MANTOVA – Bene il ddl “Coltivaitalia” e i 300 milioni di euro di investimenti strategici a sostegno della sovranità alimentare per rilanciare le filiere produttive e le colture prioritarie, ma è importante che tra queste ultime venga inserito anche il mais.
È il parere di Confagricoltura Mantova che, analizzato il disegno di legge collegato alla Legge di Bilancio presentato dal Ministro Lollobrigida e approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri, torna ad accendere la luce sulla filiera maidicola, in fortissima sofferenza in Italia e nel Mantovano in particolare.
“Il Coltivaitalia parte da buone premesse che sicuramente ci vedono soddisfatti – spiega il presidente di Confagricoltura Mantova, Alberto Cortesi – ma è necessario che, nei passaggi istituzionali successivi, durante i quali ci sarà spazio per fare miglioramenti, trovi il giusto rilievo la produzione di granoturco. Una coltura strategica per il comparto zootecnico e in particolare per le filiere Dop dei formaggi e dei prosciutti, visto che il trinciato di mais di produzione locale è un foraggio indispensabile. Una coltura che, tuttavia, versa in condizioni drammatiche. Negli ultimi vent’anni la produzione è crollata a causa di prezzi troppo bassi riconosciuti agli agricoltori (che, quindi, lavorano in perdita) e dell’enorme dipendenza dell’Italia dall’importazione”.
Oggi, infatti, il nostro Paese è in grado di coltivare soltanto il 46% del fabbisogno nazionale di mais. Nonostante la guerra tra Russia e Ucraina e la battaglia commerciale con gli Usa stiano complicando le importazioni, attualmente i prezzi riconosciuti ai produttori di trinciato sono ancora bassissimi.
“Nonostante negli ultimi 3-4 listini – spiega Pietro Marocchi, socio Confagricoltura e commissario in Borsa Merci a Mantova – ci siano stati rialzi anche importanti (si è passati dai 235-238 €/t di inizio mese ai 260-263 €/t quotati il 31 luglio, ndr), dovuti più che altro alla mancanza di prodotto estero, produrre mais, ad oggi, è attività nella quale, per bene che vada, si può arrivare a pareggio di bilancio. Fare utile è impossibile, servirebbero “bolle” commerciali come quelle nate durante il Covid o all’inizio del conflitto russo-ucraino. Se non cambierà la situazione, le superfici caleranno ancora. Serve intervenire in maniera strutturata, e non solo con contributi”.
Il caso Mantova è emblematico
Proprio a causa della scarsa redditività, la produzione di mais è calata di anno in anno, con un calo di quasi il 10% nel 2024 rispetto all’anno precedente.
“Nei mesi scorsi – conclude Cortesi – abbiamo sollecitato l’Assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia Alessandro Beduschi, che si è reso disponibile a fare da portavoce presso il Ministero della necessità di sostenere il mais. Gli obiettivi sono due: aiutare i cerealicoltori e alleggerire la dipendenza dell’Italia da mais straniero, anche per garantire le produzioni Dop che, da disciplinare, prevedono un quantitativo importante di foraggi di origine locale. Il ddl Coltivaitalia stanzia fondi per le filiere strategiche, tra cui sono citati il frumento, in primis, e genericamente altre coltivazioni. Tra queste è fondamentale includere il mais”. (Nicola Artoni)