscano è in crescita e il settore si interroga su come aumentare la produzione senza compromettere la qualità.

“Bisogna distinguere tra intensivo e super-intensivo – spiega Cresti -. Nel primo caso si parla di 400–600 piante per ettaro, una densità che, se gestita con criterio, può portare risultati positivi, soprattutto se sostituiamo impianti vecchi e poco produttivi. Ma il super-intensivo è un altro discorso: migliaia di piante per ettaro, varietà ridotte all’osso, uso massiccio di acqua e aumento delle problematiche fitosanitarie”.

Secondo Cresti, la vera forza del territorio toscano è nella sua biodiversità: “Abbiamo circa 80 varietà autoctone. Quelle adatte al super-intensivo? Forse tre. Significa perdere 70 varietà, e con esse un patrimonio genetico, culturale e ambientale. Non è solo una questione di sapore, ma di identità. Se rinunciamo a questo, il nostro olio perde ciò che lo rende unico nel mondo”.

A preoccupare non è solo l’omologazione varietale, ma anche l’impatto ambientale: Un impianto super-intensivo può richiedere fino a 3mila metri cubi di acqua per ettaro all’anno. In un contesto climatico sempre più critico, è una direzione che dobbiamo evitare.

Nonostante le difficoltà produttive e i costi elevati dell’olivicoltura toscana, Cresti è ottimista sul fronte del mercato: “La domanda non manca. Spesso supera l’offerta. Il vero problema è riuscire a farci pagare il giusto. Produrre in Toscana ha un costo, ma quel valore va comunicato e difeso”.

Proprio per questo, il Consorzio sta investendo su campagne di comunicazione mirate. Stiamo lavorando su due fronti. “Il primo è il Progetto Gusto, realizzato con altre eccellenze regionali come Pecorino Toscano DOP, Prosciutto Toscano DOP e Finocchiona IGP. È un modo per raccontare l’identità toscana attraverso le sue filiere più rappresentative.

Il secondo progetto, invece, è nostro: è andato in onda su La7 e ha trovato spazio sulla stampa specializzata. L’obiettivo è rafforzare la riconoscibilità del marchio e aumentarne il valore percepito”.

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Infine, uno sguardo alla stagione olivicola in corso. Le prospettive, secondo Cresti, sono positive, anche se è presto per sbilanciarsi: “La mignolatura è buona, e il clima finora ci sta aiutando: temperature miti, buona ventilazione — e l’olivo è una pianta anemofila, quindi il vento è fondamentale. Se non arrivano piogge abbondanti nel momento sbagliato, potremmo avere una buona campagna”.

“Come sempre, la Toscana è un mosaico variegato: Tra costa e interno ci sono fino a 15 giorni di differenza nello sviluppo delle piante. In Maremma, ad esempio, la fioritura è già iniziata e promette bene. Ma per tirare le somme, bisognerà aspettare l’allegagione”.

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