PAC, Lollobrigida: No al fondo unico per la politica Ue. Chiederemo revisione di questa posizione

ROMA – “Siamo riusciti a ottenere una riserva di fondi destinata alla politica agricola comune all’interno del fondo unico, questo però non è sufficiente. Se l’attuale proposta” sul futuro bilancio Ue “venisse approvata potrebbe accadere che fondi destinati all’agricoltura siano dirottati ad altri settori, mettendo a rischio il nostro modello produttivo”.

Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, rispondendo al question time alla Camera sulla politica agricola comune.

Il governo Meloni – ha sottolineato il ministro – ha fatto la sua parte risultando nella storia il primo per risorse investite in agricoltura e i dati di crescita del settore certificati da Istat lo testimoniano, attribuendo gran parte dei risultati proprio a queste risorse, oltre ovviamente al lavoro dei nostri eccezionali produttori.

“Grazie anche all’impegno del nostro governo – ha aggiunto il ministro, ringraziando il ministro Foti e il vicepresidente esecutivo della Commissione europea Raffaele Fritto – siamo riusciti a ottenere una riserva di fondi destinata alla banca all’interno del cosiddetto fondo unico, ipotesi inizialmente preclusa. Questo però non è sufficiente.”

“Per questo – ha aggiunto – ancora una volta, lo scorso 22 settembre, nel corso dell’Agrifish, ho ribadito che per l’Italia la scelta più coerente rimane quella di distinguere i fondi, evitando l’istituzione di un fondo unico. Le complesse dinamiche legate ai cambiamenti climatici, la concorrenza globale, le tensioni geopolitiche richiedono oggi più che mai di incrementare, non certo di ridurre, il budget destinato alla politica agricola comune. Non è possibile ridurre gli investimenti a sostegno dell’agricoltura europea, soprattutto a fronte dell’aumento del bilancio europeo.”

“L’attuale proposta riduce invece sensibilmente i fondi certi, lasciando all’autonomia degli Stati la determinazione delle risorse da aggiungere. Significherebbe di fatto rinunciare a gran parte dell’elemento della pianificazione alla base di un quadro pluriennale di investimenti, così come immaginato dai padri fondatori dell’Europa e, in particolare, a Stresa, quando si immaginò la PAC, proprio per garantire una visione strategica di carattere europeo.”

L’approccio della Commissione “significa lasciare agli Stati membri la politica agricola”, riportandola “indietro di 60 anni. Praticamente tutti i governi sono contrari. Chiederemo una revisione di questa posizione”, ha concluso il ministro.

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