ROMA – La sicurezza alimentare non può prescindere da sementi di qualità e dall’innovazione vegetale, strumenti essenziali per affrontare la crescente domanda di cibo di una popolazione mondiale destinata a raggiungere i 10 miliardi di persone entro il 2050.
È questo il messaggio che Assosementi e International Seed Federation (ISF) lanciano in occasione della Prima Esposizione universale “Dal Seme al Cibo”, organizzata dalla FAO dal 10 al 13 ottobre a Roma, nell’ambito delle celebrazioni per l’80º anniversario della sua fondazione.
La manifestazione “Dal Seme al Cibo”, che prevede l’ingresso gratuito al pubblico, sarà una piattaforma che permetterà a centinaia di espositori provenienti da tutto il mondo di accompagnare i visitatori in un percorso coinvolgente alla scoperta delle filiere dell’agricoltura, dell’orticoltura, dell’allevamento, della silvicoltura e della pesca.
“Assosementi è orgogliosa di poter contribuire alle celebrazioni degli 80 anni della FAO e di partecipare a questa importante iniziativa, che punta a evidenziare lo stretto legame che esiste tra sementi e sicurezza alimentare” ha dichiarato Giuseppe Carli, Presidente di Assosementi. “Il seme è il primo anello di tutte le filiere alimentari ed è un elemento imprescindibile per garantire la disponibilità di cibo sufficiente, sano e nutriente. Da un seme di qualità nasce un’agricoltura di qualità, capace di garantire tracciabilità, migliori rese e più elevati valori nutrizionali, con benefici per tutta la società”.
“Rispetto al 1945, anno di nascita della FAO, il settore agroalimentare è cambiato profondamente” ha aggiunto Carli.
“Una parte significativa dei progressi compiuti è legata allo sviluppo dei sistemi sementieri, che hanno consentito di aumentare la produttività senza estendere la superficie coltivata. Secondo uno studio realizzato da HFFA Research, negli ultimi vent’anni l’innovazione vegetale ha permesso in Europa di incrementare i raccolti dell’1,16% all’anno. Senza l’apporto del miglioramento varietale, la produzione delle principali colture oggi sarebbe in media inferiore di oltre il 20%, con gravi ripercussioni sulla sicurezza alimentare globale” ha concluso Carli.