Guerra del latte: 3 centesimi in nome della qualità e di un territorio

Sboccia la primavera e nel Mugello sbocciano le preoccupazioni dei produttori di latte bovino di fronte ad una nuova annata agraria che non promette certo rose e fiori quanto invece restrizioni economiche e incertezza sul mercato. Sul futuro degli allevatori incombono diversi punti interrogativi legati alla Centrale del Latte Mukki, su tutti l’incognita della privatizzazione. L’allarme arriva dal presidente di Cooperlatte Stefano Vettori intervenuto oggi tra le pagine del “Corriere Fiorentino” sottolineando che “un privato al di fuori del Mugello farà i suoi conti e andrà a comprare la materia prima dove gli conviene. Può darsi che non abbia interesse alla tipicità della zona, e acquisti latte da fuori: per la zootecnia mugellana sarebbe la chiusura”.

Quei 3 centesimi per la qualità – Già, proprio la tipicità della zona e quella valorizzazione del marchio di qualità toscano è stato da sempre una prerogativa della missione aziendale Mukki tanto che il prezzo di un litro di latte bovino alla stalla per gli allevatori del Mugello era pagato, fino al 31 marzo, circa 0,45 euro. Tra questi, due centesimi di euro erano per il premio “alta qualità” che permetteva di confezionare il latte Mugello. Un prezzo di circa 3 centesimi di euro superiore a quello pagato, ad esempio, ai produttori lombardi. Ecco da dove sorgono le preoccupazioni degli allevatori del Mugello. Quale alta qualità potrebbe pagare un nuovo proprietario extratoscano? Quale interesse potrebbe mai avere a valorizzare la tipicità toscana? Cosa lo spingerebbe a comprare il latte ad un prezzo maggiorato rispetto a quello della Lombardia? E proprio in questi giorni sono aperte le trattative per il prezzo del latte bovino anche in Lombardia e in Piemonte.

Le decisioni dei soci, le elezioni e la Finanziaria – “Anche per questo motivo – ha spigeato Franco Bonifazi, direttore della Centrale del Latte Mukki – non ci resta che attendere prima di avviare le trattative con i produttori. Il nostro interesse è chiaramente quello di tutelare gli allevatori del Mugello così come abbiamo sempre fatto ma non posso negare che, se i soci decideranno la vendita delle quote ad un privato, questo processo di continuità potrebbe venire meno. Incertezza – conclude Bonifazi – è la parola che regna in questo momento. Possiamo solo stare alla finestra e attendere le decisioni dei soci di maggioranza, decisioni sulle quali influiranno anche l’esito delle elezioni politiche e la Finanziaria 2008 sul capitolo partecipate pubbliche”.

La Mukki in cifre – Di primavera, dunque, non si può certo parlare per uno dei settori trainanti di questo angolo verde di Toscana che rischia di essere messo a repentaglio da mancanza di certezze all’orizzonte. Tranne una: 75 milioni di litri di latte raccolti per la maggior parte in 120 stalle toscane e per la metà di queste in Mugello, con una quota di mercato regionale pari al 53% grazie a 10mila punti vendita, rappresenta un buon biglietto da visita per il possibile acquirente di Mukki, anche fuori dalla Toscana. Una perplessità rimane: come si può pensare alla Mukki come un marchio non più strategico anche per le amministrazioni pubbliche considerata la produttività e l’indotto?

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