Dermatite nodulare contagiosa nei bovini: forte preoccupazione per il comparto zootecnico

VENEZIA – Forte preoccupazione tra gli allevatori veneti per l’epidemia di Dermatite nodulare contagiosa (Lumpy Skin Disease – Lsd), malattia virale dei bovini causata da insetti come mosche, zecche e zanzare che può portare gli animali alla morte.

Dalla Sardegna, dove il virus è partito, portando all’abbattimento di oltre 300 capi, la Lsd si è spostata nel Nord Italia, colpendo un allevamento di bovini da carne a Porto Mantovano, in provincia di Mantova. Dato lo stato di allerta, il ministero della Salute ha definito zone di protezione e di sorveglianza, in cui ricadono quattro province venete: Verona, Padova, Vicenza e Rovigo.

Nelle zone di protezione, che comprendono un raggio di 20 chilometri da un focolaio, e nelle zone di sorveglianza, fino a 50 chilometri, sono state imposte restrizioni sulla movimentazione del bestiame. La provincia di Verona è interessata sia dalla zona di protezione che di sorveglianza, mentre parte delle province di Vicenza, Padova e Rovigo rientrano nelle zone di sorveglianza.

“La situazione determinata dall’epizoozia di dermatite sta diventando allarmante, specialmente nella zona ovest della Bassa Padovana – afferma Michele Barbetta, presidente di Confagricoltura Padova, territorio che vede una grande concentrazione di allevamenti bovini  –. Le limitazioni già in atto per la movimentazione dei bovini stanno mettendo in ginocchio diverse aziende zootecniche, che si trovano nell’impossibilità di immettere animali in stalla. Se la situazione non migliorerà a breve, rischiamo il blocco completo delle attività di allevamento bovino nella zona”.

“Siamo molto preoccupati per questa nuova epizoozia che ci sta colpendo – sottolinea Alberto De Togni, presidente di Confagricoltura Verona -. Ci siamo già mossi, interessando i servizi veterinari, per cercare di avere una normativa che all’interno delle zone soggette a restrizioni, quali la Bassa Veronese, che permetta un’attività di emergenza, come lo spostamento dei bovini e la raccolta dei capi che dovessero morire, anche per altre motivazioni.  Stiamo monitorando il fenomeno, insieme alla Regione Veneto, che in questo momento sta dando una mano agli allevamenti del Veronese e delle altre zone venete colpite dal provvedimento ministeriale”.

Il timore è che gli allevatori si vedano costretti a destinare tutto il latte alla pastorizzazione, con gravi difficoltà logistiche e commerciali. “Il comparto lattiero-caseario sta vivendo giorni di grande tensione – spiega Giancarlo Zanon, rappresentante del settore lattiero caseario di Confagricoltura Veneto –. Le restrizioni alla movimentazione del latte crudo e la necessità di destinare la produzione solo ad impianti in grado di garantire pastorizzazione o lunga stagionatura stanno riducendo la capacità produttiva delle nostre aziende”.

Il rischio maggiore è per i prodotti freschi a latte crudo: “Se la zona di protezione dovesse estendersi ad altre zone del Veneto, molti caseifici non riuscirebbero più a ritirare il latte, con ricadute pesanti su tutta la filiera. I prossimi giorni saranno cruciali: l’arrivo dei vaccini e l’avvio della campagna di immunizzazione di massa nelle zone di protezione e sorveglianza, se condotti con rapidità e capillarità, potranno spezzare la catena di trasmissione proprio mentre l’estate, favorevole agli insetti vettori, entra nel vivo”.

Confagricoltura Veneto rinnova l’appello al Ministero della Salute e alle istituzioni regionali affinché vengano messe in campo tutte le misure necessarie per contenere la diffusione della malattia e per supportare le aziende colpite. “È fondamentale proteggere il nostro comparto zootecnico, strategico per l’economia e l’occupazione del territorio”, conclude Barbetta.

Ad oggi sono nove i focolai confermati in Sardegna, con 600 allevamenti sottoposti a esame clinico. La Regione ha presentato un piano che prevede la vaccinazione di tutti i bovini presenti sull’isola, vale a dire circa 300.000 capi. Per quanto riguarda la Lombardia, massima allerta dopo la scoperta del focolaio a Porto Mantovano, il 25 giugno. Alla luce del caso positivo, sono state attivate tutte le misure previste dalla normativa, dal sequestro e blocco dell’allevamento all’istituzione delle zone di restrizione.

La dermatite nodulare colpisce i bovini ma non l’uomo, né direttamente, né attraverso il consumo di carne o latte. La trasmissione del virus avviene attraverso insetti vettori come mosche, zanzare e zecche, ma può avvenire anche con il contatto diretto tra animali infetti e sani.

 

 

 

 

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