Vini Valpolicella: i marchi collettivi passano al Consorzio. Dal 2018 avviate 176 vertenze tra Italia e estero

VERONA – Storico passaggio di testimone per la principale denominazione rossa del Veneto.

Dopo 21 anni la titolarità dei marchi collettivi e di certificazione “Amarone”, “Amarone della Valpolicella”, “Recioto della Valpolicella”, “Valpolicella Ripasso”, “Valpolicella” si trasferisce dalla Camera di Commercio di Verona al Consorzio per la tutela dei vini Valpolicella.

L’accordo di cessione, siglato con atto notarile due giorni fa e ufficializzato oggi nel corso di una conferenza stampa presso la Prefettura di Verona riunisce così la gestione delle denominazioni di origine – istituzionalmente in capo ai Consorzi su autorizzazione ministeriale – e quella dei marchi collettivi e di certificazione, strumenti indispensabili per la registrazione e la tutela sia in Italia che nei mercati internazionali, soprattutto  extra Ue. Trasferiti anche i marchi d’impresa “Vino di Ripasso” e “Ripasso” e il marchio collettivo e di certificazione “Recioto”, quest’ultimo cointestato anche alla Camera di commercio di Vicenza (che ne detiene il 50% assieme alla Camera di Commercio di Verona).

“Dal 2004, su richiesta dell’allora governance del Consorzio, abbiamo sostenuto l’attività di tutela della denominazione provvedendo a registrare i marchi collettivi nelle principali destinazioni dei grandi Rossi della Valpolicella – ha dichiarato il componente di giunta della Camera di Commercio di Verona, Carlo De Paoli -. Una funzione, quella della registrazione dei marchi, che rientrava nelle prerogative camerali, da cui scaturì una alleanza che, in tutti questi anni, ha contribuito a salvaguardare l’identità e l’autenticità dei vini tutelati e promossi dall’ente consortile.

Oggi il contesto è profondamente mutato. A fronte di una crescente esigenza di sorveglianza e difesa, la Camera di Commercio ha convenuto di cedere i marchi collettivi in portafoglio, assicurando così al Consorzio un più ampio e diretto, oltre che strategico, raggio di azione”.

“L’accordo con la Camera di Commercio segna un passaggio decisivo per il Consorzio – ha spiegato il presidente del Consorzio per la tutela dei vini Valpolicella, Christian Marchesini -. La titolarità dei marchi collettivi della nostra denominazione ci consentirà di essere ancora più incisivi sul fronte della tutela. Un’attività determinante e imponente anche nei numeri: dal 2018 ad oggi, infatti, il Consorzio ha destinato oltre 1,2 milioni di euro per osteggiare e impedire la contraffazione, l’utilizzo improprio dei nomi dei nostri vini e l’Italian sounding  sia nel nostro Paese che all’estero, per un complessivo di 176 vertenze, tra cause concluse e in corso. Tra i casi chiusi con successo, quelli nei confronti dei marchi svedesi “Casa Marrone” e “Casa Marrone Appassimento”, nonché “Passorone” e “Ronepasso” che hanno portato nelle casse del Consorzio una somma a titolo transattivo di circa 1 milione di euro, che sarà investita in promozione”.

 

Nelle cause di tutela l’Amarone risulta il vino più soundizzato (20 casi solo nel 2024).  Negli anni le attività congiunte di sorveglianza, condotte mensilmente anche dal Consorzio,  hanno sventato la registrazione e disposto il ritiro dal commercio di molti prodotti su tutti i mercati. In particolare in Cina con le etichette di “A Ma Luo Ni” e “Annamarone”, “Emporio Amarone” in Brasile, “Amaronauta” in Italia, “San Vincenzo dell’Amarone”, “Sumarone”, “La Marone” e “Primarone” in territorio Ue. In Francia non sono sfuggite alla vigilanza le etichette di “Gran Marone” e “Granmarone” e negli Stati Uniti quelle di “Amarina” e “Calpolicella”. Ostacolate e vietate anche le referenze “Valpolicella Riposto” in Norvegia e “Shiraz Metode Ripasso” in Australia.

 

Tra i prossimi step a carico del Consorzio entro fine anno, quello della trascrizione dell’avvenuta cessione dei marchi da parte della Camera di Commercio con conseguente intestazione della titolarità su tutti i mercati attualmente coperti dalla registrazione dell’ente camerale. Dall’Italia all’Unione europea, dal Canada all’Australia, dalla Cina agli Stati Uniti fino al Sudafrica, all’Argentina, al Giappone e alla Nuova Zelanda per 41 Paesi, di cui 27 in Unione europea e 14 extra Ue.

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