PADOVA – Tagli di oltre il 70% rispetto ai bandi precedenti per alcune misure riguardanti i giovani.
È l’amara sorpresa contenuta nel Pacchetto Giovani della Regione Veneto, incluso nei nuovi bandi del Complemento regionale per lo sviluppo rurale (Csr) 2023-2027 da 100 milioni di euro. La Regione ha avviato l’iter che porterà alla pubblicazione dei bandi entro ottobre, dopo il passaggio in Giunta e l’esame della Terza Commissione. Al Pacchetto Giovani sono stati destinati 36 milioni di euro, una cifra che sulla carta suona bene, ma che nasconde una doccia fredda: massimali di spesa ridotti drasticamente rispetto al passato.
“Non si semina il futuro con mezze misure – tuona Samuele Menesello, presidente dei Giovani Anga (Associazione nazionale giovani agricoltori) di Confagricoltura Padova, che non usa mezzi termini: “Diciamolo chiaro: non si costruisce il ricambio generazionale con l’amo della promessa e la rete dei tagli. Ai giovani è stato chiesto di progettare, investire, rischiare. E ora si abbassa drasticamente il tetto di ciò che è finanziabile”.
I numeri parlano chiaro e fanno male: in alcune misure sembrerebbe che il massimale della spesa ammissibile possa essere ridotto di oltre il 70% rispetto ai bandi precedenti. Un taglio che sa di beffa per chi ha atteso pazientemente, preparando progetti solidi e investendo anni nella costruzione del proprio futuro agricolo.
“È uno schiaffo a chi ha creduto nelle istituzioni”, prosegue Menesello con amarezza. La situazione è particolarmente frustrante per chi ha seguito alla lettera il percorso previsto: raggiungere la dimensione minima aziendale, insediarsi correttamente e programmare l’investimento di sviluppo entro i 24 mesi canonici. “Questo approccio crea disparità tra coetanei e genera una generazione di delusi. Lusingare un giovane e poi deluderlo è il modo più rapido per scoraggiare chi vuole entrare con coraggio in un settore già martoriato da eventi climatici estremi e giochi geopolitici”.
La Regione giustifica l’accelerazione dei tempi con la necessità di rispettare i vincoli di spesa europea entro il 2026. Una motivazione comprensibile, ma che non può diventare un alibi per tagliare le gambe ai sogni dei giovani agricoltori. “Anticipare i tempi non può significare retrocedere sulle ambizioni”, è il grido di battaglia di Menesello.
Il leader dei giovani agricoltori padovani lancia una proposta concreta: “Le risorse finanziarie dovrebbero essere calendarizzate con regole stabili, per permettere una vera programmazione degli investimenti. Se proprio si ritiene necessario cambiare le carte in tavola, almeno si creino finestre temporali transitorie per i progetti già maturi, per non penalizzare chi ha atteso responsabilmente la nuova apertura”.
Il messaggio finale è netto come una falciata: “Non chiedeteci resilienza a senso unico. Dateci regole e risorse all’altezza: i giovani sono pronti a fare la loro parte, ma con strumenti veri e non con annunci che evaporano al momento decisivo. Il futuro dell’agricoltura veneta merita più di promesse che si sciolgono come neve al sole”.
Un grido d’allarme che suona come un ultimatum: o si cambia rotta, o il ricambio generazionale in agricoltura rimarrà solo uno slogan vuoto, mentre i giovani cercheranno fortuna altrove.