Si chiama Proposition 37 ed ha ricevuto il voto negativo dei cittadini della California. Se fosse passata, la California sarebbe stata il primo Stato americano ad imporre etichette specifiche per i cibi contenenti prodotti geneticamente modificati venduti nei supermercati. Il 53% dei voti sono andati contro la Proposition, il 47% a favore. La campagna per il voto è stata intensa e, secondo il quotidiano anglosassone The Guardian, la Monsanto e altre compagnie di agribusiness hanno speso 45 milioni di dollari per convincere i Californiani a votare contro. Mentre le aziende produttrici di cibo biologico, promotrici della Proposition, ne hanno spesi solo 8. I sostenitori sostengono che i consumatori hanno il‘diritto di sapere’ se vi sono prodotti geneticamente modificati nei cibi che acquistano. L’opposizione, invece, sostiene che le etichette farebbero solo alzare i prezzi dei prodotti.
Contrari – La American Association for the Advancement of Science (Associazione Americana per l’avanzamento della scienza), contraria alla Proposition 37, ha dichiarato “ Questi tentativi di etichettare i cibi GM non sono collegati a prove scientifiche che il cibo GM sia dannoso, anzi la scienza è molto chiara al riguardo: il miglioramento delle colture attraverso tecnologie molecolari di biotecnologia è sicuro”.Grant Lundberg, capo di un’azienda Agricola e sostenitore della campagna ha dichiarato al San Francisco Chronicle “ Comunque la riteniamo una vittoria. Milioni di Californiani hanno sostenuto il diritto di poter scegliere quando si tratta di cibi geneticamente modificati, credono che si abbia il ‘diritto di sapere’”. Circa il 90% del mais e soia coltivato negli Stati Uniti è geneticamente modificato.