Macfrut, Piraccini: Modello ortofrutta da ripensare, serve azione strutturale e non mettere toppe a emergenza. Europa incentivi l’export

CESENA – “La priorità è difendere i produttori”. L’obiettivo della filiera dell’ortofrutta italiana, ma anche europea, lo indica Renzo Piraccini, presidente di Cesena Fiere, dopo aver archiviato un’edizione da record di Macfrut.

Nella sua road map ci sono novità organizzative – la fiera 2026 sarà anticipata ad aprile e l’area healty-gourmet sarà ampliata – ma anche un doppio appello alle Istituzioni. Quelle italiane, perché “serve un grande piano nazionale per la difesa attiva dei raccolti: gestione delle acque, reti antigrandine e antinsetto, lotta ai parassiti”. E, soprattutto, quelle europee: “Va ripensato il modello dell’ortofrutta. Serve un’azione strutturale, non ci si può limitare a mettere toppe per superare situazioni di emergenza che, purtroppo, si stanno moltiplicando”.

Perché il modello europeo deve essere ripensato?

“Perché, quando è stato approvato il regolamento che dà vita all’organizzazione comune del mercato dell’ortofrutta l’Unione europea era un esportatore netto. Il focus dei legislatori era la difesa del mercato: le norme servivano ad evitare che i surplus produttivi mettessero in ginocchio le filiere. Adesso, a parte Italia e Spagna, l’Ue è diventata un importatore netto. Ma anche Roma e Madrid, che pur registrano un avanzo commerciale, devono evidenziare una crescita significativa dell’import. Il focus di sessant’anni fa deve essere ribaltato”.

Ribaltato?

“Serve un nuovo modello che metta la produzione al centro e per questo è necessario affrontare in maniera sistematica le criticità del comparto per elaborare una strategia di rilancio a livello europeo. Lo ripeto: Macfrut ha reso evidente la necessità di superare la logica emergenziale”.

L’applicazione del principio di reciprocità può essere una soluzione?

“Io credo che, per quanto riguarda l’ortofrutta, debba essere ripensata anche la politica europea sulle trattative commerciali per incentivare le esportazioni. Un ripensamento ancora più necessario con la decisione del presidente Usa, Donald Trump, di utilizzare l’arma dei dazi”,

Che cosa non funziona?

“Le faccio un esempio: se la Cina tratta con Bruxelles le condizioni per esportare nell’Ue i propri prodotti ha accesso ai singoli mercati dei 27 paesi ma se l’Italia, la Francia o qualsiasi altro stato membro per mandare i suoi prodotti in Cina deve affrontare una trattativa diretta, e solitaria, con Pechino. E questa regola, evidentemente inefficiente, vale per tutti i paesi extra Ue”.

In questo schema di gioco come si muoverà Macfrut?

“Abbiamo scelto un format, “prima di tutto il business”, che anno dopo anno ha consolidato il ruolo internazionale di questa fiera. Siamo una vetrina internazionale e l’unica che offre la possibilità di avere una visione a 360 gradi di tutta la filiera italiana, dai semi alle tecnologie, dall’irrigazione al packaging. Vogliamo consolidare questa formula e vogliamo farlo restando in Italia e a Rimini ed è anche per questo motivo che abbiamo deciso di anticipare la kermesse ad aprile. L’appuntamento sarà dal 21 al 23 aprile e non ci saranno sovrapposizioni con altre fiere del cibo”.

Quindi non ci sarà un Macfrut Asia o un Macfrut africa?

“No. Rimini è il punto di riferimento di una rete sempre più vasta e il ponte che collega mondi diversi. All’estero organizzeremo appuntamenti iperspecialistici come quello a Bordeaux per produttori di asparagi e piccoli frutti”.

Macfrut si è aperta al mondo dello spettacolo e agli chef. Potenzierete l’area healthy e benessere nel 2026?

“Abbiamo deciso di investire, e continueremo a farlo, nel settore healty per rilanciare i consumi in chiave salutistica sia per la frutta fresca che per il prodotto trasformato. Lo spazio gourmet avrà un peso maggiore perché puntiamo a coinvolgere il mondo horeca”.

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