Vendemmia 2025, ad Asti si prevede un’ottima annata. Preoccupazioni però legate a scorte elevate, calo dei consumi e dazi Usa

ROMA – Qualità e quantità eccellenti: sono queste le prospettive per la vendemmia 2025 in provincia di Asti, ormai quasi alle porte.

Per questa annata si prevede un inizio anticipato con rese promettenti, soprattutto per le uve da spumante come Pinot e Chardonnay, che daranno il via alla raccolta. Le operazioni dovrebbero poi estendersi ad altre varietà, come il Moscato, a fine agosto, e proseguire a settembre e ottobre con altre uve a bacca

bianca e nera. Le uve si presentano in buono stato sanitario, con un’alta concentrazione di zuccheri e aromi, grazie al clima favorevole.

“Se non subentreranno eventi meteorologici avversi nelle prossime settimane, l’annata sarà di quelle da incorniciare”, hanno affermato i tecnici della Confagricoltura di Asti.

Le nubi, tuttavia, non mancano e riguardano la situazione di mercato, assai più preoccupante: il settore vitivinicolo piemontese (e nazionale) si trova infatti in difficoltà a causa di scorte elevate, calo dei consumi e incertezze legate ai dazi americani.

Il Consorzio dell’Asti docg ha infatti deliberato un taglio delle rese proprio ieri sera durante una vivace assemblea a Santo Stefano Belbo ed anche il Consorzio del Barbera sta seguendo un iter di approvazione delle rese per questa campagna volto alla riduzione. Decisioni che mirano a contenere l’emergenza legata all’aumento delle giacenze. “Sono segnali importanti – afferma Enrico Masenga, coordinatore del settore tecnico di Asti Agricoltura – perché danno effetti immediati e dimostrano la consapevolezza crescente nel territorio. Ma devono essere seguiti da misure più profonde, condivise e strutturali. Tra queste la vendemmia verde, come strumento per riequilibrare la produzione, ma anche una riflessione seria sulle autorizzazioni d’impianto”.

A livello nazionale, Confagricoltura segnala una contrazione generalizzata dei consumi, aggravata dai protezionismi nei mercati asiatici e dalla disinformazione relativa alle norme del codice della strada, che a differenza di quanto si sente dire non hanno cambiato i limiti relativi ai consumi di alcol.

Per rilanciare la domanda, Confagricoltura punta su una promozione rinnovata che valorizzi la cultura del “bere bene”, soprattutto nei Paesi terzi.

“Il rilancio della domanda è per noi una priorità e passa attraverso un’importante attività comunicazione efficace capace di contrastare una narrazione sempre più diffusa che tende a sminuire la cultura del ‘bere bene’. Una cultura che, al contrario, rappresenta valori profondi legati al territorio, alla tradizione e alla convivialità”, afferma Gabriele Baldi, presidente di Asti Agricoltura.

“Purtroppo, il vino viene sempre più spesso assimilato indiscriminatamente ai rischi dell’abuso di alcol, allontanandosi così dai modelli di consumo consapevole, soprattutto tra le nuove generazioni. Su questo l’Italia ha ancora molto da raccontare e da insegnare”, dichiara il direttore della Confagricoltura di Asti Mariagrazia Baravalle.

In attesa del “Pacchetto Vino” UE, la Confagricoltura di Asti chiede misure urgenti al Governo e alle istituzioni locali. “Non possiamo più navigare a vista, servono risorse e coraggio per difendere un settore simbolo dell’agricoltura italiana”.

Informazione pubblicitaria