ROMA – Il presidente dell’UCI (Unione Coltivatori Italiani), Mario Serpillo, ribadendo l’importanza di proteggere i nostri territori più fragili ma ricchi di potenzialità, ha dichiarato: “Le aree interne, purtroppo a rischio di spopolamento, sono tesori preziosi che custodiscono un ricco patrimonio ambientale, culturale, paesaggistico e turistico. La loro salvaguardia è essenziale per il futuro del nostro Paese e per garantire uno sviluppo rurale sostenibile”.
Negli ultimi venti anni, l’Italia ha visto un drastico calo del numero di aziende agricole, con una perdita del 52% a livello nazionale, concentrata principalmente nelle aree interne, dove il 75% delle aziende agricole scomparse erano localizzate. Questo fenomeno è strettamente legato al difficile mantenimento della popolazione nelle zone più isolate, che non riescono a sostenere i modelli agricoli intensivi tradizionali. Tuttavia, i territori interni, purtroppo marginalizzati, sono fondamentali per il nostro equilibrio ecologico e rappresentano una risorsa fondamentale da valorizzare.
L’agricoltura biologica e rigenerativa si pone come un’alternativa vincente per restituire vitalità produttiva e sociale a queste zone. Le pratiche della rotazione colturale, del sovescio e dell’allevamento sostenibile non solo contribuiscono alla rigenerazione degli ecosistemi, ma permettono anche di creare valore economico nelle aree interne, generando nuove opportunità di lavoro e di sviluppo per le comunità locali. “Investire nell’agricoltura biologica e nelle pratiche rigenerative non è solo una scelta ecologica, ma una strategia vincente per la crescita economica delle nostre comunità rurali”, ha sottolineato Serpillo.
Il Complemento regionale veneto per lo sviluppo rurale (Csr) 2023-2027 ha già finanziato 1.385 aziende biologiche nei primi due anni, con un investimento di oltre 52 milioni di euro, superando le performance dell’intero Piano di sviluppo rurale 2014-2022. Tale tendenza dimostra come l’agricoltura biologica stia diventando un pilastro fondamentale per la sostenibilità ambientale e lo sviluppo economico delle aree rurali, inclusi i territori più marginali.
Studi del CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) confermano che le aziende biologiche possono generare valore economico non solo attraverso il “premium price” dei prodotti, ma anche valorizzando servizi ecosistemici come il paesaggio e la biodiversità. Infatti, la multifunzionalità dell’agricoltura biologica, che include attività come agriturismo e fattorie didattiche, contribuisce a creare occupazione locale e a contrastare l’abbandono delle zone rurali.
Inoltre, politiche alimentari che promuovono la produzione agroecologica, il ritorno dei produttori nei mercati locali e la diffusione di cibo biologico nelle mense scolastiche e nella ristorazione collettiva sono strumenti chiave per connettere le aree interne con le città. Le food policy, come quelle adottate in alcune grandi città italiane, favoriscono la transizione verso un sistema alimentare più sostenibile ed equo, mettono l’agricoltore al centro del rapporto con i consumatori e i cittadini e rinforzano la sovranità alimentare del nostro Paese. Connettere le aree interne con i mercati urbani può stimolare la crescita economica, creare occupazione, contrastare il loro spopolamento e al contempo, ridurre gli sprechi alimentari.
“Le aree interne sono il cuore verde dell’Italia – conclude il presidente dell’UCI, Mario Serpillo – e meritano di essere al centro di un nuovo sviluppo sostenibile.”