FIRENZE – Come se non bastasse il green deal europeo, le restrizioni ambientaliste previste da Bruxelles, gli agricoltori toscani potrebbero trovarsi a fare i conti con una nuova minaccia ecologista. Ma stavolta la minaccia viene dall’interno.
Undici anni fa, nel 2014, l’incubo “legge Marson”, dal nome dell’allora assessore toscano all’urbanistica, Anna Marson. Era la legge regionale toscana n. 65/2014, un testo normativo nato per disciplinare l’urbanistica e il governo del territorio nella regione Toscana.
Limitazioni all’impresa agricola, una visione bucolica che rischiava di ingessare lo sviluppo dell’agricoltura toscana, in primis il mondo del vino, con i vigneti sotto accusa rei di rovinare il paesaggio toscano. Ma anche il fare impresa nel settore florovivaistico. L’agricoltura accusata di inquinare e di prevalere sul paesaggio. Dall’estate 2014 prese il via una battaglia sui giornali con associazioni agricole e mondo del vino in prima linea, dibattiti in Consiglio regionale, fino ad una ragionevole marcia indietro del governatore toscano Enrico Rossi.
Oggi l’incubo ritorna con l’accordo siglato dal Pd Toscano con il Movimento 5 Stelle (e la stretta di mano Giani-Paola Taverna), in vista di un Giani bis, per le Regionali del 12 e 13 ottobre.
Un contratto redatto dal Movimento 5 Stelle e condiviso da Giani e dal Pd toscano, in cui il “recupero e rivalutazione della legge Marson” è addirittura protagonista di un intero capitolo. Un salto indietro preoccupante per l’agricoltura toscana, perché se, come viene presentata, la Toscana tornerà a quella visione ecologista-populista, per gli agricoltori toscani saranno anni ancor più difficili. Si prospettano “no” e “divieti” anziché politiche di sviluppo ed investimenti.
Proprio quando il settore, anche in Toscana, avrebbe bisogno di essere ammodernato, sburocratizzato, di puntare su innovazione e ricerca per aumentare la produttività, la competitività, per contrastare i cambiamenti climatici, la carenza idrica (basti pensare che solo il 9% dell’agricoltura toscana è regolarmente irrigato), per contrastare le fitopatie, per valorizzare biodiversità ed essere competitivo sui mercati interni ed internazionali, alle prese con dazi e eventi globali, le emergenze ungulati. Senza ricordare il depotenziamento della Pac (come per il resto dell’agricoltura italiana) a cominciare da minori risorse al settore nei prossimi anni. Una visione che – stando almeno alle premesse – tarperebbe le ali ad investimenti di chi vede l’agricoltura come un’impresa e non come un hobby bucolico.
Anche perché, fin dai tempi del Buon Governo in campagna di Ambrogio Lorenzetti, l’agricoltura è l’alleata principale del paesaggio, non certo un nemico.
Una visione molto distante, quella della legge Marson, rispetto a quanto prospettato dal Giani 1, che ha visto Stefania Saccardi (Italia Viva) assessore all’agricoltura.
COSA DICE IL CONTRATTO M5S
Recupero e rivalutazione della legge per l’urbanistica e la tutela dell’ambiente e del paesaggio (l.r. 65/2014 o “legge Marson”): ripristinare e aggiornare le norme per il governo del territorio al fine di garantire lo sviluppo sostenibile delle attività rispetto alle trasformazioni territoriali, evitando nuovo consumo di suolo e salvaguardando il patrimonio territoriale inteso come “bene comune”.
Le modifiche apportate finora alle legge hanno comportato in molti casi un indebolimento dei dispositivi originari di co-pianificazione fra Comuni e Regione, incidendo negativamente sulle scelte più rilevanti, sulla partecipazione della cittadinanza e sul contrasto alle dinamiche di espropriazione della ricchezza e dei valori collettivi a vantaggio dei singoli investitori. Oggi si tratta di riprendere i principi enunciati negli articoli iniziali della legge, valutare l’efficacia di come sono stati agiti attraverso i diversi dispositivi regolamentari e procedurali, e provare a migliorare complessivamente il governo democratico del territorio, riportando la legge alla sua ratio originale e armonizzandola con la più recente normativa europea.
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