Redditività agricola: assicurare un ettaro di pero in Europa costa 500-700euro, in Italia circa 4.000

CARPI (MODENA) – Dall’assemblea di Confagricoltura Modena arriva il monito degli agricoltori: assicurare un ettaro di pero in Europa costa dai 500 ai 700 euro (con erogazione dei rimborsi nello stesso anno dell’evento calamitoso), in Italia invece circa 4.000 euro. Fulcro attorno a cui ruota la crisi di redditività agricola che riduce drasticamente la possibilità di rilancio non solo del comparto frutticolo.

«In più – ribadisce il presidente di Confagricoltura Modena, Francesco Schiavi, prendendo la parola di fronte agli oltre trecento imprenditori in sala – in molti paesi europei si siglano polizze sul reddito, qui no. Occorre un sistema di gestione del rischio e tutela delle produzioni che funzioni. Rivedere il sistema Agricat, ma anche riesaminare la legge 102 contro le calamità: l’importante è agire in fretta. Bisogna rifinanziare il futuro dell’agricoltura sostenendo gli investimenti nella ricerca, per arrivare a piante resilienti al cambiamento climatico e alle malattie, per immettere sul mercato nuovi prodotti fitosanitari».

Ragiona sui numeri del settore pere Roberto Garuti, presidente della sezione cooperazione agricola di Confagricoltura Modena e vicepresidente di Fruit Modena group: “Dal 2000 la produzione di pere in Emilia-Romagna è passata da 10 milioni a 1,7 milioni di quintali, per il 70% raccolte nelle province di Modena e Ferrara. Vero è che esportiamo in 60 paesi, ma rischiamo di perdere la leadership di mercato – poi elencando i principali ostacoli emersi – patogeni come cimice asiatica, alternaria, eventi meteo improvvisi, gelate primaverili e alluvioni alternati a lunghi periodi siccitosi, con variazioni repentine della temperatura”.

Dalla frutta al vino, il filo conduttore è sempre lo stesso. “La difesa fitosanitaria della vite è complessa vista la riduzione dei fitofarmaci ammissibili, ci dobbiamo abituare a un calo produttivo fisiologico dovuto alla flavescenza dorata e altre fitopatie, aggravato dagli effetti del cambiamento climatico – aggiunge Renzo Pelliciari, presidente provinciale dei viticoltori, che parlando di uno dei vini più esportati al mondo sottolinea – il Lambrusco sta pagando pesantemente l’incognita dei dazi, l’export verso gli USA è sceso del 10-20% rispetto al primo semestre 2024”.

Lucia Cavazzuti, allevatrice e presidente della sezione zootecnica di Confagricoltura Modena, orienta il proprio messaggio alla politica, a tutti i livelli, invitando “a far valere di più la voce degli allevatori nella definizione di nuove norme in special modo quelle europee, in materia di benessere animale e mitigazione delle emissioni in atmosfera nonché riduzione dell’impatto ambientale”. Chiede “un impianto legislativo certo e stabile nel tempo”. Mette le mani avanti sul pericolo zoonosi, in particolare la prevenzione contro l’afta epizootica, per evitare di ritrovarsi catapultati in uno scenario incontrollabile.

Così il presidente nazionale di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti: “Serve una nuova PAC, forte, che semplifichi la burocrazia, tuteli il reddito degli agricoltori e potenzi il terzo pilastro per compensare i danni da clima. Solo così si può favorire l’accesso dei giovani al settore e aumentare la produttività agricola europea a vantaggio dell’economia dell’Unione e della sicurezza alimentare del Pianeta. Non è più tempo di parlare di strumenti, la cassetta degli attrezzi è collaudata, è il momento di stanziare un budget adeguato che elevi la food security al pari della salvaguardia dei confini e dell’indipendenza energetica dell’Europa. Ci aspettiamo azioni concrete e immediate. Confagricoltura continuerà nella direzione che la contraddistingue da sempre: verso un’agricoltura che coniuga libertà di impresa, innovazione, sostenibilità e dignità del lavoro”.

Ai lavori ha preso parte anche il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio: “L’agricoltura è un settore strategico per il futuro perché garantisce l’autonomia e la qualità alimentare e favorisce la protezione dell’ambiente. Purtroppo però l’Unione Europea finora ha sostenuto una insensata contrapposizione tra transizione green e attività agricole, penalizzando queste ultime. Adesso chiediamo a Bruxelles di mantenere una PAC autonoma dalle altre fonti di finanziamento, di aiutare agricoltori e allevatori a migliorare la sostenibilità delle loro imprese, di concludere rapidamente il processo di autorizzazione delle Tecniche di Evoluzione Assistita. Così possiamo difendere e promuovere le eccellenze agroalimentari di cui l’Italia è ricca, a partire proprio dalla provincia di Modena, e contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Contemporaneamente, dobbiamo chiamare le nostre imprese ad evolversi e fare squadra, sfruttando le opportunità della digitalizzazione per penetrare in nuovi mercati e favorendo la collaborazione con i settori turistico ed enogastronomico, per far conoscere maggiormente il territorio e i suoi prodotti”.

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